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  • Martedì 1 agosto 2023

È sempre più difficile fare opposizione in Senegal

Ousmane Sonko, il principale oppositore del presidente, è stato arrestato nuovamente e il suo partito è stato sciolto: ci sono proteste

Ousmane Sonko, Dakar, 8 marzo 2021 (AP Photo/Sylvain Cherkaoui, File)
Ousmane Sonko, Dakar, 8 marzo 2021 (AP Photo/Sylvain Cherkaoui, File)
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Venerdì 28 luglio, per la terza volta in pochi mesi, Ousmane Sonko, il principale oppositore del presidente senegalese Macky Sall, è stato arrestato e poi accusato di vari reati tra cui incitamento all’insurrezione e associazione a delinquere. Lunedì, poche ore dopo la sua incriminazione, il partito di Sonko è stato sciolto. Dopo l’annuncio decine di manifestanti sono scesi nelle strade di Dakar, la capitale, e di altre città del Senegal: ci sono stati scontri con la polizia in cui sono morte due persone, secondo quanto riferito dal ministero dell’Interno. Temendo un aumento delle proteste, il governo ha poi esteso il divieto di circolazione alle motociclette nella regione di Dakar e ha temporaneamente sospeso l’accesso a Internet sui cellulari in determinate fasce orarie citando la «diffusione di messaggi sovversivi e d’incitamento all’odio sui social media».

Sonko ha 49 anni e nel 2019 era arrivato terzo alle elezioni presidenziali. Secondo i suoi sostenitori, soprattutto giovani senegalesi, il suo nuovo arresto è stato deciso per impedirgli di candidarsi alle elezioni del prossimo anno, alle quali l’attuale presidente Macky Sall ha detto che non si ricandiderà. Sall governa il Senegal dal 2012 ed è stato rieletto nel 2019: da tempo però è considerato sempre più autoritario ed è stato più volte accusato di reprimere i suoi principali avversari politici.

Seydi Gassama, direttore di Amnesty International in Senegal, ha detto che sebbene Sall abbia detto che non si presenterà per un terzo mandato nel 2024 vuole assicurarsi che il suo partito rimanga al potere e non venga sostituito da quello di Sonko.

Sonko era stato arrestato e accusato di stupro nel 2021. Aveva respinto le accuse e aveva detto che erano state mosse per penalizzarlo politicamente. Un tribunale aveva infine scartato l’accusa di stupro, ma aveva comunque condannato Sonko per avere mantenuto «comportamenti immorali» nei confronti di una persona minore di 21 anni, un reato nel codice penale senegalese. La sua condanna aveva causato grandi proteste in cui erano morte quattordici persone.

Lo scorso maggio Sonko era stato condannato per diffamazione, e poi a giugno a due anni di carcere per corruzione della gioventù. Questa condanna aveva causato nuove grandi proteste e scontri in cui erano morte sedici persone, secondo il governo, una trentina secondo l’opposizione. Ora Sonko sarà perseguito per otto nuovi reati tra cui incitamento all’insurrezione, associazione a delinquere, compromissione della sicurezza dello stato, atti e manovre volte a compromettere la pubblica sicurezza e creare gravi disordini politici e furto di un cellulare ai danni di una poliziotta.

La versione di Sonko sul suo arresto di venerdì è differente. A suo dire, come ha scritto sui suoi profili social, un gruppo di poliziotti è entrato a casa sua. Una di loro ha iniziato a filmarlo e a fare delle foto. La sua reazione sarebbe consistita nell’averle «preso il telefonino e chiesto di cancellare quanto registrato». Poco dopo è scattato l’arresto per pesanti capi d’accusa (pretestuosi, secondo Sonko).

Proteste per la condanna di Ousmane Sonko a Dakar, Senegal, 3 giugno 2023 (AP Photo/Leo Correa)

Domenica, dopo essere stato arrestato, Sonko ha annunciato sui suoi profili social di aver iniziato uno sciopero della fame: «Di fronte a tanto odio, bugie, oppressione, persecuzione, ho deciso di resistere. Osservo da questa domenica uno sciopero della fame»; ha inoltre invitato «tutti i detenuti politici a fare lo stesso».

A sua volta uno degli avvocati di Sonko ha definito «una farsa» il nuovo arresto del suo assistito denunciando nei suoi confronti «un disegno che è stato pianificato, pensato, progettato ed eseguito» e la strumentalizzazione della giustizia da parte del presidente: «Lo stato è sempre stato coerente nella sua logica, che è impedire al leader dell’opposizione di poter diventare un giorno presidente della Repubblica del Senegal e attuare il suo programma».

Lunedì 31 luglio, meno di due ore dopo l’incriminazione di Sonko, il ministro dell’Interno Antoine Diome ha annunciato in un comunicato stampa lo scioglimento dei Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità (Pastef), il partito di Sonko creato nel 2014. Ha giustificato la sua decisione con i «frequenti» inviti del suo fondatore a «movimenti insurrezionali» che, a suo dire, hanno già provocato molti morti nel marzo del 2021 e nel giugno del 2023 e che hanno portato ad «atti di saccheggio di beni pubblici e privati».

L’ultimo partito politico ad essere stato sciolto in Senegal era stato l’African Independence Party nel 1960, quando il paese aveva ottenuto l’indipendenza dalla Francia.

Il partito di Sonko ha reagito allo scioglimento con un comunicato stampa scrivendo che la stabilità del Senegal, uno dei paesi più stabili dell’Africa, «è ormai compromessa, perché il popolo non accetterà mai questo abuso di autorità»: «Nella sua dispotica determinazione a mantenere il potere in Senegal, anche se per procura, Macky Sall ha appena aperto le porte al caos imprigionando, con motivi pretestuosi, il suo principale oppositore».

– Leggi anche: Perché in Africa centro-occidentale ci sono così tanti colpi di stato

Sonko non è comunque l’unico dirigente di Pastef ad essere stato perseguito: Bassirou Diomaye Faye, segretario generale e “numero due” della formazione, è attualmente in carcere per aver pubblicato sui social lo scorso aprile un testo in cui criticava il comportamento di alcuni magistrati. Birame Souleye Diop e El Malick Ndiaye, due importanti dirigenti del partito, sono stati accusati rispettivamente di oltraggio al capo dello stato e diffusione di notizie false. Secondo Pastef, almeno altri 700 sostenitori sono stati arrestati nel paese dal primo giugno.

Dopo l’incriminazione di Sonko e lo scioglimento di Pastef decine di manifestanti sono scesi per le strade di Dakar e di Ziguinchor, la città nel sud del paese di cui Sonko è sindaco dal 2022, e si sono scontrati con la polizia che li ha dispersi con gas lacrimogeni. Diverse strade sono state comunque bloccate dai manifestanti e la società che gestisce il treno veloce che collega Dakar alla sua periferia ha annunciato lunedì pomeriggio «l’interruzione del traffico su tutta la linea per atti dolosi». Secondo il ministero dell’Interno durante le proteste sono morte due persone.

Nel frattempo, il governo ha sospeso l’uso di Internet sui telefoni cellulari. Il ministero delle Telecomunicazioni ha giustificato la sua decisione citando «messaggi odiosi e sovversivi veicolati sui social network in un contesto di minacce all’ordine pubblico». Amnesty International ha messo in discussione questo «attacco alla libertà di informazione» e ha invitato le autorità a «ripristinare Internet».