• Sport
  • Domenica 26 marzo 2023

Gli effetti del cambiamento climatico sul surf

L'innalzamento dei mari e le altre conseguenze del riscaldamento globale potrebbero cambiare la geografia di uno sport molto praticato, una buona metafora di ciò che ci attende

(Spencer Platt/Getty Images)
(Spencer Platt/Getty Images)
Caricamento player

L’esploratore e navigatore britannico James Cook fu tra i primi a descrivere la pratica del surf, dopo avere osservato alcuni polinesiani che si facevano trasportare dalle onde su rudimentali tavole di legno nell’oceano Pacifico. In seguito si sarebbero aggiunte altre fonti da altre parti del mondo su pratiche simili, che contribuirono infine alla nascita dello sport che conosciamo oggi e che viene praticato da milioni di persone, più o meno abili nel rimanere in piedi a cavallo di un’onda. Ma imparare a restare in equilibrio sulla tavola serve a poco se non si conoscono i posti giusti dove fare surf. Alcuni sono stranoti, altri tenuti il più possibile nascosti dagli appassionati, eppure molti hanno un tratto in comune: il rischio di impoverirsi di onde a causa del cambiamento climatico.

A differenza di altri ambiti in cui gli effetti del riscaldamento globale sono sempre più chiari ed evidenti, nel caso del surf ci sono ancora opinioni contrastanti. Da un lato la maggiore frequenza e intensità di venti e tempeste favorisce la formazione di grandi onde ideali per fare surf, ma dall’altro il sommarsi di altri effetti causati dal riscaldamento globale potrebbe via via ridurre la quantità di luoghi adatti a uscire in mare con la tavola per affrontare onde adeguate.

In generale, le onde si formano grazie ai venti che soffiano sopra gli oceani e che cedono parte della propria energia nell’acqua. Il moto ondoso può proseguire per centinaia di chilometri e interessare una colonna d’acqua piuttosto profonda. Quando le onde si avvicinano alla costa, il fondale diventa meno profondo, aumenta l’attrito, la colonna d’acqua si riduce e l’energia ancora presente porta l’onda a incresparsi e infine a rompersi.

La forma del fondale influisce molto su questo processo: in linea di massima più è ripido, e dunque repentina la riduzione della colonna d’acqua, più l’onda si alza mentre si rompe. A rendere possibile l’innalzamento repentino dell’onda può anche essere un elemento naturale, come una barriera corallina.

Le zone dove si formano e rompono le onde ideali per fare surf sono definite “surf break”, che a loro volta possono essere di vari tipi. Si parla di “reef break” nel caso in cui le onde si rompano in corrispondenza di una barriera corallina e di “beach break” se è la conformazione della spiaggia lungo la costa a favorire la rottura delle onde.

Florida, Stati Uniti (Joe Raedle/Getty Images)

I surf break hanno spesso una loro ciclicità, cioè portano a onde ideali per il surf solo in certi periodi, per esempio quando c’è l’alta o la bassa marea. E proprio per questo alcune ricerche stimano che a causa dell’innalzamento dei mari ci potrà essere un profondo cambiamento nella geografia del surf.

Un’analisi condotta nel 2017 su 105 aree da surf nella California, per esempio, ha stimato che entro la fine del secolo circa un terzo di quelle zone sarà a rischio di scomparire a causa dell’innalzamento del livello del mare: le onde si romperanno troppo vicino alla costa per essere cavalcate, o proprio non si formeranno come fanno oggi.

È inevitabile che con un aumento del livello dei mari alcuni surf break cambino in modo significativo. Come abbiamo visto, uno dei fattori a determinare la formazione e la rottura dell’onda è la distanza tra la superficie dell’acqua e il fondale. Con l’alzarsi del livello del mare ci si aspetta che le onde diventino più piccole, mentre altri cambiamenti deriveranno dal tipo di surf break.

Quelli che oggi dipendono dall’alta marea saranno in futuro luoghi ideali per il surf con la bassa marea, perché il livello del mare sarà mediamente più alto in quella condizione, mentre i surf break che esistono oggi solo con la bassa marea cesseranno di esistere (perché la bassa marea sarà comunque maggiore rispetto a prima a causa dell’innalzamento dei mari).

Estoril, Portogallo (Jamie McDonald/Getty Images for Laureus)

I cambiamenti nel livello dei mari, il maggiore trasporto di sedimenti da parte dei fiumi ingrossati da piogge più intense di un tempo e altri fattori influiranno inoltre sulla conformazione delle coste e dei fondali nelle loro vicinanze, determinando ulteriori modifiche che potrebbero far scomparire diversi surf break. Il fenomeno potrebbe in compenso portare alla formazione di nuovi luoghi ideali per fare surf, ma ci sarebbero comunque problemi legati per esempio alla presenza di invasioni di alghe, nei luoghi dove aumenterà di più la temperatura dell’acqua marina.

Alcuni dei surf break del Pacifico coincidono con aree dove l’aumento del livello del mare potrebbe avere gravi effetti sulle popolazioni che vivono lungo le coste. I progetti per proteggerle prevedono la costruzione di barriere di cemento e altri sistemi per ridurre il rischio di inondazioni, strutture che sancirebbero la fine del surf in molte di quelle zone. Per alcune comunità, però, il turismo derivante dal surf è la principale risorsa economica, di conseguenza è difficile trovare il giusto equilibrio tra i loro interessi economici e quelli ambientali.

Come segnala un articolo del sito Heatmap, dedicato ai problemi legati al cambiamento climatico, ci sono associazioni come Save the Waves che cercano di promuovere approcci più sostenibili e soluzioni di compromesso. Dove possibile, la ricostruzione di dune di sabbia lungo le spiagge o l’introduzione di leggi apposite per proteggere i surf break sono considerate soluzioni per mitigare il problema. Il surf è però praticato da un numero ridotto di persone, di conseguenza molti ritengono che le soluzioni di compromesso finiscano per favorire un’attività che giudicano frivola rispetto alla tutela delle loro abitazioni.

Save the Waves e altre organizzazioni hanno proposto allo stato della California di trasferire altrove le persone che vivono nella zone costiere a rischio. Secondo alcune stime una parte importante sarà comunque resa inaccessibile dall’aumento del livello del mare entro il 2050, di conseguenza si dovrebbero avviare attività per incentivare i trasferimenti.

Forse dal futuro del surf non dipenderà la capacità del genere umano di sopravvivere al riscaldamento globale, ma la vicenda è esemplare per ricordarsi quanto il cambiamento climatico ci ponga ogni giorno davanti a scelte difficili dove spesso i vincitori di oggi saranno i perdenti di domani e viceversa.