Ci sono canzoni che nascono nei sogni

Sono vari i musicisti che dicono di essere stati ispirati durante il sonno, da cui tra le altre sono nate “Yesterday” ed “Every Breath You Take”

Fermo immagine del video di "It's The End Of The World As We Know It (And I Feel Fine)" dei R.E.M.
Fermo immagine del video di "It's The End Of The World As We Know It (And I Feel Fine)" dei R.E.M.
Caricamento player

Purple Haze”, una delle canzoni più famose di Jimi Hendrix, è basata su un sogno in cui il celebre chitarrista si era immaginato di camminare nelle acque del mare circondato da una foschia viola. Johnny Cash ebbe l’idea di inserire le trombe in stile mariachi all’inizio della sua “Ring of Fire” grazie a un sogno, e si deve sempre a un sogno anche il testo della famosa “It’s the End of the World As We Know It (And I Feel Fine)” dei R.E.M., ispirata a una festa che aveva sognato il cantante Michael Stipe. Più di recente, hanno fatto sapere di essere stati ispirati da alcuni sogni per certe loro canzoni sia i Killers che Florence + the Machine e St. Vincent.

Come ha raccontato in un recente articolo l’Economist, sono molte le musiciste e i musicisti che hanno detto di essersi svegliati nel cuore della notte per scrivere o registrare parole e melodie che avevano immaginato nel dormiveglia: può dipendere dal loro stile di vita, ma anche dal fatto che il loro cervello sia molto abituato a rielaborare quello che fanno ogni giorno.

Barry Gibb dei Bee Gees, uno tra i gruppi più noti e innovativi nella storia della musica pop, ha detto che alcune delle sue melodie migliori gli vengono di notte, mentre dorme, motivo per cui tiene sempre a portata di mano un piccolo registratore. La cantautrice e tastierista Christine McVie ha raccontato una cosa simile a proposito della nascita di “Songbird”, che scrisse nel 1977 per i Fleetwood Mac. «La canzone era lì nella mia testa: le note, i testi, la melodia, tutto», ha detto citata dall’Economist McVie: «La suonai in camera mia ma non avevo niente per registrarla, quindi dovetti stare sveglia tutta la notte per non dimenticarmela».

Sono nate da sogni sia “The Prophet’s Song” dei Queen che “(I can’t get no) Satisfaction” dei Rolling Stones e alcune canzoni dell’ultimo disco di Paul Simon, che ad aprile ha raccontato a Vulture sia di aver sognato il titolo Seven Psalms, sia di essersi svegliato diverse volte nel mezzo della notte per scrivere musica e testi che gli erano venuti in mente mentre dormiva. In un’intervista data all’Independent nel 1993, anche Sting disse di essersi svegliato all’improvviso con in testa le parole “Every breath you take… I’ll be watching you”, quelle che danno il nome a una famosissima (e controversa) canzone dei Police.

Tra le più note canzoni venute fuori durante il sonno ce ne sono alcune scritte da Paul McCartney e John Lennon, i principali compositori dei Beatles. “Let it be” fu ispirata da un sogno che McCartney raccontò di aver avuto su sua madre «tra il sonno profondo e l’insonnia»; Lennon invece sognò una frase senza senso che poi finì nella canzone “#9 Dream”, contenuta nel suo nono disco da solista. Tra le altre cose, McCartney raccontò di aver scritto appena dopo essersi svegliato di notte anche la melodia di “Yesterday”, una delle canzoni più famose di tutti i tempi: «Mi buttai giù dal letto, cercai di capire in che chiave l’avevo sognata, e la suonai».

– Leggi anche: Uscirà una nuova canzone dei Beatles

Sognarsi una canzone e poi essere in grado di scriverla comunque non è una cosa che succede facilmente a chiunque: è molto più probabile che capiti a musiciste e musicisti, che si occupano di musica tutto il giorno e soprattutto hanno le capacità per tradurre i sogni in musica. McCartney per esempio era un compositore molto prolifico, ma in ogni caso poi gli ci volle ancora un anno e mezzo per completare “Yesterday”, scriverne il testo e registrarla (fu pubblicata nel 1965). Dipese anche dal fatto che non fosse convinto di averla scritta effettivamente lui: McCartney raccontò infatti di aver pensato che magari l’aveva già sentita da qualche parte e di essere andato in giro per settimane a suonarla davanti ad altre persone per accertarsi di non averla copiata.

L’Economist ricorda che la fase tra la veglia e il sonno e quello tra il sonno e la veglia sono fasi a cui sono associate attività cerebrali particolari, tra cui allucinazioni e paralisi. Per i musicisti tuttavia possono essere momenti che contribuiscono al processo creativo, visto che mentre dormiamo, per semplificare molto, il nostro cervello rielabora le informazioni che contiene e quelle che ha sperimentato di recente.

L’apprezzato tastierista, cantante e compositore statunitense Bruce Hornsby ha raccontato che spesso è proprio «nel passaggio dalla semi-veglia al sonno leggero» che gli vengono idee per nuove canzoni. «Mi sembra che il mio inconscio mi segnali quando il testo [di una canzone] non è abbastanza convincente», ha detto Hornsby, che ha aggiunto di avere una serie di bigliettini sparsi attorno al letto con i suoi appunti. Nel Settecento anche il compositore Giuseppe Tartini raccontò di aver avuto l’idea per la sua “Sonata per violino in sol minore” da un sogno sul diavolo: si convinse che quella che finì per trascrivere, più nota come “Il trillo del diavolo”, fosse molto meno bella di quella che aveva sognato.