Lo sciopero a Hollywood è un’opportunità per il cinema italiano

Nei prossimi mesi usciranno pochi film americani, e quelli italiani – particolarmente ambiziosi – possono approfittarne

Pierfrancesco Favino al festival di Venezia il 30 agosto 2023. (Andreas Rentz/Getty Images)
Pierfrancesco Favino al festival di Venezia il 30 agosto 2023. (Andreas Rentz/Getty Images)
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Quest’autunno ci saranno pochi grandi film americani in uscita, per via dello sciopero degli sceneggiatori e degli attori di Hollywood. Contemporaneamente, per coincidenza, usciranno alcuni film italiani con budget alti e buone aspettative di incasso, che potrebbero quindi rappresentare un’occasione di guadagni importante per il cinema italiano. E nel primo grande evento internazionale dell’industria del cinema che si svolge da quando sono cominciati gli scioperi, il festival di Venezia, ci sono ben sei film italiani in concorso, il record per gli ultimi 25 anni, cioè da quando la Mostra è entrata nella sua fase moderna.

Da circa 120 giorni gli sceneggiatori iscritti al principale sindacato americano (WGA) sono in sciopero e da circa 50 lo sono anche attori e attrici iscritti al corrispettivo sindacato (SAG-AFTRA). Il rinnovo dei rispettivi contratti collettivi è fermo perché i sindacati e l’associazione che rappresenta i grandi studi di produzione (AMPTP) non trovano un accordo su temi cruciali come il calcolo dei diritti d’autore o l’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione. Una riduzione nel numero di film e serie distribuiti è tra gli effetti di questa agitazione che verranno sentiti a lungo, almeno fino alla fine del 2024. Gli addetti ai lavori ipotizzano che potrebbero giovarne i film italiani, che nel periodo successivo alla pandemia hanno faticato a incassare come prima, e spinti dalla necessità di attirare un nuovo pubblico sono molto cambiati. Lo sciopero potrebbe lasciare più spazio sia per la promozione che per la permanenza nelle sale dei maggiori film non americani.

Alcuni effetti di questi due scioperi si misureranno sul lungo termine. Per esempio l’astensione dal lavoro degli sceneggiatori ha bloccato la scrittura di nuovi film e serie che sarebbero stati pronti non prima del 2025, così come la lavorazione sul set di film e serie che invece sarebbero potuti uscire nel corso del 2024 (è stato il caso di un film sulla Formula Uno con Brad Pitt). Altri effetti invece si avvertiranno a breve, perché il blocco degli attori ha fermato definitivamente ogni set, anche quelli di film e serie scritte da sceneggiatori stranieri o non iscritti al sindacato (comunque una minoranza), oltre a tutta la promozione dei film in uscita con effetto immediato a partire dal 13 luglio. Così mentre sono usciti i film la cui distribuzione era ormai imminente, e che quindi avevano già fatto il grosso della promozione (come Barbie e Oppenheimer per esempio), quelli previsti per questo autunno si trovano in una situazione complicata. Gli scioperi non sembrano vicini a una fine, e i principali analisti ipotizzano che possa essere ottobre il momento oltre il quale entrambe le parti non vorranno prolungare lo stallo.

Non potendo sfruttare le star per la promozione, gli studios hanno già spostato la data di uscita di alcuni film importanti a un periodo in cui ipotizzano che tutto sarà tornato alla normalità. È successo per Challengers, il film di Luca Guadagnino con Zendaya che uscirà nella primavera del 2024, ed è stato il caso di Dune 2, il film di fantascienza con Timothée Chalamet che sarà distribuito nel 2024 (e di conseguenza anche un altro grande film dello stesso studio, Godzilla x Kong: The New Empire, è stato spostato al 2024). Il film Marvel/Sony Kraven, appartenente all’universo narrativo dell’Uomo Ragno, doveva uscire in autunno e invece uscirà ad agosto 2024. Inoltre film importanti previsti per la primavera del 2024, come quello d’animazione Lord Of the Rings: The War Of The Rohirrim (che espande una parte di Il Signore Degli Anelli), proprio per effetto di questi primi spostamenti sono stati rimandati di qualche mese, quando ci sarà più spazio in sala, nel caso specifico a Natale 2024. Questi sono alcuni dei primi annunciati, ma più lo sciopero va avanti e più ci si aspetta che anche altre uscite vengano fatte slittare.

Dunque questo autunno ci sarà un po’ più di spazio per i film italiani che da diversi anni faticano a competere con gli americani. Storicamente è capitato spesso che le produzioni italiane di maggiore successo battessero gli incassi dei grandi film delle major che uscivano in contemporanea, anche quando si trattava di commedie o film drammatici contrapposti a film di fantascienza o d’azione. Recentemente però il cinema italiano tradizionale ha perso la presa sul pubblico giovane, almeno in sala, e gli spettatori più anziani, fisiologicamente in calo ogni anno, sono stati anche quelli che meno volentieri sono tornati in sala dopo la pandemia.

