Nel frattempo, la controffensiva ucraina

Il capo delle forze armate ha detto che non è andata come sperato e che il fronte è bloccato, e questo è un problema ora che arriverà l'inverno

di Davide Maria De Luca

Un carro armato in riparazione nel distretto di Kupiansk (foto Marco Cordone)
Un carro armato in riparazione nel distretto di Kupiansk (foto Marco Cordone)
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Al coperto sotto un bosco di pini poco lontano dalla strategica città di Kupiansk, nel nord-est dell’Ucraina, un gruppo di soldati è al lavoro intorno a un carro armato T-64. Sdraiati nel fango, usano sbarre d’acciaio e pesanti martelli per sostituire una sezione di cingoli danneggiata. Sono un gruppo eterogeneo, dai venti ai quarant’anni, sporchi, fumano una sigaretta dietro l’altra e hanno la battuta facile. Fanno una vita monotona, dicono. Portano il carro in azione per qualche ora a pochi chilometri da qui e poi tornano al riparo nel bosco per ripararlo. «È un ferrovecchio – dice uno dei più anziani del gruppo mentre accarezza con affetto il T-64, assemblato quando lui andava ancora alle scuole elementari – Ma non lo cambierei con un altro».

Anche se i media ne parlano sempre di meno a causa dell’attenzione dedicata alla guerra tra Israele e Hamas, il conflitto in Ucraina è ancora in corso. Ogni giorno ucraini e russi si scambiano migliaia di cannonate e di missili, mentre centinaia di soldati restano uccisi o feriti. Ma nessuno riesce più ad avanzare. Dall’inizio dell’anno i combattimenti hanno portato alla conquista di una superficie di territorio inferiore a quella della città di Roma. «Come nella Prima guerra mondiale, abbiamo raggiunto un livello tecnologico che ci ha portato a uno stallo», ha detto questa settimana all’Economist il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny. È la prima volta che un ufficiale ucraino di alto livello ammette che la controffensiva ucraina non ha raggiunto i suoi obiettivi.

Il fronte di guerra
Il 2023 era iniziato pieno di speranze per la causa ucraina. Le forze armate russe avevano speso molte risorse per conquistare la città di Bakhmut, nella regione orientale del paese. L’esercito di Kiev aveva avuto tempo di addestrare e armare con equipaggiamenti NATO un’imponente forza di riserva. A giugno, dopo mesi di preparativi, gli ucraini hanno avviato la loro controffensiva. Obiettivo: conquistare ampie porzioni di territorio e infliggere una seria sconfitta all’esercito russo.

Cinque mesi dopo nessuno di questi risultati è stato raggiunto. Gli ucraini sono avanzati di appena 12 chilometri sul fronte più importante, quello meridionale, che dalla cittadina di Orikhiv puntava verso il Mar Nero. Hanno riconquistato ancora meno terreno a Bakhmut, che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva annunciato di voler riconquistare.

Nel corso del mese di ottobre le principali brigate d’assalto ucraine sono state ritirate dal fronte per essere ricostituite. Le forze armate russe hanno subìto molte perdite, ma ora che gli ucraini hanno allentato la pressione sono tornate a contrattaccare. Da un mese una nuova battaglia è in corso a Avdiivka, una città fortificata vicino a Donetsk, mentre da un paio di settimane i russi hanno intensificato i loro assalti a Kupiansk, più a nord, nella regione di Kharkiv.

Gli analisti non si aspettano grandi risultati da questi attacchi. I russi incontrano gli stessi problemi che gli ucraini hanno dovuto affrontare negli ultimi mesi. Il generale Zaluzhny li ha elencati nella sua intervista all’Economist: i droni permettono di avvistare per tempo ogni concentrazione di truppe nemiche e le moderne munizioni di precisione permettono di colpirle ancora prima che inizi l’attacco. «Sui nostri monitor vedevamo 140 veicoli russi in fiamme, tutti colpiti entro quattro ore da quando erano entrati a portata di tiro della nostra artiglieria», ha detto Zaluzhny parlando della battaglia di Avdiivka.

Ma il solo fatto che la Russia possa compiere questi contrattacchi sembra indicare che la controffensiva ucraina al momento ha cessato di essere una minaccia e che la Russia ha ancora risorse per proseguire il conflitto.

Il fronte interno
I civili ucraini continuano a pagare un prezzo molto alto per le conseguenze del conflitto. Con l’intensificarsi degli attacchi russi, il governatore distrettuale di Kupiansk ha ordinato l’evacuazione di tutte le famiglie con minori.

In una mattina soleggiata, con una temperatura fuori stagione sopra i 15 gradi, Aleksandr Kutepov guida il piccolo convoglio della Croce rossa di Kharkiv arrivato a evacuare un primo gruppo di civili. Ex pilota di rally, aggira abilmente le buche piene d’acqua che riempiono le strade distrutte dal passaggio dei veicoli blindati. Nel villaggio di Kyrylivka, a pochi chilometri dal fronte, alcune anziane protestano: nei prossimi giorni sarà il loro turno, ma non vogliono partire. «Se fosse per noi avremmo già portato via tutti di qui. Proviamo a spiegargli che portarli via più avanti, quando la situazione sarà più pericolosa, metterà a rischio anche le nostre vite. Ma non è facile convincerli. Molti non hanno dove andare».

Civili evacuati nel distretto di Kupiansk (foto Marco Cordone)

Nel frattempo a Kupiansk, come nel resto dell’Ucraina, la popolazione attende preoccupata l’arrivo dell’inverno. Teme una ripetizione di quanto avvenuto l’anno scorso, quando i bombardamenti russi sulla rete elettrica hanno costretto milioni di persone a trascorrere giorni interi al buio e al freddo. I danni inflitti sono stati così gravi che, dicono gli esperti, se la temperatura dovesse scendere sotto i -7 gradi, bisognerà ricorrere a black out programmati.

La campagna di bombardamenti da parte della Russia non è ancora iniziata, complici forse le temperature più alte della media stagionale, ma la frequenza degli attacchi sta tornando ad aumentare. Giovedì notte, la Russia ha lanciato 38 droni kamikaze contro le principali città ucraine. L’attacco più grande da oltre un mese.

Il fallimento della controffensiva, l’arrivo dell’inverno e il nuovo conflitto a Gaza, che allontana l’attenzione politica e mediatica dall’Ucraina, sono tutte pessime notizie per l’Ucraina e iniziano ad avere alcuni lievi effetti sul morale della popolazione. Secondo un sondaggio dell’Istituto di sociologia di Kiev fatto durante la prima settimana di ottobre, la percentuale di ucraini che dicono di essere disposti ad accettare la cessione di territori in cambio della pace è salita dal 9 per cento dello scorso gennaio al 14 per cento.

L’assoluta maggioranza della popolazione sostiene ancora il conflitto e nessuna delle principali forze politiche presenti nel paese propone apertamente una soluzione diversa dalla riconquista di tutti i territori occupati. Ma è una situazione che potrebbe cambiare: molto dipenderà anche dal sostegno degli alleati occidentali, che al momento sembra solido ma che potrebbe risentire dell’attenzione rivolta nelle ultime settimane alla guerra tra Israele e Hamas.