In Emilia-Romagna l’alluvione ha causato danni per quasi 9 miliardi di euro

Ma il governo dice che per ora finanzierà soltanto gli interventi urgenti per sistemare gli argini dei fiumi e le strade danneggiate

ponte della motta
Il ponte della Motta, a Budrio, distrutto dall'alluvione (Antonio Masiello/Getty Images)
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Giovedì a palazzo Chigi, la sede del governo, una delegazione della regione Emilia-Romagna ha presentato una prima stima piuttosto attendibile dei danni causati dall’alluvione. In totale serviranno quasi 9 miliardi di euro per sistemare strade e ponti, ricostruire e ristrutturare case, palazzi e aziende, risarcire gli agricoltori a cui l’acqua ha distrutto i campi. Per la precisione il conto finale è di 8 miliardi e 860 milioni di euro. L’elenco di tutti i danni, in realtà ancora provvisorio, è stato presentato a sorpresa: il governo si aspettava di ricevere la stima relativa agli interventi più urgenti, da fare entro l’autunno. Per questo, e per il ritardo del governo nel nominare il commissario straordinario, l’incontro è stato piuttosto teso.

La delegazione dell’Emilia-Romagna era composta dal presidente della regione Stefano Bonaccini, dall’assessora Irene Priolo, dal sindaco di Ravenna Michele De Pascale (in rappresentanza dell’Unione Province Italiane) e dal sindaco di Cesena Enzo Lattuca, in rappresentanza dell’associazione dei comuni italiani (ANCI). Per il governo, invece, erano presenti il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci e il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami, rappresentanti del ministero dell’Economia, della Protezione civile e dei vigili del fuoco.

Quasi la metà dei danni – 4,3 miliardi di euro – riguarda argini dei fiumi e canali, strade e infrastrutture pubbliche. Finora sono stati impegnati 1,8 miliardi di euro per i primi interventi urgenti: sono 6.300 quelli previsti o già in cantiere.

La stima dei danni segnalati da cittadini e aziende ammonta a 1,2 miliardi di euro: è un conto ancora provvisorio anche perché non comprende né il ripristino delle scorte di magazzino andate perse né la perdita di fatturato causata dall’interruzione del lavoro. Per quanto riguarda il settore agricolo, una prima stima dei danni dice che sono 12mila le imprese coinvolte per 1,1 miliardi di euro tra perdita di produzione, terreni e animali morti.

L’Emilia-Romagna ha chiesto al governo anche un sostegno economico per assumere nuovo personale: almeno 70 tra progettisti e direttori dei lavori per gli interventi urgenti di ripristino delle opere idriche, altri 80 per interventi contro il dissesto idrogeologico e il ripristino delle strade provinciali e comunali. «I primi 230 milioni di euro messi a disposizione li abbiamo già spesi», ha detto il presidente Bonaccini. «E anche sui rimborsi, vanno garantite subito famiglie e aziende: abbiamo avviato d’intesa con la Protezione civile nazionale il percorso per fare arrivare rapidamente i primi 5 mila euro, con un primo acconto di 3mila già entro metà luglio, ma ora sono necessari oltre 500 milioni per le imprese per i primi acconti da 20mila euro».

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Il ministro Musumeci ha spiegato che per il momento il governo finanzierà i primi interventi, cioè quelli relativi alla messa in sicurezza dei fiumi più compromessi e al ripristino delle strade danneggiate dalle frane e dalle esondazioni. Per il resto dell’elenco bisognerà attendere. «La questione è semplice, questo non è un tavolo per la ricostruzione ma un tavolo per l’emergenza», ha detto il ministro.

I rappresentanti dell’Emilia-Romagna hanno sollecitato di nuovo il governo a nominare un commissario straordinario per portare avanti i progetti più rapidamente. Il commissario straordinario è una figura prevista da una legge del 1988, e dispone di poteri speciali per un periodo limitato di tempo: per esempio può agire in deroga alla normativa in materia di contratti pubblici, così da operare più rapidamente per assegnare i lavori in appalto. È una figura che viene nominata dal presidente della Repubblica su indicazione del governo, e che può risultare essenziale in contesti di emergenza, come appunto i disastri naturali. Solitamente in questi casi vengono nominati amministratori locali, che rispetto a soggetti esterni hanno una maggiore conoscenza del territorio e sanno come e dove intervenire con urgenza.

Dopo l’alluvione era circolata molto l’ipotesi di affidare questo compito al presidente della regione Stefano Bonaccini, ma il governo ha deciso di prendere tempo e affidare la gestione dell’emergenza a una delegazione governativa coordinata dal ministro Musumeci. Il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, ha detto che la nomina del commissario è assolutamente urgente per la mole di opere da realizzare e per i risarcimenti da dare ai cittadini e alle imprese, per cui è necessario derogare a molte norme. «Pensiamo che i tre presidenti delle regioni coinvolte dal maltempo, Emilia-Romagna, Marche e Toscana, siano le figure principali cui affidarsi», ha detto. «Se il governo ha un’idea diversa se ne deve assumere la responsabilità. La nostra paura è che nella diversità di opinioni non si faccia nulla».

Secondo diversi esponenti del governo, la presentazione a sorpresa della stima complessiva dei danni da parte della delegazione regionale è stato un modo per fare pressione al governo in merito alla nomina del commissario. «Se qualcuno vuole tradurre questo tavolo operativo in un tavolo di lamentela politica ha sbagliato indirizzo», ha detto il viceministro delle Infrastrutture, Bignami. «Vogliamo sapere cosa serve. Una volta che avremo una stima, valuteremo come procedere, anche con il nome del commissario».

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