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  • Venerdì 10 marzo 2023

Sembra che i narcos abbiano chiesto scusa per i quattro statunitensi rapiti in Messico

Consegnando alle autorità cinque uomini apparentemente responsabili del rapimento in cui sono morte tre persone

Un soldato messicano a Matamoros (AP Photo)
Un soldato messicano a Matamoros (AP Photo)
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Cinque uomini sono stati trovati mercoledì sdraiati con la faccia a terra e con le mani legate a Matamoros, la città messicana dove alcuni giorni fa erano stati rapiti quattro cittadini statunitensi, due dei quali sono poi stati ritrovati morti. Assieme ai cinque uomini, tutti vivi, è stato lasciato un messaggio scritto in cui il cartello del narcotraffico che domina la città, il Cartello del Golfo (“Cartel del Golfo”), chiedeva scusa per la morte dei due americani (e di una cittadina messicana che si trovava nei dintorni) e sosteneva di voler consegnare alle autorità i cinque responsabili del rapimento e dell’assassinio.

La consegna dei cinque uomini e il messaggio di scuse sono un sviluppo notevole di una vicenda iniziata la settimana scorsa, quando quattro cittadini statunitensi entrati in Messico a bordo di un minivan erano stati rapiti a Matamoros, una città sulla frontiera con gli Stati Uniti dove le attività dei gruppi narcotrafficanti sono molto estese. I quattro americani erano Latavia McGee, Eric Williams, Shaeed Woodard e Zindell Brown, ed erano entrati in Messico perché una di loro, McGee, aveva deciso di andare a Matamoros per una addominoplastica, cioè la riduzione per via chirurgica del grasso addominale.

I quattro erano da poco entrati in città quando il loro minivan era stato fermato da altri veicoli, probabilmente appartenenti a narcotrafficanti. Secondo le ricostruzioni dei media messicani c’era stato un inseguimento e i presunti narcos avevano sparato contro i quattro americani. Alla fine, gli americani sono stati presi e rapiti. Sui social network sono circolati video in cui i quattro americani venivano fermati violentemente, trascinati su un furgone e portati via.

Secondo le ricostruzioni due degli americani, Woodard e Brown, sono stati feriti gravemente durante l’inseguimento e sono morti poco dopo.

Per alcuni giorni sia il governo messicano sia il governo statunitense hanno avviato un’imponente operazione di ricerca dei quattro rapiti (inizialmente non si sapeva che Woodard e Brown fossero già morti), con decine di agenti e mezzi delle forze speciali arrivati da tutto il Messico. In breve tempo il caso ha assunto anche un carattere diplomatico: sono intervenuti sia il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador sia quello statunitense Joe Biden.

Alcuni giorni dopo il rapimento i quattro americani sono stati ritrovati in un capanno isolato fuori Matamoros, dove erano stati portati sia McGee e Williams sia i cadaveri di Woodard e Brown. I due sopravvissuti e le due salme sono stati riportati nel giro di poche ore negli Stati Uniti. I media messicani ritengono che sia stato lo stesso Cartello del Golfo ad avvertire le autorità, per ridurre la pressione della polizia e delle forze dell’ordine sui suoi affiliati.

Il capanno dove sono stati ritrovati i quattro statunitensi (EPA/STRINGER)

Non è ancora chiaro perché i quattro americani siano stati fermati in maniera così violenta dai narcotrafficanti e due di loro siano stati uccisi. L’ipotesi più probabile è che si trovassero nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che i narcotrafficanti li abbiano scambiati per qualcun altro. A Matamoros il gruppo criminale più potente, che gestisce un’ampia rete di estorsioni e minacce oltre che di traffici di droga, è il Cartello del Golfo. Ma in città ci sono due fazioni appartenenti allo stesso cartello che si contendono il controllo delle estorsioni sulle attività cittadine. Per questo, è relativamente frequente che i narcos fermino per la strada veicoli che reputano sospetti, per fare estorsioni o per ostacolare i membri della fazione avversaria.

Una di queste due fazioni, il Gruppo Scorpioni del Cartello del Golfo, è apparentemente l’autrice del messaggio trovato assieme ai cinque uomini legati. Il messaggio dice:

«Il Cartello del Golfo, gruppo Escorpiónes, condanna energicamente i fatti di venerdì 3 marzo, quando sfortunatamente è morta una persona innocente, madre e lavoratrice, e sono stati rapiti 4 cittadini americani due dei quali sono morti. Per questo abbiamo deciso di consegnare i coinvolti e responsabili di questi fatti, che in ogni momento hanno agito per conto proprio e in maniera indisciplinata nei confronti delle regole secondo cui il Cartello del Golfo ha sempre agito».

Il messaggio prosegue con le scuse del cartello e con la promessa che errori simili «provocati dalla scarsa disciplina» non si ripeteranno.

Non si sa ancora chi siano i cinque uomini consegnati alle autorità, né se davvero il messaggio lasciato assieme a loro sia stato scritto dal Gruppo Scorpioni. È già successo nel passato che un gruppo di narcotrafficanti addossasse ad altri la responsabilità di crimini particolarmente gravi ed efferati.

Un messaggio di scuse da parte dei narcos, con tanto di consegna dei presunti colpevoli, è comunque un fatto molto inusuale, benché non del tutto inedito. È molto probabile che, chiunque ne sia l’autore, il messaggio sia una risposta al grande clamore mediatico causato dal caso dei quattro americani rapiti, e in particolare al coinvolgimento degli Stati Uniti, il cui governo e le cui agenzie federali negli scorsi giorni hanno partecipato alle attività di ricerca e cattura dei responsabili.

I narcos messicani temono molto le agenzie federali statunitensi come la DEA, l’agenzia antidroga, o l’FBI, perché oltre a essere più efficienti dei loro corrispettivi messicani sono anche meno vulnerabili alla corruzione: per i cartelli del narcotraffico, di solito, uccidere cittadini statunitensi significa passare guai molto seri, perché il governo degli Stati Uniti persegue con molta durezza i responsabili, anche in territorio messicano.

Per questo, benché l’ampia frontiera tra Messico e Stati Uniti sia il luogo dove si concentra il grosso delle attività criminali di traffico della droga e benché le città messicane di frontiera, come Matamoros, siano eccezionalmente pericolose, i cittadini americani di solito possono muoversi con una relativa tranquillità (ovviamente entro certi limiti). Nel 2021, l’ultimo anno di cui ci sono dati disponibili, soltanto 75 cittadini statunitensi sono stati uccisi in Messico e quelli uccisi da gruppi di narcotrafficanti sono stati una manciata.

I cittadini messicani vittime di omicidio sono ogni anno circa 30.000, soprattutto a causa delle violenze legate al narcotraffico.