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  • Sabato 5 febbraio 2022

La politica attorno alle Olimpiadi di Pechino

Fin dalla cerimonia d'apertura ci sono state divisioni, provocazioni, minacce e boicottaggi tra i leader mondiali, nonostante gli appelli all'unione tra i popoli

(AP Photo/Jae C. Hong)
(AP Photo/Jae C. Hong)

Dal punto di vista politico e diplomatico, le Olimpiadi invernali che si sono aperte venerdì a Pechino sono tra le più divise e contestate da decenni. Sono state boicottate dai capi di stato e di governo occidentali, e fin dalla cerimonia d’apertura sono state usate dalla Cina come uno strumento per avanzare rivendicazioni politiche assieme ai suoi alleati. Nel frattempo, alcune associazioni per i diritti umani hanno definito l’evento come “Olimpiadi del genocidio” a causa del trattamento della popolazione degli uiguri nella regione cinese dello Xinjiang, mentre la gran parte degli sponsor, per evitare contestazioni, quest’anno terrà un basso profilo ed eviterà di promuovere la propria connessione con i Giochi.

La cerimonia d’apertura delle Olimpiadi è stata un buon esempio di queste divisioni. Come ha notato il New York Times, la cerimonia ha mostrato «il solito sfarzo e i soliti simboli d’unione». Diretta dal regista Zhang Yimou (tre nomination agli Oscar per Hero, Ju Dou e Lanterne Rosse), come era successo a Pechino 2008, ha coinvolto migliaia di persone in coreografie molto articolate, che tra le altre cose cercavano di trasmettere messaggi di pace e fratellanza. A un certo punto, in una delle coreografie è stata suonata “Imagine” di John Lennon (che viene spesso usata alle Olimpiadi).

Ma, a causa di un boicottaggio per protestare contro la violazione dei diritti umani in Cina, tutti i leader e i rappresentanti dei paesi occidentali erano assenti.

L’ospite di gran lunga più importante è stato il presidente russo Vladimir Putin, che assieme al collega cinese Xi Jinping ha approfittato della giornata per rimarcare l’alleanza tra Russia e Cina e criticare e minacciare l’Occidente e la NATO. In un comunicato diffuso poco dopo la cerimonia, i due leader hanno detto che l’alleanza tra i loro paesi è «senza limiti», e l’hanno opposta piuttosto decisamente alla NATO, l’alleanza dei paesi occidentali, criticandone l’espansione nell’est Europa.

Hanno detto inoltre che si opporranno ai tentativi di interferenza occidentali in «regioni vicine a entrambi i paesi», e il riferimento implicito era all’Ucraina, al cui confine la Russia ha ammassato 100mila truppe e minaccia un’invasione, e a Taiwan, paese indipendente che la Cina considera come proprio.

Tra gli altri leader mondiali, hanno partecipato alla cerimonia molti leader di paesi autoritari o semiautoritari, come il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, l’emiro del Qatar e i presidenti di Kazakistan e Uzbekistan.

Anche alcuni passaggi della cerimonia sono stati interpretati dai commentatori come una provocazione politica nei confronti dell’Occidente, e una rivendicazione contro il boicottaggio occidentale. In particolare, la decisione di far accendere il braciere olimpico a Dinigeer Yilamujiang, una fondista proveniente dalla provincia dello Xinjiang.

Nello Xinjiang, secondo l’ONU, almeno un milione di persone appartenenti alla minoranza musulmana degli uiguri è stato imprigionato in campi di rieducazione, e in tutta la regione lo stato cinese ha messo in pratica una strettissima repressione di ogni espressione sociale, culturale e politica.

Le provocazioni e le tensioni non riguardano soltanto i rapporti con l’Occidente. Per esempio, l’India ha indetto un boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi dopo che il governo cinese aveva deciso di scegliere tra i 1.200 portatori della torcia olimpica un ufficiale dell’esercito che nel 2020 aveva partecipato a un attacco di confine contro le forze indiane, in cui morirono almeno 20 soldati indiani. L’ufficiale, Qi Fabao, è esaltato come un eroe nazionale in Cina.

La situazione è così tesa che Thomas Bach, il presidente del Comitato olimpico internazionale, nel suo discorso alla cerimonia d’apertura ha voluto chiedere a tutti i paesi di rispettare la “tregua olimpica”, un impegno informale preso da quasi tutti i paesi del mondo di evitare le guerre e sospendere i conflitti mentre sono in corso le Olimpiadi, e che risale all’antica Grecia: «In questo spirito olimpico di pace, chiedo a tutte le autorità politiche del mondo: rispettate il vostro impegno nei confronti di questa tregua olimpica. Date una possibilità alla pace», ha detto Bach.