L’antisemitismo non se n’è mai andato

Una delle forme di razzismo e discriminazione più antiche è ancora una delle più diffuse, come dimostra il caso di Kanye West

Kanye West durante la trasmissione radio complottista InfoWars
Kanye West durante la trasmissione radio complottista InfoWars
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A causa delle vicende recenti del rapper Kanye West, noto anche come Ye, nelle ultime settimane si è tornato a parlare di antisemitismo, negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente. West, a partire dall’inizio di ottobre, ha cominciato a pubblicare una serie di post online e a fare interviste per esprimere posizioni esplicitamente antisemite, per accusare senza nessun fondamento gli ebrei di controllare i media e l’economia, e per sostenere di «amare Hitler e i nazisti».

Le uscite antisemite di West sono state diffusamente condannate e gli sono costate miliardi di dollari in collaborazioni pubblicitarie e contratti cancellati. Ma al tempo stesso, specialmente online, hanno attirato l’attenzione di gruppi razzisti e neonazisti, che in alcuni casi hanno ampliato la loro attività negli ultimi mesi. Dopo West varie altre personalità importanti, come per esempio il famoso cestista Kyrie Irving, hanno cominciato a esprimere posizioni antisemite: Irving peraltro ha subìto conseguenze meno pesanti di quelle di West, dopo essersi scusato molto in ritardo.

Questi casi si inseriscono in un fenomeno di notevole aumento dell’antisemitismo in tutto l’Occidente e dimostrano come sia una delle forme di discriminazione e razzismo più antiche e persistenti al tempo stesso. Come ha scritto per esempio Yair Rosenberg, un giornalista dell’Atlantic, la questione delle uscite antisemite di West «offre una serie sorprendentemente ampia di lezioni importanti sul perché l’antisemitismo sia ancora attivo al giorno d’oggi». Il caso di West mostra, tra le altre cose, come l’antisemitismo continui ad assumere nuove forme e a inglobare nuove teorie e cospirazioni.

L’antisemitismo è una delle forme di discriminazione più antiche tra quelle attualmente esistenti. Ha una storia lunghissima e complessa, che comincia ai tempi dei greci e romani antichi e diventa prevalente durante il medioevo europeo, quando da una mera forma di razzismo e pregiudizio si trasforma in una teoria del complotto infondata e sempre più complessa, secondo cui gli ebrei controllerebbero l’economia e la finanza mondiali, le banche, i governi e così via. Questa teoria senza fondamento trova parte delle sue origini nel fatto che, nell’Europa medievale cristiana, prestare denaro era considerato un peccato, e quindi i mestieri di esattori delle tasse e di prestasoldi erano in alcuni casi affidati ai cittadini non cristiani, cioè gli ebrei, la cui presenza era nel migliore dei casi tollerata come un male necessario.

Nel corso dei secoli gli ebrei furono espulsi da numerosi paesi europei, chiusi nei ghetti, perseguitati, massacrati, falsamente accusati di numerosi crimini, usati come capri espiatori durante le carestie e le pestilenze. Queste discriminazioni e violenze eccezionali continuarono anche durante tutta l’età moderna, nonostante l’Illuminismo, fino all’Olocausto compiuto dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale, in cui furono uccisi circa sei milioni di ebrei.

Da quel momento, l’antisemitismo nel mondo – e soprattutto in Occidente – si è molto ridotto, ma non è mai davvero scomparso, come mostrano i casi di Kanye West e degli altri.

L’eccezionale longevità delle teorie antisemite ha varie motivazioni, ma una delle più notevoli l’ha spiegata Rosenberg, scrivendo che l’antisemitismo è «un circolo che si autoalimenta». Di fatto, l’antisemitismo è al tempo stesso un pregiudizio personale contro le persone ebree e una teoria del complotto sul funzionamento del mondo intero, che sostiene che gli ebrei siano responsabili di una parte consistente dei problemi del mondo. «L’antisemita sostiene che gli ebrei controllino ogni cosa. A quel punto, se subisce delle conseguenze per la sua intolleranza, usa queste conseguenze come la prova [del fatto che gli ebrei controllino ogni cosa]».

È quello che è successo con West, che prima ha fatto affermazioni antisemite, poi a causa di quelle affermazioni è stato condannato e privato di grossi contratti di sponsorizzazione, e infine ha accusato gli ebrei per la perdita dei contratti. Il fatto di aver subìto conseguenze per il suo odio contro gli ebrei ha alimentato nella sua visione la teoria del complotto secondo cui ci sarebbero gli ebrei dietro alle cose negative che gli succedono.

West mostra inoltre come l’antisemitismo continui ad assumere forme nuove. Il rapper, tra le altre cose, ha detto che le persone afroamericane sarebbero i «veri ebrei», rifacendosi a una vecchia teoria ottocentesca (ancora piuttosto in voga) secondo cui gli afroamericani sarebbero i discendenti di una delle 12 tribù di Israele, cioè i 12 gruppi originari del popolo ebraico secondo la tradizione biblica. Nell’Ottocento questa teoria fu sviluppata in parte come strumento di emancipazione delle persone afroamericane, ma West l’ha usata – come altri prima di lui – come strumento di discriminazione: sostiene che gli afroamericani siano i «veri ebrei» e che invece gli ebrei etnici sarebbero gli oppressori.

In questo contesto, l’antisemitismo è in crescita in tutto l’Occidente. Il Center for the Study of Contemporary European Jewry, un’associazione israeliana, ha raccolto numerosi dati sui crimini d’odio e sugli attacchi contro ebrei in un rapporto pubblicato qualche mese fa e riferito al 2021. Negli Stati Uniti per esempio la propaganda antisemita nel 2021 è aumentata del 27 per cento rispetto al 2020 e del 113 per cento rispetto al 2019. Nel 2021 gli atti contro gli ebrei (sia attacchi fisici sia online) sono aumentati del 79 per cento in Francia, del 34 per cento nel Regno Unito e del 29 per cento in Germania.

Al contrario, negli ultimi anni in Italia le cose sono migliorate: gli atti contro gli ebrei sono diminuiti pochissimo dal 2020 al 2021 e hanno avuto un calo più consistente (quasi il 10 per cento) se paragonati a quelli del 2019.

Questi dati vanno considerati con una certa attenzione, perché quando si parla di atti contro gli ebrei o atti di antisemitismo si può parlare di aggressioni fisiche così come di insulti online, e sarebbero necessarie analisi approfondite paese per paese per comprendere davvero la gravità eventuale del fenomeno. L’idea generale, tuttavia, è che l’antisemitismo sia in crescita.