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  • Venerdì 3 marzo 2023

In Colombia 79 poliziotti sono stati presi in ostaggio e poi liberati dai manifestanti

Due persone sono morte negli scontri: contadini e popolazione indigena protestano contro un'azienda petrolifera

Soldati colombiani sulla strada per San Vicente del Caguan (Photo by Carlos Villalon/Getty Images.)
Soldati colombiani sulla strada per San Vicente del Caguan (Photo by Carlos Villalon/Getty Images.)
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Le proteste dei contadini e delle popolazioni indigene di un piccolo centro del sud della Colombia si sono trasformate, fra giovedì e venerdì, in gravi scontri con la polizia che proteggeva i lavori di un’azienda petrolifera. A Los Pozos, vicino a San Vicente del Caguan, un poliziotto e un contadino sono stati uccisi, mentre 79 agenti della squadra speciale antisommossa sono stati tenuti in ostaggio per oltre un giorno dai manifestanti.

È servito l’intervento del governo per arrivare alla loro liberazione, arrivata nella notte di venerdì e annunciata dal presidente colombiano Gustavo Petro, che aveva inviato sul posto delegazioni del ministero della Difesa, del ministero dell’Interno e dell’Esercito. Fra gli ostaggi c’erano anche nove dipendenti dell’azienda petrolifera Emerald Energy.

I manifestanti nella provincia di Caquetá protestano ormai da venti giorni e in passato avevano attuato alcuni blocchi stradali. La situazione è diventata più tesa nelle prime ore di giovedì, per motivi ancora non totalmente chiariti: i manifestanti avrebbero incendiato alcune strutture utilizzate dall’impresa petrolifera. A quel punto sarebbe intervenuta la polizia antisommossa, conosciuta come ESMAD, che in Colombia è stata accusata in passato di numerosi abusi.

San Vicente del Caguan, il centro più vicino agli scontri (Photo by Carlos Villalon/Getty Images.)

Negli scontri che sono seguiti sono morti il poliziotto Ricardo Arley Monroy Prieto, colpito al collo con un machete mentre «era impegnato a proteggere le strutture della Emerald Energy» e il manifestante Reinel Arévalo, per una ferita da arma da fuoco. Altri sette agenti di polizia sono stati feriti, secondo fonti locali.

I manifestanti hanno poi attaccato le strutture della compagnia petrolifera con bottiglie molotov e hanno preso in ostaggio i 79 poliziotti e i 9 impiegati. Li hanno tenuti in ostaggio per oltre 24 ore, durante le quali sono sempre stati «in buone condizioni» e hanno ricevuto cibo e acqua, secondo quanto riferito da fonti del governo. Non sono ancora state rese note eventuali condizioni che hanno portato al rilascio, ma il presidente Petro in un messaggio sui social ha detto: «Voglio ribadire a tutto il movimento contadino che questo è un governo con cui si può dialogare».

La protesta ha come oggetto alcuni lavori che la compagnia petrolifera, che dipende dall’azienda statale cinese Sinochem, si era impegnata a svolgere sin dal 2018 negli accordi che le permettevano la ricerca ed estrazione del petrolio nella zona. In particolare i manifestanti, per lo più appartenenti a popolazioni indigene, chiedono che vengano asfaltati 42 chilometri di strade della zona e che vengano realizzate una serie di infrastrutture. Questo genere di proteste è piuttosto comune in Colombia nelle zone dove esistono installazioni minerarie e petrolifere: le comunità locali chiedono che le società si occupino di migliorare le infrastrutture dei luoghi interessati.

La polizia presente nella zona ha segnalato che fra i manifestanti potrebbe esserci un gruppo di combattenti delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie che per decenni hanno combattuto contro il governo: si tratterebbe di un gruppo dissidente che ha rifiutato l’accordo di pace del 2016 e che potrebbe essere stato centrale nel rendere più violenti gli scontri.