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  • Sabato 12 agosto 2023

Cosa succederà ai soldati francesi in Niger?

Sono 1.500 e la giunta militare che ha fatto il colpo di stato vuole che se ne vadano entro inizio settembre: ma le cose sono complicate

Soldati francesi nella base di Niamey, in Niger, lo scorso giugno (AP Photo/Jerome Delay, File)
Soldati francesi nella base di Niamey, in Niger, lo scorso giugno (AP Photo/Jerome Delay, File)
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Venerdì in Niger alcune migliaia di persone si sono radunate nella periferia orientale di Niamey, la capitale, per protestare contro la presenza delle forze armate francesi nel paese. I manifestanti erano sostenitori della giunta militare che a fine luglio ha preso il potere nel paese con un colpo di stato militare, deponendo il presidente legittimo Mohamed Bazoum: gridavano slogan come «Abbasso la Francia!» e alcuni di loro sventolavano la bandiera russa.

La manifestazione – una delle tante che ci sono state negli scorsi giorni – ha provocato una certa attenzione perché si è tenuta vicino alla base militare dove al momento si trova il grosso dei 1.500 soldati francesi presenti in Niger, che da alcuni giorni sono in una situazione piuttosto complicata: la giunta militare nigerina ha chiesto la loro uscita dal paese in tempi brevi, ma la richiesta è stata giudicata inaccettabile dal governo francese, che ritiene la giunta illegittima e continua a riconoscere Bazoum come presidente del paese.

Le forze armate francesi si trovano in Niger dal 2013, nell’ambito di una serie di missioni (che hanno cambiato nome più volte nel tempo) per sostenere l’esercito locale nel contrasto ai gruppi terroristici e jihadisti che operano nel Sahel, la regione dell’Africa in cui si trova il Niger. Tra Niger e Francia sono attivi cinque accordi militari conclusi tra il 1977 e il 2020 che regolano tra le altre cose la presenza dei soldati francesi nel paese. Il Niger è un’ex colonia francese, che ottenne l’indipendenza nel 1960.

Pochi giorni dopo il colpo di stato, però, la giunta militare ha annunciato che intendeva porre fine a tutti e cinque gli accordi, e che l’esercito francese avrebbe dovuto andarsene dal paese. Questo è successo negli scorsi anni anche in Mali e in Burkina Faso, due paesi del Sahel dove dei colpi di stato militari hanno rovesciato i governi civili e dove le giunte militari che si sono installate al potere hanno cacciato i soldati francesi presenti nei paesi. La Francia si è ritirata dal Mali nell’agosto del 2022 e dal Burkina Faso nel febbraio del 2023.

– Leggi anche: Il Niger non vuole avere niente a che fare con la Francia

Il 3 agosto la giunta militare ha annunciato che i due più importanti accordi militari con la Francia, quelli che riguardano rispettivamente «lo status legale dell’intervento dei soldati francesi in Niger» e «la presenza e le attività del distaccamento francese» dovranno essere annullati entro trenta giorni. Significa, secondo la giunta, che all’inizio di settembre le forze armate francesi non avrebbero più la copertura legale per rimanere in Niger, e dovrebbero andarsene.

Questo mette la Francia in una posizione molto complicata, perché il governo francese continua a sostenere che la giunta militare nigerina sia illegittima, e che l’unico che abbia l’autorità per interrompere gli accordi con l’esercito francese sia il presidente Bazoum, che al momento si trova agli arresti domiciliari. Dal punto di vista simbolico per la Francia ritirare l’esercito dal Niger significherebbe riconoscere implicitamente l’autorità della giunta. Questo come dicevamo è già successo in Mali e in Burkina Faso, ma soltanto quando ormai era chiaro che i militari di quei paesi sarebbero rimasti al potere, e la Francia era stata messa davanti al fatto compiuto.

In Niger, invece, la situazione è ancora molto tesa: questa settimana i paesi che fanno parte della Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS in inglese, CEDAO in francese) hanno ordinato la «mobilitazione immediata delle proprie forze di emergenza» con l’obiettivo di «ripristinare l’ordine costituzionale nella Repubblica del Niger». Questo non significa necessariamente che i paesi dell’ECOWAS interverranno militarmente in Niger: al momento la mobilitazione sembra più che altro un modo per fare pressione sulla giunta nigerina e costringerla a trattare.

Questa situazione di stallo però fa sì che i soldati francesi siano di fatto bloccati. Non possono andarsene dal paese ma non possono nemmeno operare normalmente, e la maggior parte di loro è chiusa nella base militare alla periferia di Niamey.

Dal punto di vista legale questa posizione è ancora accettabile, ha detto a Le Monde l’esperto di conflitti Julien Antouly, perché «la maggior parte dei membri della comunità internazionale riconosce la legittimità del presidente Mohamed Bazoum. Ma se la giunta dovesse davvero prendere il potere, allora la Francia dovrà riconoscere il fatto compiuto», perché la sua presenza a quel punto diventerebbe «illegale» una volta arrivate le scadenze degli accordi militari.

In ogni caso, molti esperti hanno detto sempre a Le Monde che anche se ci fosse la volontà politica di andarsene nei tempi richiesti dalla giunta, cioè entro l’inizio di settembre, sarebbe impossibile: è estremamente complicato trasferire 1.500 persone con una grossa quantità di mezzi militari anche pesanti e smantellare un’intera base militare in meno di un mese.