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  • Martedì 14 febbraio 2023

Il ruolo delle italiane nelle coppe europee

La crescente disparità tra le squadre di calcio rende i tornei sempre meno competitivi, almeno per quanto riguarda la Champions League

Sandro Tonali e Raheem Sterling in Milan-Chelsea (Marco Luzzani/Getty Images)
Sandro Tonali e Raheem Sterling in Milan-Chelsea (Marco Luzzani/Getty Images)
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Dopo oltre tre mesi di interruzione, le coppe del calcio europeo riprendono questa settimana, da stasera, con i primi turni a eliminazione diretta. Per le squadre partecipanti inizia di fatto una nuova fase della stagione, che potrà arricchirla con nuovi risultati, o comprometterla se le cose dovessero andare male, visto che la frequenza degli impegni aumenterà ulteriormente, e così le fatiche tra una partita e l’altra.

Nel torneo più ricco e competitivo, la Champions League, l’Italia torna ad avere tre squadre agli ottavi di finale: Napoli, Inter e Milan, con quest’ultima che ci ritorna per la prima volta dopo nove anni di assenza. I sorteggi hanno dato loro delle possibilità concrete per il passaggio del turno. Il Napoli, primo in Serie A, giocherà contro l’Eintracht Francoforte, sesto nel campionato tedesco. L’Inter, seconda in campionato, sarà contro il Porto, seconda in Portogallo. Il Milan, quinto in campionato, giocherà contro la quinta in Inghilterra, il Tottenham.

È da due anni che le italiane non arrivano ai quarti di finale, dal 2017 non giocano una finale e da tredici anni non la vincono. Nonostante sorteggi tutt’altro che proibitivi, la crescente disparità tra squadre europee confina le italiane a un ruolo marginale. Il loro obiettivo è avanzare il più possibile, ma già concludere il torneo ai quarti di finale sarebbe un risultato più che soddisfacente.

Competere con le grandi squadre europee è ogni anno più difficile. Club come Manchester City, Real Madrid e Liverpool hanno un fatturato che supera i 700 milioni di euro, e poi ce ne sono altri ancora, tra cui Paris Saint-Germain e Bayern Monaco, che non vanno sotto i 500 milioni. Queste sono anche le grandi favorite del torneo, e con ogni probabilità la vincitrice sarà una di loro (come succede da tredici anni). Delle tre italiane in Champions, l’Inter è quella con il fatturato più alto: poco meno di 310 milioni di euro, quasi la metà delle avversarie, e allo stesso tempo ha una situazione societaria tutt’altro che incoraggiante.

Negli ultimi anni in particolare le squadre italiane sono rimaste indietro, per motivi noti: mancanza di strutture di proprietà, perdita di attrattiva del campionato e preoccupanti situazioni debitorie. Tutto questo nel contesto di quello che resta comunque uno dei primi quattro campionati di calcio al mondo per seguito e introiti.

Ormai da anni le squadre italiane non possono più pensare di partecipare per vincere la Champions, o almeno provarci seriamente. Partecipano per arrivare il più in fondo possibile, spinte dalla ricerca di introiti legati ai risultati che per i loro bilanci significano moltissimo: soltanto una partecipazione agli ottavi di finale vale un premio di 9,6 milioni di euro, e con una qualificazione ai quarti si arriva a 12,5. A questi premi si aggiungono poi quelli ricevuti per aver giocato fin qui — altrettanto consistenti — e la ricca ripartizione dei diritti televisivi.

I tornei in cui le squadre di Serie A possono competere per vincere in questi anni sono diventati quelli minori: l’Europa League e la Conference League, con quest’ultima che è stata introdotta un anno fa proprio per permettere alle squadre dei campionati minori di giocare in una competizione internazionale. In questi tornei, però, gli introiti sono nettamente minori e questo non favorisce l’impegno delle squadre maggiori, che spesso li considerano come un intralcio al loro obiettivo principale: il campionato.

La qualificazione agli ottavi di Europa o Conference League, per esempio, comporta premi di 1,2 e 0,6 milioni di euro; il passaggio ai quarti di finale 1,8 e 1. Il piccolo impatto di questi premi non dà motivazioni sufficienti alle società per affrontare un altro torneo stagionale che potrebbe compromettere il campionato, specialmente per chi è in corsa per la qualificazione alla Champions League.

Questa settimana in Europa League saranno impegnate la Roma, contro il Salisburgo, e la Juventus, contro il Nantes. Nel caso della Juventus, l’Europa League potrebbe essere tuttavia l’occasione per salvare una stagione compromessa dalla penalizzazione subita in campionato. Ora infatti è nona in classifica e la qualificazione alla Champions League è a 12 punti di distanza. In caso di vittoria dell’Europa League, la Juventus otterrebbe però di diritto l’accesso alla prossima fase a gironi di Champions, a prescindere dal suo piazzamento in campionato.

Sempre giovedì, ma in Conference League, giocheranno invece Fiorentina e Lazio: la prima contro i portoghesi dello Sporting Braga, la seconda contro i romeni del CFR Cluj. Per la Fiorentina, che in campionato è già troppo lontana dalle posizioni di alta classifica, la coppa potrebbe dare un senso a una stagione fin qui deludente. Per la Lazio, che punta a tornare in Champions League e ha buone possibilità di farlo, la Conference potrebbe diventare un intralcio.

Le partite di andata degli ottavi di Champions League si giocheranno tra il 14 e il 22 febbraio; quelle di ritorno tra il 7 e il 15 marzo. Gli spareggi di andata di Europa e Conference League sono in programma invece il 16 febbraio. Quelli di ritorno il 23 dello stesso mese.

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