Gli attacchi con i droni su Mosca sono diventati più frequenti

Sono cinque da maggio e tre nell'ultimo mese: non hanno causato morti, ma stanno cambiando la percezione della guerra tra i russi

Il grattacielo di Moscow City danneggiato (AP Photo)
Il grattacielo di Moscow City danneggiato (AP Photo)
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Nelle prime ore di domenica due droni hanno causato danni in due palazzi di un complesso di uffici di Mosca: da maggio gli attacchi di questo tipo verso la capitale russa sono stati cinque, tre solo nel mese di luglio. Finora non ci sono stati morti.

Le autorità russe sostengono che l’Ucraina sia responsabile degli attacchi, minimizzando i danni causati dai droni, mentre le autorità ucraine continuano a non rivendicare apertamente queste azioni, così come gli attacchi sulle infrastrutture della Crimea, illegalmente annessa alla Russia nel 2014. Domenica sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, pur non riferendosi direttamente agli attacchi con i droni, ha detto: «La guerra sta tornando sul territorio russo: era inevitabile, è naturale e assolutamente giusto».

La frequenza crescente degli attacchi sulla città di Mosca sta cambiando la percezione della guerra degli abitanti della capitale russa, lontana oltre 800 chilometri dalla linea del fronte. In precedenza c’era una diffusa convinzione che Mosca non avrebbe subito effetti, se non economici, per l’“Operazione speciale”, il nome con cui la propaganda russa continua a chiamare l’invasione dell’Ucraina. Oggi i timori sono maggiori e stanno causando anche qualche critica ai leader politici e militari russi.

I lavori per riparare i danni a un grattacielo di Mosca (AP Photo)

L’attacco delle prime ore di domenica è stato compiuto con tre droni: uno è stato abbattuto dall’esercito russo prima di raggiungere la capitale, a Odintsovo, gli altri due sono arrivati nel centro di Mosca.

Secondo le dichiarazioni del ministero della Difesa russo sarebbero stati abbattuti dalla contraerea russa e solo i rottami avrebbero colpito due edifici commerciali. Alcuni video ripresi dagli abitanti sembrerebbero smentire questa ricostruzione: si vede almeno una forte esplosione, forse causata dall’impatto di un drone, in uno dei grattacieli del quartiere conosciuto come Moscow City. Ufficialmente non ci sono stati feriti, ma alcune fonti, fra cui l’agenzia di stampa russa Tass, parlano di una guardia giurata portata in ospedale. Il grattacielo di Moscow City ospita uffici delle élite finanziarie russe e delle compagnie tecnologiche, oltre che un ristorante panoramico all’89esimo piano. In seguito agli attacchi è stato chiuso temporaneamente l’aeroporto di Vnukovo, e i voli previsti sono stati dirottati su altri tre scali della città.

Gli attacchi dei droni in territorio russo sono cominciati a inizio maggio. Il primo obiettivo fu il Cremlino: i droni furono abbattuti e non causarono particolari danni, ma arrivarono vicini alla residenza del presidente russo Vladimir Putin (che peraltro non era presente), con un risultato simbolicamente importante. Secondo fonti dell’intelligence statunitense, quegli attacchi furono condotti da unità speciali dei servizi segreti ucraini. A fine maggio un nuovo attacco con i droni causò danni minori agli edifici in tre diversi quartieri residenziali di Mosca e a luglio tre attacchi hanno colpito varie zone della capitale: uno a inizio luglio era stato condotto con almeno cinque droni, il penultimo lunedì 24 aveva danneggiato due palazzi non residenziali.

Sempre domenica le autorità russe hanno detto di aver abbattuto un drone ucraino nella regione sudoccidentale di Rostov, area in cui la scorsa settimana avevano affermato di aver intercettato due missili: secondo fonti russe i detriti avrebbero causato danni nella città di Taganrog, sul mar d’Azov, a una quarantina di chilometri dal confine con l’Ucraina orientale.

Gli attacchi in territorio russo con i missili denunciati dalla Russia e non confermati dall’Ucraina né da fonti giornalistiche indipendenti non sono frequenti e si sono concentrati finora soprattutto sulla Crimea, considerata un obiettivo fondamentale per tagliare rifornimenti di armi e carburante all’esercito russo.