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  • Lunedì 8 marzo 2021

Perché in Senegal si protesta contro il governo

Il presidente è accusato di essere coinvolto nell'arresto di un importante oppositore politico, e di governare in maniera autoritaria

Proteste a Dakar, venerdì 5 marzo 2021. (AP Photo/ Sylvain Cherkaoui)
Proteste a Dakar, venerdì 5 marzo 2021. (AP Photo/ Sylvain Cherkaoui)

In Senegal da alcuni giorni ci sono manifestazioni e proteste in sostegno di uno dei principali oppositori del presidente Macky Sall, Ousmane Sonko, che è stato arrestato con l’accusa di aver stuprato una donna. Le proteste sono rivolte più in generale al modo di governare di Sall, considerato sempre più autoritario e secondo i manifestanti in qualche modo coinvolto nell’arresto di Sonko. Gli oppositori sostengono infatti che Sall starebbe tentando di zittire e reprimere i suoi principali rivali politici in vista delle prossime elezioni presidenziali.

Le proteste in Senegal sono iniziate lo scorso mercoledì, il giorno dell’arresto di Sonko, e sono andate avanti anche nei giorni seguenti. Sonko, che nel 2019 era arrivato terzo alle elezioni presidenziali, era stato accusato di aver stuprato una donna che lavorava in un salone di massaggi e secondo quanto ha detto il suo avvocato lunedì è stato rilasciato su cauzione.

Le manifestazioni più grosse si sono svolte giovedì e venerdì a Dakar, la capitale del Senegal. Alcuni gruppi di giovani hanno lanciato sassi contro la polizia, che ha cercato di contenere le proteste sparando gas lacrimogeni. Diverse persone sono state arrestate e il ministro dell’Interno, Antoine Felix Abdoulaye Diome, ha detto che negli scontri sono morte quattro persone.

Diome ha definito le proteste una «insurrezione organizzata». Giovedì i manifestanti hanno attaccato l’edificio di Dakar dove hanno sede la radio RFM e il giornale Le Soleil, entrambi considerati vicini al governo. Allo stesso tempo, due emittenti televisive, Sen TV e Walf TV, sono state oscurate perché accusate dal governo di incitare l’insurrezione per aver mostrato le immagini delle rivolte. Secondo l’osservatorio indipendente NetBlocks, inoltre, sono state imposte alcune restrizioni sull’utilizzo di Facebook, WhatsApp e YouTube.

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Lo storico senegalese Felwine Sarr ha detto che nel paese si è aperta «una profonda crisi della democrazia». Le proteste dei senegalesi non sono rivolte soltanto all’arresto di Sonko, ma riguardano più ampiamente le poche opportunità di lavoro e la difficile situazione economica, dovute alla pandemia da coronavirus. I manifestanti criticano soprattutto l’atteggiamento del presidente Sall, che è stato accusato di essere incompetente e sempre più autoritario. Secondo i critici, Sall sarebbe in qualche modo coinvolto nell’arresto di Sonko e starebbe cercando di screditare i suoi oppositori in vista delle prossime elezioni presidenziali, previste per il 2024.

Sall è il presidente del Senegal dal 2012, quando venne eletto al posto Abdoulaye Wade, che aveva cercato il suo terzo mandato da presidente nonostante la legge ponesse un limite di due mandati. Come ha raccontato il New York Times, a suo tempo Sall era stato sostenuto proprio da moltissimi giovani che avevano manifestato contro la terza candidatura di Wade e avevano criticato l’allora presidente in particolare per alcuni scandali di corruzione che avevano interessato la sua amministrazione. Secondo Sarr, «l’eliminazione degli oppositori politici dalla corsa alle elezioni presidenziali è una costante nei paesi dell’Africa occidentale» e sta diventando un atteggiamento diffuso anche in Senegal, che è uno dei paesi più stabili dell’Africa e l’unico della parte occidentale del continente a non aver mai subito un colpo di Stato.

Non è la prima volta che durante il governo di Sall vengono arrestati degli oppositori politici del presidente: nel 2019 sia Khalifa Sall, ex popolare sindaco di Dakar, che Karim Wade, figlio dell’ex presidente, erano stati arrestati ed esclusi dal voto a causa di precedenti condanne per corruzione. Tra gli altri, negli ultimi giorni è stato arrestato anche Cheikh Ouman Cyrille Touré, “Thiat”, un noto rapper che nel 2011 aveva fondato il gruppo Y’en a Marre (“Siamo stufi”), uno dei principali movimenti ad aver contestato Wade e ad aver così favorito l’elezione di Sall nel 2012. Y’en a Marre ha segnalato che Thiat è stato picchiato e arrestato per aver criticato il governo durante le proteste, assieme ad altri membri del movimento.