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  • Domenica 9 luglio 2023

Nel suo viaggio in Europa Biden dovrà fare molta diplomazia 

Soprattutto al vertice della NATO a Vilnius, dopo la decisione contestata di inviare bombe a grappolo all'Ucraina

(AP Photo/Patrick Semansky)
(AP Photo/Patrick Semansky)
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Domenica il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parte per un viaggio ufficiale di cinque giorni in Europa: il suo impegno principale sarà il vertice della NATO, l’alleanza militare che comprende buona parte dei paesi occidentali, a Vilnius, la capitale della Lituania. Il viaggio era previsto da tempo, ma ha assunto tutta un’altra rilevanza diplomatica dopo la contestata decisione degli Stati Uniti di inviare bombe a grappolo all’Ucraina, armi note per causare gravi lesioni ai civili e proibite da una Convenzione dell’ONU firmata da oltre 100 paesi, tra cui non ci sono però Stati Uniti, Ucraina e Russia.

Biden dovrà cercare di appianare le divisioni interne all’alleanza e di convincere i suoi membri della necessità di continuare sostenere militarmente l’Ucraina in modo coeso, con una complessa operazione diplomatica che, hanno scritto Jonathan Lemire e Eli Stokols, corrispondenti di Politico dalla Casa Bianca, «potrebbe avere un impatto profondo sulle alleanze internazionali e alterare radicalmente il corso della guerra stessa».

Il viaggio di Biden comincerà a Londra, nel Regno Unito, con il suo primo incontro ufficiale con re Carlo III al castello di Windsor, una delle residenze ufficiali della monarchia britannica: ci si aspetta che i due parlino soprattutto di cambiamento climatico. Biden incontrerà poi il primo ministro britannico Rishi Sunak e martedì andrà a Vilnius, dove fino a mercoledì si terrà il vertice della NATO. Giovedì Biden concluderà la sua visita a Helsinki, la capitale della Finlandia, per un incontro coi governi dei Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e per celebrare l’entrata della Finlandia nella NATO.

La Finlandia è l’ultimo paese ad essere entrato a far parte dell’alleanza (insieme alla Svezia, la cui adesione è però momentaneamente bloccata dall’opposizione della Turchia e in misura minore dell’Ungheria). La visita di Biden a Helsinki ha un forte valore simbolico dal punto di vista diplomatico: l’ultima visita ufficiale nel paese di un presidente degli Stati Uniti era stata nel 2018, quando il presidente Donald Trump aveva incontrato il presidente russo Vladimir Putin e, dopo ore di colloquio, aveva dichiarato di credere alle smentite di Putin sulle interferenze della Russia nelle elezioni del 2016, contrariamente a quanto sostenuto da alcune agenzie di intelligence statunitensi.

Il momento diplomaticamente più importante della visita di Biden in Europa dovrebbe essere mercoledì al vertice dell’alleanza, quando è previsto che faccia un discorso all’università di Vilnius che con tutta probabilità si concentrerà sull’opportunità di continuare a sostenere militarmente l’Ucraina. È una questione su cui alcuni stati membri della NATO hanno espresso in più occasioni diversi dubbi, soprattutto perché la guerra è in una situazione di stallo da molti mesi, e nonostante l’invio delle armi sul campo non ci sono state ancora evoluzioni in grado di cambiarne le sorti.

Biden dovrà fare i conti con perplessità ancora maggiori, ora che ha deciso di inviare all’Ucraina un’arma che quasi tutti gli stati membri dell’alleanza considerano vietata.

Biden potrebbe far leva sulla necessità di sostenere con più intensità la controffensiva ucraina prima che arrivino il freddo, il fango e poi la neve, che potrebbero rallentare le operazioni militari di entrambe le parti prolungando la situazione di stallo in cui si trova da tempo il conflitto. Potrebbe inoltre enfatizzare l’importanza della coesione che in questo anno e mezzo di guerra ha dimostrato di avere la NATO, un’alleanza che fino a prima dell’inizio dell’invasione russa molti consideravano ormai inutile e che solo quattro anni fa il presidente francese Emmanuel Macron aveva definito «cerebralmente morta». Biden potrebbe insistere sul fatto che nell’ultimo anno e mezzo l’alleanza ha mostrato non solo di essere coesa e necessaria, ma di essersi rafforzata, espandendosi con l’ingresso di nuovi membri.

Biden potrebbe infine insistere sulle difficoltà della Russia – non solo quelle militari sul campo, ma anche il recente ammutinamento di un pezzo dell’esercito con la rivolta del gruppo Wagner – per sostenere che siano una prova di quanto la coesione e il rafforzamento dell’alleanza abbiano avuto un impatto concreto, alimentando una resistenza abbastanza tenace da creare confusione nell’esercito russo, anche ai livelli più alti. Quest’ultima è un’argomentazione utilizzata da alcuni analisti che si sono detti favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nella NATO.

Parte di queste argomentazioni sono già state usate dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan nella conferenza stampa in cui venerdì ha annunciato l’invio delle bombe a grappolo all’Ucraina. In quell’occasione Sullivan ha detto che gli Stati Uniti sono intenzionati a sostenere l’Ucraina con «una quantità eccezionale di armi» e ha aggiunto: «crediamo di essere stati in grado di organizzare una risposta vigorosa, concertata e dinamica all’aggressione della Russia».

Un’altra questione su cui Biden dovrà fare molta diplomazia riguarda la possibilità di invitare l’Ucraina a diventare membro dell’alleanza, come previsto dalle modalità di ingresso. La questione è fonte di grosse divisioni interne, soprattutto tra Francia e Germania, rispettivamente favorevole e contraria, ma non ci si aspetta che verrà presa qualche decisione questa settimana. Rachel Rizzo, del centro studi Atlantic Council, ha detto a Politico che «la NATO deve presentare un fronte coeso a questo vertice: l’approccio più semplice è quello di rispondere solo alle domande a breve termine, mentre le questioni più importanti, che richiedono il consenso degli alleati, verranno un po’ accantonate».

Al vertice della NATO si discuterà anche dell’adeguamento del budget di spesa militare dei paesi membri a oltre il 2 per cento del PIL, lo standard richiesto dalla NATO e mai raggiunto da alcuni paesi aderenti, tra cui la Germania.

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