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  • Giovedì 15 settembre 2022

La prima visita all’estero di Xi Jinping dall’inizio della pandemia

Il presidente cinese è andato in Kazakistan e Uzbekistan, ma soprattutto ha incontrato Vladimir Putin

Il presidente cinese Xi Jinping, a sinistra, e il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev (Kazakhstan President press-service via AP)
Il presidente cinese Xi Jinping, a sinistra, e il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev (Kazakhstan President press-service via AP)
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Mercoledì il presidente cinese Xi Jinping è arrivato in Kazakistan per quella che è la sua prima visita all’estero dall’inizio della pandemia, cioè da più di due anni e mezzo: è l’unico leader di un grande paese a non aver viaggiato in tutto questo periodo, soprattutto perché in Cina è ancora in vigore la strategia “zero COVID”, che prevede rigidi lockdown, il quasi divieto di spostamenti all’estero e test di massa su tutta la popolazione per frenare i focolai di coronavirus. L’incontro più atteso e importante è stato quello con il presidente russo Vladimir Putin, il primo dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

In Kazakistan Xi Jinping ha incontrato il presidente del paese, Kassym-Jomart Tokayev, prima di spostarsi in giornata in Uzbekistan, a Samarcanda, dove giovedì e venerdì parteciperà a un incontro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, un organismo intergovernativo per la mutua sicurezza e la cooperazione politica ed economica, composto da 9 stati asiatici ed europei. È in questo contesto che Xi e Putin si sono incontrati.

L’ultima volta si erano incontrati a febbraio in Cina, a Pechino, in occasione dell’inizio delle Olimpiadi invernali: Putin era stato l’unico grande leader internazionale presente alla cerimonia di inaugurazione, gli altri avevano deciso di boicottare l’evento per protestare contro le violazioni dei diritti umani in Cina. In quell’occasione i due descrissero la relazione fra i loro paesi come un’amicizia «senza limiti». Meno di due settimane dopo Putin ordinò l’invasione dell’Ucraina.

Da allora la Cina ha sostenuto la Russia nella guerra, almeno a parole, evitando tuttavia di inviare aiuti militari o economici che avrebbero reso la Cina bersaglio di sanzioni da parte degli Stati Uniti e degli altri paesi occidentali.

Vladimir Putin e Xi Jinping – rispettivamente a sinistra e a destra nell’immagine – durante l’incontro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Alexandr Demyanchuk, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

L’incontro tra i due leader è stato molto esaltato dalle autorità russe, mentre quelle cinesi l’hanno trattato con meno entusiasmo. Putin in particolare ha elogiato «la posizione equilibrata dei nostri amici cinesi sulla crisi ucraina» e ha sostenuto le posizioni della Cina nella recente crisi di Taiwan.

In generale, tutta la visita di Xi Jinping mira a espandere gli interessi e l’influenza della Cina in Asia Centrale, promuovendo le sue politiche in un’area molto dipendente dal suo sostegno e più lontana dalle pressioni economiche e militari degli Stati Uniti.

La scelta di arrivare prima in Kazakistan per Xi Jinping non è casuale: è un paese che detiene il 40 per cento dell’uranio nel mondo, un metallo fondamentale per la produzione di energia atomica, che molti paesi considerano una delle più importanti fonti di energia a lungo termine. Il Kazakistan è poi il paese in cui nel 2013 la Cina lanciò la “Belt and Road Initiative”, l’enorme piano cinese per costruire e finanziare infrastrutture in molti paesi del mondo, con lo scopo di aumentare la propria influenza.

Il Kazakistan è anche al confine con lo Xinjiang, la regione cinese per cui il paese viene maggiormente accusato di violazioni dei diritti umani, a danno della minoranza musulmana degli uiguri: violazioni raccontate e dimostrate in diverse inchieste internazionali, anche recentemente.

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