Martedì 6 settembre una bomba ha fatto esplodere l’auto in cui si trovava Artem Bardin, comandante delle forze russe a Berdyansk, città dell’Ucraina meridionale che si affaccia sul Mar d’Azov, che da mesi è occupata dai russi. I media ucraini avevano detto inizialmente che Bardin era morto nell’esplosione, ma questa informazione non è stata confermata per ora: secondo i russi, invece, Bardin sarebbe stato ferito, anche se in modo molto grave.
Non si sa chi abbia piazzato la bomba, anche se si ritiene molto probabile che siano stati partigiani ucraini che lottano per liberare la città. Il tentativo di uccisione di Bardin è solo l’ultimo di una serie di attacchi mirati contro funzionari russi o collaborazionisti ucraini che comandano nei territori occupati dalla Russia dall’inizio della guerra. Si stima che siano stati almeno 20 finora gli attacchi di questo tipo: in alcuni casi hanno provocato la morte degli ufficiali, in altri solo il ferimento, come probabilmente per Bardin.
Gli attacchi mirati contro le autorità dei territori occupati rappresentano una parte meno raccontata della resistenza ucraina agli invasori russi, ma comunque molto significativa, come ha raccontato di recente il Washington Post. Se da una parte, infatti, ci sono le battaglie di terra tra i due eserciti, e in particolare i tentativi di quello ucraino di compiere controffensive a sud e a est, dall’altra ci sono episodi isolati in cui gli ucraini mirano a colpire singole persone con ruoli chiave nelle città occupate.
Russian so-called commandant of the occupied Berdiansk Artem Bardin was blown up in the car, occupiers said and published photos
He was taken to hospital in hard condition https://t.co/wgTi4mMiqQ pic.twitter.com/Sywfoak3wN
— Euromaidan Press (@EuromaidanPress) September 6, 2022
Solo ad agosto ce ne sono stati nove: il penultimo era stato il 26 agosto sempre a Berdyansk, quando era stato ucciso dall’esplosione di una bomba Aleksandr Kolesnikov, funzionario filorusso. Due giorni prima un’autobomba aveva ucciso Ivan Sushko, capo dell’occupazione russa a Mykhailivka, nella regione di Zaporizhzhia. A inizio agosto era stato invece ricoverato in ospedale Volodymyr Saldo, ex sindaco della città di Kherson quando era sotto il controllo ucraino, e in seguito all’occupazione russa diventato capo di tutta la regione controllata dall’esercito russo: secondo alcune informazioni, non confermate, Saldo sarebbe stato avvelenato dal suo cuoco personale.