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  • Martedì 18 aprile 2023

Il processo per diffamazione contro Fox News è già finito

La più famosa tv americana di destra e l'azienda informatica che le aveva fatto causa hanno fatto un accordo all'inizio del processo

Fox News (AP Photo/Yuki Iwamura, File)
Fox News (AP Photo/Yuki Iwamura, File)
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Il processo per diffamazione contro Fox News, cominciato dopo una causa avviata dall’azienda informatica Dominion Voting Systems, si è concluso poco dopo il suo inizio perché le parti hanno raggiunto un accordo extra-giudiziale da 787,5 milioni di dollari. Eric Davis, il giudice del Tribunale superiore del Delaware, lo stato americano dove si stava svolgendo il processo, è intervenuto durante l’udienza dicendo che le parti avevano «risolto il loro caso».

Fox News, la più famosa e influente tv di destra degli Stati Uniti, ha fatto sapere di essere soddisfatta di aver raggiunto «amichevolmente» una soluzione con Dominion dicendo anche che questo accordo «riflette il continuo impegno di Fox verso i più alti standard giornalistici». L’amministratore delegato di Dominion, John Poulos, ha definito l’accordo «storico». Ha detto che Fox News ha ammesso di aver mentito («Fox ha ammesso di aver detto bugie su Dominion che hanno causato enormi danni alla mia società») e che la rete televisiva «ora comprende le conseguenze della diffusione di falsità».

Dominion Voting Systems, che produce hardware e software per il voto elettronico, aveva chiesto 1,6 miliardi di dollari di danni di risarcimento a Fox News sostenendo che la rete americana l’avesse accusata ripetutamente, e ingiustamente, di avere preso parte a una frode elettorale per favorire Joe Biden nelle elezioni presidenziali del 2020, danneggiando il candidato Repubblicano e presidente uscente Donald Trump. Fox News in questi anni ha appoggiato con forza il partito Repubblicano e le sue frange più estreme, nonché l’ex presidente Trump, con pratiche giornalistiche molto aggressive e spesso poco aderenti al racconto della realtà.

Al di là dell’ingente richiesta danni, il processo aveva attirato grandi attenzioni per le sue implicazioni sia sul piano mediatico – Fox News è la rete più vista fra i canali all news degli Stati Uniti, e questo è il caso più grande che l’abbia mai riguardata – sia sul piano politico. Si pensava infatti che durante il processo si sarebbe discusso dei limiti del primo emendamento, l’articolo della Costituzione americana che garantisce la libertà di espressione. Col tempo i giudici americani hanno stabilito che va garantita a chi dice certe cose in buona fede, in estrema sintesi. La tv si era appellata proprio al primo emendamento per difendere la sua condotta.

Il processo non doveva definire se le accuse ripetute a Fox News fossero vere o false. Il giudice Eric Davis aveva già chiuso questa questione quando aveva deciso di istituire il processo, rifiutando quindi la richiesta di archiviazione. Nelle motivazioni aveva scritto: «Le prove portate nel procedimento civile dimostrano in modo CHIARO ed EVIDENTE [crystal clear, scritto in maiuscolo e grassetto, ndr] che nessuna delle accuse riguardo a Dominion sulle elezioni del 2020 è vera».

Se il processo fosse andato avanti, per dimostrare la diffamazione Dominion avrebbe dovuto convincere la giuria che le affermazioni di Fox News erano state ripetute non per errore o per ignoranza della realtà, ma che quella tesi fosse frutto di “effettiva malafede” (“actual malice”), una discriminante prevista dalla legislazione americana, una delle più garantiste al mondo riguardo alla libertà di stampa, introdotta da una sentenza della Corte Suprema del 1964.