La situazione nel Mediterraneo centrale è molto complicata

A Lampedusa il numero di sbarchi è elevatissimo, e il governo ha perfino chiesto alla nave di una ong di riportare i migranti in Tunisia

Un'operazione di soccorso sulla nave di Open Arms a fine luglio (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
Un'operazione di soccorso sulla nave di Open Arms a fine luglio (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire)

Tra giovedì e venerdì a Lampedusa sono sbarcati più di 3.000 migranti, tra persone sbarcate direttamente sull’isola e persone soccorse in mare e poi portate lì dalle navi della Guardia costiera e delle ong. È un numero estremamente alto che si inserisce in un contesto che è molto complicato da tempo: da settimane, quando il meteo è favorevole, gli sbarchi a Lampedusa sfiorano spesso i mille al giorno.

Questo forte aumento delle persone che si mettono in mare nella rotta del Mediterraneo centrale sta creando numerosi problemi sia a Lampedusa sia nelle zone di mare interessate dai soccorsi. La situazione di emergenza è divenuta piuttosto evidente venerdì, quando il governo ha cercato di imporre alla Astral, la nave della ONG Open Arms che trasportava 59 naufraghi, di portare le persone in Tunisia anziché in Italia, sostenendo che la Tunisia potesse costituire un porto sicuro per i migranti (che con ogni probabilità da lì erano partiti). È la prima volta che il governo italiano tenta di indicare la Tunisia come “porto sicuro”. Dopo le proteste della Astral, che ha fatto sapere che in ogni caso non avrebbe portato i migranti in Tunisia, il governo ha concesso lo sbarco a Porto Empedocle, in Sicilia.

La situazione dei soccorsi nel Mediterraneo centrale è particolarmente complicata in questi giorni, per il gran numero di imbarcazioni di migranti – in buona parte in condizioni precarie – presenti in mare. Per questo, contravvenendo alle sue stesse regole imposte l’anno scorso, da alcune settimane il governo ha chiesto alle navi delle ong di compiere soccorsi multipli, cioè di soccorrere più imbarcazioni di migranti nello stesso viaggio prima di tornare in porto. Il regolamento annunciato alla fine del 2022 prevedeva invece il contrario: che le navi delle ong fossero costrette a compiere un solo soccorso per missione, e a tornare in porto immediatamente dopo.

La situazione però è grave a tal punto che il governo è stato di fatto costretto a chiedere aiuto alle navi delle ong.

Il caso della nave Astral di venerdì, però, mostra come il governo stia comunque cercando metodi impropri per ridurre il problema degli sbarchi verso l’Italia. Nelle prime ore di venerdì la nave aveva soccorso un barchino che si trovava in condizioni molto precarie con 59 persone a bordo, tra cui 20 donne e cinque bambini piccoli.

A quel punto, le autorità italiane avevano detto all’equipaggio della nave – in maniera piuttosto perentoria, come ha mostrato il giornalista Sergio Scandura, che si occupa da tempo di immigrazione – di chiedere un “porto sicuro” non all’Italia ma alla Tunisia, e di non sbarcare in nessun caso a Lampedusa. Quella di “porto sicuro” è una definizione data dalle varie leggi internazionali che regolano il soccorso marittimo, e che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il salvataggio sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.

La Tunisia non può costituire un porto sicuro: le condizioni per i migranti nel paese non sono storicamente buone, e il governo autoritario del presidente Kais Saied negli ultimi mesi le ha rese ulteriormente peggiori, con alcune misure che hanno messo in pericolo la vita di centinaia di persone. Dopo le proteste dell’equipaggio il governo italiano ha cambiato idea e concesso alla Astral il porto di Porto Empedocle per lo sbarco.

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Secondo i dati di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, nei primi sette mesi del 2023 gli sbarchi di persone migranti nella rotta del Mediterraneo centrale, cioè verso l’Italia, sono stati più di 89 mila: è più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 e il massimo dal 2017.

Frontex attribuisce questi aumenti, tra le altre cose, al fatto che i gruppi criminali che organizzano i viaggi in partenza da Libia e Tunisia hanno notevolmente abbassato i prezzi «nell’ambito di una forte competizione tra i gruppi criminali».

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L’abbassamento dei prezzi sta portando tra le altre cose all’impiego di imbarcazioni sempre più fatiscenti e pericolose. Tra gennaio e luglio i morti nel Mediterraneo secondo Frontex sarebbero 2.060, e quasi tutti (circa 1.800) sarebbero morti nel Mediterraneo centrale. È una stima che con ogni probabilità è estremamente riduttiva.

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