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  • Venerdì 11 novembre 2022

L’Italia ha violato i diritti umani obbligando due bambini a frequentare il padre violento

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha accolto il ricorso della madre che i tribunali italiani consideravano "non collaborativa"

La Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo (Wikimedia Commons)
La Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo (Wikimedia Commons)
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Il 10 novembre la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha accolto il ricorso di una donna e dei suoi due figli che per tre anni avevano dovuto frequentare il padre violento, tossicodipendente e alcolizzato, per decisione dei tribunali civili italiani che si erano occupati del caso. La CEDU ha per questo stabilito che l’Italia ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che stabilisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare, fallendo nel suo dovere di proteggere e assistere i bambini.

Secondo la CEDU gli incontri tra i figli (nati nel 2010 e nel 2013) e il padre a partire dal 2015, avvenuti senza controlli, avevano alterato l’equilibrio psicologico ed emotivo dei bambini, come peraltro segnalato dai servizi sociali. Durante gli incontri il padre, che aveva sospeso la propria terapia di recupero, aveva un comportamento «aggressivo, distruttivo e incurante». L’interesse dei bambini non era stato preso in considerazione dai tribunali, che non avevano sospeso gli incontri, dunque i loro diritti erano stati violati.

La Corte si è anche espressa contro la decisione dei tribunali italiani di sospendere la responsabilità genitoriale della madre tra il 2016 e il 2019, considerandola «ostile» ai contatti tra i bambini e il padre dato che si rifiutava di partecipare agli incontri. La Corte ha detto che i giudici non avrebbero avuto abbastanza prove per giustificare questa decisione, che ha violato i diritti della madre.

L’associazione Differenza Donna, la cui avvocata Rossella Benedetti si era occupata del caso e del ricorso alla CEDU, ha definito la sentenza «storica» dato che in Italia sarebbe «prassi diffusa nei tribunali civili considerare le donne vittime di violenza domestica che non adempiono all’obbligo di effettuare gli incontri dei figli con il padre e che si oppongono all’affidamento condiviso come “genitori non collaborativi”». Il caso della donna era stato seguito dal centro antiviolenza Casa Rifugio Villa Pamphili di Roma.

La CEDU ha stabilito che l’Italia deve risarcire i due bambini coinvolti con 7mila euro.