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  • Sabato 8 ottobre 2022

L’importanza del ponte tra Russia e Crimea

Ha un enorme valore strategico e simbolico: il suo crollo potrebbe creare grossi problemi all'esercito russo

Il ponte parzialmente crollato dopo l'esplosione (AP Photo)
Il ponte parzialmente crollato dopo l'esplosione (AP Photo)
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Sabato mattina poco dopo le 6 locali, le 5 in Italia, una grossa esplosione ha fatto crollare parte dell’unico ponte che collega via terra la Russia alla penisola di Crimea. C’è stata prima l’esplosione di un camion che percorreva il ponte verso la Crimea e poi il fuoco ha raggiunto anche tre vagoni che trasportavano carburante su un treno merci, facendoli esplodere a loro volta. Dopo l’esplosione sono crollate due campate della parte del ponte percorsa dai veicoli (quella con il tracciato ferroviario è rimasta integra).

Cosa abbia causato l’esplosione al momento non si sa, e non si sa nemmeno se a provocarla possa essere stato un attacco ucraino, come molti stanno ipotizzando nelle ultime ore. Le autorità russe per ora non hanno accusato direttamente l’Ucraina, e hanno parlato molto vagamente dell’accaduto. Quelle ucraine non hanno ufficialmente rivendicato l’esplosione, ma in più modi hanno fatto intendere di averci a che fare. Ad ogni modo, il crollo parziale del ponte è stato accolto con gioia dagli ucraini, sia per l’importanza strategica che ha per la Russia dal punto di vista militare sia per il suo grande valore simbolico.

La costruzione del ponte iniziò infatti nel 2014 dopo che la Crimea, che è in territorio ucraino, venne invasa e annessa dalla Russia in seguito a un’occupazione militare e a un referendum molto controverso. Con i suoi 18,1 chilometri che attraversano tutto lo stretto di Kerč’, tra il Mar d’Azov e il Mar Nero, divenne il ponte più lungo d’Europa e di Russia, un’opera architettonica imponente che avrebbe dovuto simboleggiare l’unione tra la Federazione Russa e la penisola di Crimea.

I media russi all’epoca parlarono del ponte come della «costruzione del secolo» e il giorno dell’inaugurazione, il 15 maggio del 2018, fu il presidente russo Vladimir Putin in persona a percorrerlo per primo alla guida di un grande camion arancione. Putin parlò così quel giorno del ponte: «In diverse epoche storiche, anche sotto gli zar, la gente sognava di costruire questo ponte. Poi questa idea è spuntata nuovamente fuori negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. E finalmente oggi il miracolo è avvenuto».

C’è poi un altro significato simbolico che rende il crollo del ponte ancora più considerevole: l’esplosione è avvenuta infatti un giorno dopo il 70esimo compleanno di Putin, e molte persone ucraine sui social network stanno commentando questa coincidenza scrivendo che il crollo del ponte è il regalo del popolo ucraino al presidente russo. Inoltre, anche se la responsabilità ucraina è ancora tutta da confermare, in molti stanno paragonando quanto avvenuto all’affondamento dell’incrociatore russo “Moskva” lo scorso aprile, divenuto uno dei momenti più significativi per la resistenza ucraina per via del valore simbolico che aveva quella nave.

Ma oltre a essere un simbolo, il ponte sullo stretto di Kerč’ è anche un’infrastruttura fondamentale per le operazioni militari dei russi in Ucraina. Pur essendoci vari collegamenti marittimi tra la Russia e la Crimea, il ponte è l’unica strada percorribile dai veicoli per portare rifornimenti in modo rapido via terra nelle zone dell’Ucraina meridionale occupate nel corso della guerra.

Attraverso il ponte e poi passando per la Crimea si arriva infatti direttamente nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, dove nelle ultime settimane la controffensiva ucraina è diventata sempre più efficace. I soldati russi hanno da giorni grosse difficoltà a mantenere le posizioni conquistate all’inizio dell’invasione, e perdere un canale di rifornimento come il ponte di Kerč’ potrebbe creare grossi problemi in futuro.

– Leggi anche: Un’esplosione ha parzialmente distrutto il ponte che collega la Russia alla Crimea