L’obiettivo della missione della Chiesa in Ucraina

Se ne parla per la visita in Ucraina del cardinale Zuppi, ma è molto circoscritto e lontano dai proclami di qualche mese fa

(Kirill Chubotin/Ukrinform via ZUMA Press Wire)
(Kirill Chubotin/Ukrinform via ZUMA Press Wire)
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Fra martedì e mercoledì una delegazione della Chiesa cattolica guidata da Matteo Zuppi, capo dell’assemblea dei vescovi italiani, ha visitato l’Ucraina e incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nei prossimi giorni, anche se non è ancora chiaro quando, la delegazione andrà in Russia per parlare con alcuni membri dell’amministrazione di Vladimir Putin. È la prima volta dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina che la Chiesa cattolica organizza una missione del genere, ma al momento è difficile capire se porterà a qualche risultato concreto.

Negli scorsi mesi la Chiesa aveva più volte lasciato intendere di volere proporre un piano per raggiungere una pace fra Russia e Ucraina, di cui però non era emerso alcun dettaglio. L’obiettivo di questa missione sembra assai più circoscritto: la Chiesa ha spiegato che intende «ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni», e poi fare lo stesso con quelle russe.

Negli ultimi decenni la Chiesa ha spesso fatto da intermediaria durante importanti conflitti internazionali, per via della sua radicata presenza un po’ in tutto il mondo e di un certo rispetto che ottiene il suo personale diplomatico. Una decina d’anni fa Papa Francesco e i suoi collaboratori avevano facilitato la normalizzazione dei rapporti diplomatici fra Stati Uniti e Cuba – poi cancellata dall’amministrazione di Donald Trump – mentre nei primi anni Novanta proprio Zuppi fu fra i dirigenti della Chiesa a mediare un accordo di pace che concluse la guerra civile in Mozambico.

Al momento però non sembra esistano dei margini per un negoziato. Sia perché la Russia fin dall’inizio dell’invasione non ha dimostrato alcuna vera disponibilità a un compromesso, nonostante generici auspici di Putin e di vari altri membri del governo. Sia perché la Chiesa cattolica non sembra potere esercitare una grande pressione nel dibattito pubblico dei due paesi, entrambi a maggioranza ortodossa.

Dall’inizio dell’invasione inoltre «la “equivicinanza” mostrata in questi mesi da Papa Francesco al popolo ucraino e al popolo russo non gli ha permesso di parlare con Putin e ha creato diffidenza a Kiev», ha scritto il vaticanista Iacopo Scaramuzzi su Repubblica. In altre parole: nel tentativo di tenere un canale aperto sia con la Russia sia con l’Ucraina, il Papa ha finito per non guadagnare la fiducia di nessuno dei due. A metà maggio in una intervista con alcuni giornalisti italiani Zelensky aveva risposto a una domanda sulla possibile mediazione della Chiesa dicendo che «non abbiamo bisogno di mediatori tra l’Ucraina e l’aggressore che ha preso e occupato i nostri territori».

Anche per questo lo scopo della missione rimane molto limitato: i giornali parlano del fatto che Zuppi potrebbe offrire l’impegno della Chiesa cattolica per rimpatriare una parte dei bambini ucraini rapiti dall’esercito russo e trasferiti in Russia durante l’invasione di questi mesi. Secondo le stime del governo ucraino la Russia avrebbe rapito circa 20mila bambini ucraini, spesso sottraendoli alle loro famiglie. Lunedì Zuppi ha incontrato il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Dmytro Lubinets, e secondo l’Agensir «il tema principale della conversazione che ha avuto luogo presso il Centro per la protezione dei diritti dei bambini è stato il ritorno dei bambini e dei prigionieri civili deportati in Russia».

Martedì Zuppi ha incontrato Zelensky, ma dopo l’incontro non è stato diffuso alcun comunicato sui temi di cui si è parlato. Avvenire, che sta seguendo il viaggio di Zuppi con un inviato, si è limitato a scrivere che l’incontro è stato «cordiale».

Sul Corriere della Sera il vaticanista Gian Guido Vecchi ha scritto che Zuppi e la Chiesa a breve andranno in Russia per una visita di stato che «dovrebbe portare l’inviato del Papa a incontrare almeno il patriarca ortodosso Kirill e un esponente del Cremlino». Kirill è la massima autorità della Chiesa ortodossa russa, ed è uno strettissimo alleato di Putin. Papa Francesco lo ha incontrato nel 2016 e da allora ha spesso evitato di criticarlo in pubblico, verosimilmente sia per mantenere attivi i rapporti con la Chiesa ortodossa russa, sia per avere un canale indiretto di comunicazione con Putin.