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  • Giovedì 1 giugno 2023

Si può togliere all’Ungheria la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea?

Se ne discute da tempo a causa delle politiche autoritarie del governo di Viktor Orbán, ma non è chiaro come fare

(Brandon Bell/Getty Images)
(Brandon Bell/Getty Images)

Fra un anno il governo ungherese dovrebbe assumere la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo con poteri legislativi in cui siedono i rappresentanti dei 27 governi dei paesi membri. La presidenza del Consiglio spetta a turno a tutti i paesi: l’ultima volta per l’Italia fu nel 2014, mentre la sua prossima presidenza è prevista per il 2028.

In molti dentro le istituzioni europee si stanno però chiedendo se abbia senso che un incarico del genere possa essere gestito da un paese semi-autoritario, il cui governo di estrema destra litiga con le istituzioni europee ormai da anni su temi come i diritti civili, quelli delle minoranze e il rispetto dell’indipendenza di giornali e magistrati. Il conflitto è arrivato a tal punto che la Commissione Europea ha sospeso gran parte dei fondi provenienti dal bilancio pluriennale dell’Unione che spetterebbero all’Ungheria.

«Non è una contraddizione inconciliabile, detenere la presidenza di turno del Consiglio e violare sistematicamente i valori dell’Unione?», si è chiesto su Twitter Alberto Alemanno, esperto di trasparenza e fondatore dell’organizzazione The Good Lobby.

– Leggi anche: Tutto quello che non si può fare in Ungheria

La presidenza del Consiglio viene assegnata a turno a tutti gli stati membri per fare in modo che ciascuno di loro sia coinvolto, più o meno una volta ogni 15 anni, nella gestione diretta del governo delle istituzioni europee. Il paese che la detiene dirige i lavori preparatori delle riunioni del Consiglio, quindi di fatto detta l’agenda politica del Consiglio e di riflesso quella delle altre istituzioni (avendo potere legislativo, tutte le principali norme devono passare dall’approvazione del Consiglio). Come spiega lo stesso Consiglio nel suo sito ufficiale, gestire la presidenza «è stato paragonato da qualcuno all’organizzazione di una cena a casa propria: ci si assicura che gli ospiti passino una serata in armonia, che esprimano delle opinioni diverse durante il pasto ma che poi si lascino in rapporti amichevoli».

Alcuni paesi riescono a ottenere risultati assai concreti durante la propria presidenza. Nel 2020, per esempio, durante le prime settimane della presidenza di turno tedesca, fu approvato il Next Generation EU, chiamato anche Recovery Fund, il principale strumento finanziario per contrastare la crisi economica innescata dalla pandemia.

Giovedì il Parlamento Europeo voterà una mozione per discutere ufficialmente la possibilità che all’Ungheria non venga assegnata la presidenza di turno del Consiglio. In una bozza della mozione ottenuta da Reuters si legge che il Parlamento «mette in discussione il fatto che l’Ungheria sia in grado di adempiere credibilmente a questo incarico, alla luce delle violazioni delle norme europee». Ci si aspetta che la mozione sia approvata anche col sostegno del principale partito di centrodestra, il Partito Popolare Europeo, da cui nel 2021 è uscito dopo molte polemiche il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán, Fidesz.

Il Parlamento però non ha alcun potere di modificare l’assegnazione della presidenza di turno, che invece spetta al Consiglio.

Anche in Consiglio sono emerse le prime perplessità sulla futura presidenza ungherese, che fra l’altro dovrebbe iniziare il primo luglio del 2024, cioè subito dopo le elezioni europee del 2024, in un momento molto delicato in cui per esempio vengono decisi i vertici della Commissione Europea e del Parlamento.

«Ho dei dubbi sul fatto che l’Ungheria riesca a gestire in maniera positiva la presidenza del Consiglio», ha detto giovedì la ministra tedesca agli Affari europei, Anna Lührmann. Altri paesi, però, sono sembrati più cauti nel prendere una decisione che non avrebbe precedenti nella storia europea. «Ci aspettiamo neutralità e imparzialità da parte loro», ha detto per esempio la ministra francese per gli Affari europei, Laurence Boone.

Non è chiarissimo però né quali e quanti paesi sarebbero disposti a impedire all’Ungheria di gestire la presidenza del Consiglio, né quali siano gli strumenti a disposizione per farlo.

La scorsa settimana è uscito uno studio del rispettato think tank olandese Meijers Committee che fornisce qualche risposta: il rapporto (PDF) suggerisce per esempio che i 6 mesi della presidenza ungherese potrebbero essere spartiti fra la presidenza precedente, belga, e quella successiva, cioè quella polacca (o addirittura quella ancora successiva, cioè quella danese, per via di una condizione simile all’Ungheria in cui si trova la Polonia).

Oppure potrebbe essere il Consiglio Europeo, cioè l’organo che raduna i 27 capi di stato o di governo, a prendere una decisione in merito: richiederebbe però un voto all’unanimità, come nella stragrande maggioranza degli ambiti in cui lavorano il Consiglio dell’Unione Europea o il Consiglio Europeo. In quel caso però bisognerebbe convincere tutti gli altri paesi europei: anche quelli che rischiano di trovarsi nella stessa situazione dell’Ungheria in futuro, come per esempio la Polonia.