Ora una serie di cambiamenti nei finanziamenti e nei budget, e la percepita esigenza di rendere più internazionali i film italiani, così da recuperare all’estero quello che non si incassa in Italia (sull’esempio delle serie tv italiane che vanno forte nel mondo, come Gomorra), hanno stimolato la produzione di film di guerra, di fantasia, storici e polizieschi con standard tecnici elevati. In certi casi questo è successo anche grazie all’esperienza che troupe e maestranze italiane hanno maturato lavorando per i molti film hollywoodiani che negli ultimi tempi sono stati girati interamente o parzialmente in Italia.

Una spinta promozionale più decisa su questo tipo di film italiani, che peraltro già era stata organizzata, dovrebbe quindi coincidere con la carenza di titoli americani. Anche la Mostra del cinema di Venezia, un evento promozionale oltre che artistico diventato importantissimo, ha nella sua sezione più importante, cioè il concorso, sei film italiani. È un numero mai raggiunto nell’era moderna del festival. A lungo tre film italiani è stato il limite per il concorso, recentemente si era arrivati a quattro o addirittura a cinque (contando anche film in coproduzione con altri stati, come fu l’anno scorso Bones and All di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet).

I sei film di quest’anno, tra i quali di nuovo c’è una coproduzione importante con gli Stati Uniti (Finalmente l’alba di Saverio Costanzo), danno una visione del cinema italiano diversa rispetto al solito e decisamente più interessata a incontrare un pubblico vasto. E sono anche film più ricchi di quelli a cui siamo abituati. I budget di questi sei film superano tutti i 7 milioni di euro, cifra che solo nel 2015 era considerata elevatissima. Almeno un paio sono costati tra i 10 e i 15 milioni e uno, quello di Saverio Costanzo coprodotto con gli Stati Uniti, arriva a 28 milioni di euro. Nel complesso rappresentano le diverse spinte che al momento animano la produzione italiana.

Due rispondono a un’idea più convenzionale di film italiano in concorso a Venezia, sebbene più imponenti del solito nell’impianto, e sono Io Capitano di Matteo Garrone, un film sulla storia di due ragazzi migranti dal Senegal verso l’Italia, radicale nelle scelte (tutto girato nella lingua wolof dei protagonisti e fatto seguendo il loro viaggio avventuroso dall’inizio alla fine), e Lubo di Giorgio Diritti, la storia di un uomo nomade del popolo Jenisch a cui vengono sottratti i figli nell’Europa della prima metà del ‘900.

Uno è invece una scommessa, cioè Enea, il secondo film di Pietro Castellitto (figlio di Sergio Castellitto), una commedia con uno humor molto differente da quello classico italiano, già visto nel suo esordio I predatori, con budget e ambizioni molto alte per il suo genere. Finalmente l’alba ha due star americane di medio livello, Lily James (vista in Cenerentola e la serie Pam e Tommy) e Joe Keery (famoso per la serie Stranger Things). E infine altri due appartengono a generi molto commerciali come il poliziesco di Stefano Sollima Adagio e il film di guerra su un sottomarino Comandante di Edoardo De Angelis, entrambi con Pierfrancesco Favino, l’unico attore italiano che in questa fase storica ha dimostrato di essere in grado di attirare il pubblico in sala.

Questi sei film dovrebbero uscire tutti tra settembre e gennaio. Comandante e Adagio, quelli sulla carta più forti commercialmente, saranno le uscite italiane più importanti del loro mese (novembre per il primo, sotto Natale il secondo), Io Capitano uscirà subito sfruttando l’attenzione della presentazione a Venezia e gli altri cercheranno un posizionamento favorevole per il proprio pubblico. Solo uno, Lubo, a novembre uscirà nella stessa data di uno dei pochi grandi film americani al momento ancora previsti per la fine del 2023, cioè Napoleon di Ridley Scott con Joaquin Phoenix.

Oltre a questi, le altre uscite italiane che hanno serie ambizioni di incasso saranno il nuovo film degli youtuber Me Contro Te, che uscirà nello stesso mese di un film americano grande ma dal pubblico più adulto, come Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio; Santocielo di Ficarra e Picone (a Natale), e il nuovo film di Alessandro Siani, Succede anche nelle migliori famiglie, che sarà in sala a capodanno evitando di scontrarsi con i film per la famiglia americani che al momento sono previsti per fine dicembre, cioè Wish (il cartone animato Disney) e Wonka con Timothée Chalamet (prequel del famoso Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato del 1971, adattamento di La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl).