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  • Venerdì 9 settembre 2022

Le uccisioni mirate dell’Ucraina contro i funzionari russi nei territori occupati

Sono una parte meno raccontata della resistenza ucraina, e la loro legittimità è considerata al limite

(Brendan Hoffman/Getty Images)
(Brendan Hoffman/Getty Images)
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Martedì 6 settembre una bomba ha fatto esplodere l’auto in cui si trovava Artem Bardin, comandante delle forze russe a Berdyansk, città dell’Ucraina meridionale che si affaccia sul Mar d’Azov, che da mesi è occupata dai russi. I media ucraini avevano detto inizialmente che Bardin era morto nell’esplosione, ma questa informazione non è stata confermata per ora: secondo i russi, invece, Bardin sarebbe stato ferito, anche se in modo molto grave.

Non si sa chi abbia piazzato la bomba, anche se si ritiene molto probabile che siano stati partigiani ucraini che lottano per liberare la città. Il tentativo di uccisione di Bardin è solo l’ultimo di una serie di attacchi mirati contro funzionari russi o collaborazionisti ucraini che comandano nei territori occupati dalla Russia dall’inizio della guerra. Si stima che siano stati almeno 20 finora gli attacchi di questo tipo: in alcuni casi hanno provocato la morte degli ufficiali, in altri solo il ferimento, come probabilmente per Bardin.

Gli attacchi mirati contro le autorità dei territori occupati rappresentano una parte meno raccontata della resistenza ucraina agli invasori russi, ma comunque molto significativa, come ha raccontato di recente il Washington Post. Se da una parte, infatti, ci sono le battaglie di terra tra i due eserciti, e in particolare i tentativi di quello ucraino di compiere controffensive a sud e a est, dall’altra ci sono episodi isolati in cui gli ucraini mirano a colpire singole persone con ruoli chiave nelle città occupate.

Solo ad agosto ce ne sono stati nove: il penultimo era stato il 26 agosto sempre a Berdyansk, quando era stato ucciso dall’esplosione di una bomba Aleksandr Kolesnikov, funzionario filorusso. Due giorni prima un’autobomba aveva ucciso Ivan Sushko, capo dell’occupazione russa a Mykhailivka, nella regione di Zaporizhzhia. A inizio agosto era stato invece ricoverato in ospedale Volodymyr Saldo, ex sindaco della città di Kherson quando era sotto il controllo ucraino, e in seguito all’occupazione russa diventato capo di tutta la regione controllata dall’esercito russo: secondo alcune informazioni, non confermate, Saldo sarebbe stato avvelenato dal suo cuoco personale.

Gli attacchi e i tentativi di uccidere questi funzionari stanno facendo discutere perché non riguardano militari o persone coinvolte attivamente nelle operazioni di guerra, e ci sono dubbi sulla loro legittimità. In base alle Convenzioni di Ginevra, che si occupano tra le altre cose dei diritti dei civili durante le guerre, sono vietati gli attacchi che non siano verso uno specifico obiettivo militare o che possano provocare danni ai civili. Non si parla esplicitamente dei politici, come appunto i funzionari dei territori occupati, e la questione è piuttosto dibattuta. Secondo gli ucraini, i funzionari hanno un ruolo attivo nella guerra, e gli attacchi nei loro confronti sono una legittima risposta per liberare i territori occupati.

Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha detto al Washington Post che gli attacchi nei territori occupati sono la prova di un «forte movimento di partigiani e di proteste attive», e ha aggiunto che nessuno in quei territori aspettava i russi «con i fiori in mano».

Secondo varie fonti ucraine e occidentali, inoltre, anche lo stesso Zelensky sarebbe stato oggetto di molteplici tentativi di assassinio da parte di elementi russi o filorussi, tutti sventati.

Non è chiaro se gli attacchi siano compiuti da civili impegnati nella lotta partigiana o da membri dell’esercito ucraino. Secondo un funzionario ucraino, che ha parlato in forma anonima col Washington Post a proposito dell’attacco a Bardin, tutti questi attacchi sono compiuti o coordinati dall’esercito ucraino: «Ci sono tre organizzazioni coinvolte in questo tipo di attività: le forze operative speciali, il dipartimento di intelligence [dell’esercito] e un’unità speciale della SBU», ovvero i servizi segreti ucraini.

Secondo Konrad Muzyka, direttore della società di consulenza e analisi militare Rochan Consulting, anche se non è chiaro chi stia compiendo materialmente gli attacchi e chi li stia organizzando, non c’è dubbio che gli obiettivi sono scelti con cura: «Chiunque stia organizzando gli attacchi, lo fa perché cerca di colpire “i pesci grossi”».

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