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  • Lunedì 10 ottobre 2022

La Formula 1 sta sfuggendo di mano

Il periodo di grande popolarità del campionato sta mettendo in evidenza una gestione spesso incomprensibile e per molti inadeguata

Il podio del Gran Premio del Giappone (Peter Fox/Getty Images)
Il podio del Gran Premio del Giappone (Peter Fox/Getty Images)
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Il Campionato mondiale di Formula 1 del 2022 è stato stravinto da Max Verstappen e dalla Red Bull. Dopo alcune difficoltà iniziali, la squadra austro-inglese e il suo pilota olandese, già campione in carica, sono riusciti a vincere 14 gare su 18 disputate (e ne mancano ancora quattro al termine). È stato uno dei domini più netti mai visti in Formula 1 ed è arrivato nel periodo di massima popolarità del campionato, al primo anno del nuovo regolamento tecnico. Eppure fra le cose che rimarranno di questa stagione ci sarà l’espressione confusa e sorpresa di Verstappen quando, al termine del Gran Premio del Giappone, viene a sapere da qualcuno che sì, ha veramente vinto il titolo mondiale.

L’incertezza, non solo di Verstappen, ma anche di squadre, televisioni e giornali, è stata causata dalla penalità data a fine gara a Charles Leclerc, arrivato al traguardo da secondo — cosa che avrebbe rimandato di due settimane la vittoria di Verstappen — ma poi punito di cinque secondi (e quindi retrocesso di una posizione) per aver tagliato una variante mentre era attaccato dalla Red Bull di Sergio Perez negli ultimi metri di gara.

La penalità a Leclerc non è stata nemmeno l’unica fonte di dubbio, dato che in tanti, squadre comprese, pensavano che la riduzione del Gran Premio a soli 28 giri a causa di una lunga sospensione per pioggia avrebbe assegnato soltanto tre quarti del punteggio normalmente previsto. E invece no, perché il regolamento era stato cambiato. «Il modo in cui sono stati assegnati i punti non era quello che tutti avevamo in mente» ha detto Andreas Seidl, team principal della McLaren.

I punteggi, così come la penalità a Leclerc, sono stati decisi dalla FIA – la Federazione Internazionale dell’Automobile — che organizza e regolamenta il Mondiale di Formula 1 e che da almeno un anno sta ricevendo moltissime critiche per la sua gestione, spesso incomprensibile e per molti sempre più inadeguata. In Giappone, per esempio, la penalità a Leclerc è stata decisa con velocità sorprendente, nonostante la presunta irregolarità del pilota non fosse stata così evidente: il tutto per procedere con le premiazioni avendo un ordine di arrivo definitivo, e quindi con il titolo assegnato.

Al termine della gara il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, ha detto a Sky Sport: «Charles non ha guadagnato alcun vantaggio tagliando quella variante. Era davanti di qualche decimo e di qualche decimo davanti è rimasto. Quando abbiamo visto la nota per “ingiusto vantaggio” eravamo tranquilli che non sarebbe successo niente. Invece pochi secondi dopo hanno addirittura deciso senza sentire i piloti coinvolti».

In Giappone l’esito della gara non è stata l’unica vicenda controversa imputabile alla FIA. Al secondo giro di una corsa condizionata e resa a tratti molto pericolosa dalla pioggia, il pilota francese Pierre Gasly ha sfiorato a 200 chilometri orari una gru entrata in pista per rimuovere la Ferrari di Carlos Sainz, che poco prima era andata a sbattere contro le barriere. In pista era già entrata una safety car ed era stata esposta la bandiera rossa di sospensione della gara, ma Gasly in quel momento era staccato dal gruppo e lo stava raggiungendo.

La vicenda ha fatto arrabbiare particolarmente i piloti perché nel 2014, nello stesso circuito, il pilota francese Jules Bianchi uscì di pista e finì proprio contro una gru al lavoro per rimuovere una monoposto. Bianchi andò in coma e morì nove mesi dopo.

Nel corso di questo Mondiale le critiche alla FIA sono state tante e sono arrivate da tutte le parti. Tifosi e appassionati non avevano apprezzato il modo in cui a Monza il Gran Premio d’Italia era stato fatto terminare in regime di safety car per il ritardo nelle comunicazioni in seguito alla presenza di una macchina ferma in pista. Le squadre hanno criticato la gestione di situazioni complicate come quella in Giappone, dove Binotto ha parlato di gestione «ridicola e inaccettabile», o come quella della settimana prima a Singapore, quando Perez era stato penalizzato ben oltre il termine della gara per essersi allontanato troppo da una safety car che però procedeva troppo lentamente.

Regolamentare la Formula 1 è sempre stato un compito complicato e le tante discussioni in merito non sono certo una novità. Ma dal finale della passata stagione, conclusa in modo caotico e poco comprensibile al pubblico, le pressioni sulla FIA sono state costanti. E a poco è servita la sostituzione del direttore di gara Michael Masi — ritenuto il principale responsabile delle controverse decisioni prese nelle ultime gare della scorsa stagione — con un gruppo di direttori nominato anche con il parere favorevole delle scuderie principali.

Il regolamento, in fin dei conti, risulta sempre fumoso e interpretabile in modi che spesso non sono coerenti tra loro, nonché troppo lento nella sua applicazione in certe situazioni che richiederebbero una certa rapidità. A tal proposito, Binotto ha commentato: «Ne dobbiamo prendere atto, ma anche capire come migliorare questa situazione, perché così non va bene».

Le discussioni non sono finite nemmeno con l’assegnazione del titolo. Il giorno dopo il Gran Premio del Giappone, la Red Bull è stata riconosciuta in violazione del regolamento finanziario della Formula 1 con infrazioni minori alle procedure e al limite di spesa (il cosiddetto budget cap). Queste violazioni non riguardano la stagione in corso, o meglio non soltanto la stagione attuale: sono dello scorso anno, dato che la FIA ha appena concluso la revisione dei conti del 2021. Sia Ferrari che Mercedes sostengono però che un vantaggio tecnico guadagnato in una stagione, anche se con una violazione minore, dia ulteriori vantaggi nelle annate successive. Anche in questo caso, i limiti di spesa nella Formula 1 sono sempre stati ritenuti piuttosto fumosi e difficili da interpretare correttamente. Lo ha fatto capire anche Christian Horner, team principal della Red Bull, che commentando le indagini sulla sua scuderia aveva detto: «È il primo anno che abbiamo questo nuovo regolamento e si possono creare delle incomprensioni». Ora si attende l’entità delle sanzioni, con il rischio che il campionato ne esca ulteriormente screditato.

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