La riforma del fisco è stata affossata

Mancava l'approvazione del Senato ma non è stato trovato un accordo, soprattutto per via dell'opposizione della Lega

Il ministro dell'Economia Daniele Franco (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
Il ministro dell'Economia Daniele Franco (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
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Dopo quasi due anni di lavori e discussioni tra il governo e i partiti, il disegno di legge delega sulla riforma fiscale non è stato approvato. Martedì, nell’ultima seduta del Senato prima delle elezioni e della convocazione dei nuovi eletti il prossimo 13 ottobre, i partiti non hanno trovato un accordo sul disegno di legge, che quindi non è stato nemmeno messo ai voti. Il disegno di legge comprendeva 10 articoli con una serie di modifiche al funzionamento del fisco italiano.

Una prima bozza era stata approvata nell’ottobre del 2021 dal governo ma, in quanto legge delega, doveva essere votato dal Parlamento che così avrebbe delegato al governo il compito di approvare i decreti legislativi con cui attuarlo. Era stato approvato in prima lettura dalla Camera a giugno e il governo stava tentando di giungere a un’approvazione finale prima delle elezioni di domenica.

Tra le altre cose la riforma prevedeva un taglio dell’IRPEF, cioè l’imposta che lo Stato esige da chiunque percepisca un reddito, l’eliminazione graduale dell’IRAP, cioè l’imposta regionale sulle attività produttive, e nuovi strumenti per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale. C’era poi un articolo relativo alla revisione del catasto, fortemente contestato dalla destra.

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Già nei giorni scorsi era diventato ormai chiaro che il disegno di legge non sarebbe mai passato al Senato per via dell’opposizione della Lega, che aveva chiesto di approvare la riforma insieme ad altri due provvedimenti: uno sull’equo compenso e uno sull’ergastolo ostativo. Del primo c’è già un testo, mentre del secondo ancora no, quindi l’approvazione di tutte e tre le misure insieme era complicata.

Da tempo la Lega si era opposta al disegno di legge, in particolare per l’articolo sulla riforma del catasto in cui si parla dell’archivio di tutte le proprietà immobiliari sul territorio italiano, che non viene rinnovato da decenni nonostante le trasformazioni del mercato immobiliare. Il disegno di legge, peraltro, a ottobre era stato approvato dal Consiglio dei ministri senza i voti della Lega, che aveva deciso di non partecipare per protesta.

L’articolo criticato dalla Lega prevedeva una revisione del sistema catastale italiano e una mappatura degli immobili sconosciuti al fisco, rideterminando i valori di mercato delle abitazioni tenendo conto anche delle aree in cui sono costruite. Secondo la Lega, ma anche secondo Forza Italia, questa revisione del catasto avrebbe rischiato di far aumentare le tasse, gravando maggiormente sulle persone più ricche.

Il 16 settembre, nel corso di una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva parlato così della possibilità di un affossamento della riforma in Senato, accusando implicitamente la Lega: «Per quanto riguarda la delega fiscale, c’era un accordo con tutte le forze politiche all’inizio di agosto secondo cui la delega fiscale sarebbe stata votata il 7 settembre. In questo accordo, il governo si è impegnato a non tirare fuori, a non scrivere i decreti delegati fino alla data delle elezioni. Il governo ha mantenuto la sua parola e non l’ha fatto. Di tutte le forze politiche, una non ha mantenuto la sua parola e non l’ha votata ora».

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