Gran parte dei fondi per le alluvioni in Emilia-Romagna non è ancora arrivata

I sindaci si lamentano che le spese per gli interventi sono state anticipate dai comuni, nonostante le promesse del governo

(ANSA / EMANUELE VALERI)
(ANSA / EMANUELE VALERI)

Negli ultimi giorni si è riaperta la discussione sui fondi stanziati per aiutare i comuni colpiti dalle alluvioni in Emilia-Romagna dello scorso maggio: in una serie di lettere e comunicazioni sui social, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sostenuto che il governo ha già stanziato oltre 4,5 miliardi di euro per ripagare i danni e compensare persone e aziende, ma diversi amministratori locali hanno detto che i territori coinvolti non hanno ancora ricevuto i finanziamenti promessi dallo Stato, che comunque sono insufficienti.

Il governo ha approvato due decreti dedicati alle alluvioni in Emilia-Romagna: uno a inizio giugno, da circa 2,2 miliardi di euro – cifra che alcune analisi giornalistiche hanno ricostruito essere in realtà solo 1,6 miliardi – e uno a inizio luglio, da 2,7 miliardi di euro. Tra le misure di compensazione per cittadini e imprese, il primo testo prevede uno stanziamento da 620 milioni di euro per la cassa integrazione emergenziale, 250 milioni di euro come contributo ai lavoratori autonomi e 300 milioni di euro per aiutare le aziende esportatrici. Il secondo decreto, invece, include 120 milioni di euro per riparare i danni alle case – a cui ne sono stati aggiunti altri 150 dai cosiddetti decreti omnibus approvati ad agosto – e 100 milioni per evitare i licenziamenti nelle aziende costrette a interrompere la produzione. Gli altri fondi servono invece per riparare le infrastrutture danneggiate dalle alluvioni, tra cui strade, ponti, reti elettriche e idriche.

Ma diversi amministratori locali stanno protestando in questi giorni sostenendo che la maggior parte dei fondi non è ancora arrivata. «Alcune opere sono già state realizzate o sono in corso, e le spese sono state completamente anticipate» dagli enti locali, come i comuni o le regioni, dice Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della provincia. «Le risorse stanziate dal governo non ci sono ancora state trasferite, ma dovrebbero arrivare a breve. In questo modo possiamo coprire le spese che abbiamo già fatto, e anticipare i prossimi lavori», aggiunge. Anche molti privati sono già intervenuti per riparare i danni ad abitazioni, aziende o proprietà personali, anticipando a proprie spese: secondo de Pascale questo ha dato spazio a grosse iniquità, poiché non tutti potevano permettersi di spendere somme ingenti in poco tempo. «Chi aveva soldi li ha spesi, chi poteva indebitarsi l’ha fatto, gli altri sono fermi», dice il sindaco.

Massimo Isola, sindaco di Faenza, dice che al momento le uniche risorse pubbliche effettivamente arrivate ai cittadini sono quelle erogate subito dopo l’emergenza, sotto forma di contributi per l’affitto (tra i 400 e i 600 euro al mese) e sussidi da utilizzare per interventi immediati nelle abitazioni (circa 3mila euro a famiglia). Si tratta di fondi per l’emergenza, e non per la ricostruzione, gestiti dal presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini prima della nomina di Figliuolo come commissario straordinario per le alluvioni, avvenuta a fine giugno (Bonaccini è stato nominato subcommissario). «A oggi non solo i cittadini non hanno ricevuto nulla, ma mancano i moduli per richiedere i fondi e gli strumenti per fare le perizie per la valutazione dei danni», dice Isola. «I disegni di legge approvati non sono stati trasformati in azioni concrete: migliaia di famiglie e imprese non solo non hanno ancora ricevuto un soldo, ma non hanno alcuna prospettiva sicura su quanti ne arriveranno e come».

Anche alcune associazioni di categoria attive sul territorio hanno detto di non aver ricevuto i fondi promessi dal governo. Luca Gasparini, direttore di Confagricoltura per le province di Rimini e Forlì-Cesena, ha detto per esempio che gli agricoltori speravano di ricevere almeno parte delle compensazioni entro agosto, perché «se un mese in più a Roma sembra poca cosa, in Romagna è un incubo che prosegue e di cui, purtroppo, ad oggi non si vede la fine».

Il fatto che l’erogazione di gran parte dei fondi pubblici non sia ancora cominciata è confermato anche da alcune dichiarazioni ufficiali. Il 31 luglio Figliuolo aveva detto che le autorità stavano chiudendo l’elenco degli interventi di «somma urgenza», che sono circa 2.150, e che i comuni dovrebbe ricevere i primi sussidi «a inizio settembre». In un comunicato del 14 agosto, invece, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna con delega alla Protezione civile, Irene Priolo, ha confermato che molti cantieri sono già stati aperti per mettere in sicurezza i fiumi e i torrenti, ma che la Regione sta ancora attendendo il trasferimento delle risorse da parte del governo. A fine giugno, Priolo aveva detto di aver ricevuto dal governo fondi per 30 milioni di euro, destinati all’assistenza alla popolazione e a interventi per il maltempo.

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L’8 agosto Bonaccini ha inviato una lettera a Meloni – firmata anche da alcuni rappresentanti locali, tra cui de Pascale, il sindaco di Bologna Matteo Lepore e il presidente delle provincia di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca – per chiedere un «incontro urgente» e fare alcune proposte per la ricostruzione delle zone colpite. La lettera dice che molte delle promesse fatte dal governo negli ultimi mesi non sono state mantenute, soprattutto per quanto riguarda gli indennizzi a famiglie e imprese.

In particolare, gli amministratori locali hanno sottolineato che gran parte delle risorse stanziate per alcuni ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione e gli indennizzi per le aziende esportatrici, è stata utilizzata solo in minima parte: complessivamente sarebbe rimasto libero «oltre un miliardo di euro», che ora rischia di andare perso a causa della mancanza di richieste. Gli amministratori avevano quindi chiesto al governo di inserire un emendamento ai decreti omnibus, approvati a inizio agosto e contenenti misure su temi anche molto diversi tra loro, per permettere di sfruttare in altro modo le risorse per la Romagna rimaste inutilizzate. La proposta però non è stata accolta e non è chiaro che fine faranno i fondi stanziati ma non utilizzati.

In un’altra lunga lettera di risposta, di cui i giornali hanno pubblicato alcuni estratti, Meloni ha ripetuto che il governo ha già stanziato 4,5 miliardi di euro per aiutare i territori colpiti, e ha detto che le richieste dei sindaci sono dettate dalla «fretta», dalla «frenesia» e dal «desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità». Meloni ha anche ricordato che parte dei fondi stanziati dal governo sono già stati erogati, soprattutto tramite misure come l’accesso al credito, la cassa integrazione e il sostegno ai lavoratori autonomi.

Secondo de Pascale, questa risposta dimostra che il governo «non sa come sia la situazione in Romagna: senza ulteriori fondi per famiglie e imprese, il sistema non tiene».

In generale, anche se dovessero essere spesi interamente, i fondi stanziati per ora dal governo difficilmente saranno sufficienti a compensare i danni delle alluvioni: a giugno una delegazione della regione Emilia-Romagna aveva stimato che per sistemare strade e ponti, ricostruire e ristrutturare case, palazzi e aziende e risarcire gli agricoltori a cui l’acqua ha distrutto i campi sarebbero necessari quasi 9 miliardi di euro.

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