• Mondo
  • Giovedì 8 settembre 2022

Chi fu la regina Elisabetta II

La più longeva sovrana del Regno Unito, una gran viaggiatrice, la suocera di Diana, un'amante di cavalli e corgi

Elisabetta II del Regno Unito (Geoff Pugh - WPA Pool /Getty Images)
Elisabetta II del Regno Unito (Geoff Pugh - WPA Pool /Getty Images)
Caricamento player

Alle 19.32 (ora italiana) di giovedì 8 settembre è stata annunciata la morte della regina Elisabetta II del Regno Unito: aveva 96 anni ed era la sovrana più longeva nella storia del Regno Unito. Era nel Castello di Balmoral in Scozia, una delle residenze reali, ed era sotto controllo medico per il peggioramento delle sue condizioni di salute. Nel primo pomeriggio di giovedì vari membri della famiglia reale, compreso il figlio Carlo diretto discendente al trono, avevano raggiunto Balmoral per assisterla.

Elizabeth Alexandra Mary della casa reale di Windsor era nata a Londra il 21 aprile del 1926, dieci anni dopo suo padre era diventato re del Regno Unito con il nome Giorgio VI. Fu chiamata Elisabetta in onore della madre, Elizabeth Bowes-Lyon (molto nota poi semplicemente come “la regina madre”). Nel 1930 nacque la sorella Margaret, morta nel febbraio del 2002 quando aveva 71 anni.

Elisabetta divenne regina del Regno Unito il 6 febbraio del 1952, il giorno in cui morì il padre, e fu poi incoronata il 2 giugno del 1953. Sei anni prima si era sposata con Philip Mountbatten, poi principe Filippo morto il 9 aprile del 2021 pochi mesi prima del suo centesimo compleanno. Nel 1948 avevano avuto Carlo, il loro primo figlio, mentre nel 1950 era nata la secondogenita Anna. I figli Andrea ed Edoardo sarebbero nati quando Elisabetta era già regina, rispettivamente nel 1960 e nel 1964.

Subito dopo la proclamazione a regina, Elisabetta II intraprese un lungo viaggio con il marito per visitare tredici stati e farsi conoscere non solo come sovrana del Regno Unito, ma anche come punto di riferimento dell’intero Commonwealth delle nazioni, l’organizzazione di oltre 50 stati indipendenti che in varie fasi della storia avevano fatto parte dell’Impero britannico. I viaggi furono un elemento distintivo del regno di Elisabetta II, al punto da renderla una dei capi di stato che più hanno viaggiato nella storia.

E proprio nel ruolo di capo di stato, Elisabetta II iniziò il proprio regno mentre era primo ministro Winston Churchill, che secondo numerose biografie in quei primi anni instaurò un rapporto quasi da mentore con la regina, per le questioni politiche. Nei suoi oltre 70 anni di regno, festeggiati lo scorso giugno con il Giubileo di platino, Elisabetta II ha visto susseguirsi 15 diversi primi ministri, compresa la conservatrice Liz Truss, succeduta a Boris Johnson e in carica dal 5 settembre.

Rispettosa del proprio ruolo di monarca costituzionale, Elisabetta II si è sempre mantenuta imparziale nei confronti delle decisioni del governo e del Parlamento, le cui leggi devono ricevere un assenso dalla sovrana. Pur non partecipando direttamente alla politica, è stata comunque protagonista di importanti momenti nella storia, attirandosi elogi e talvolta critiche.

Nel 1965 fu la prima sovrana a far visita alla Repubblica federale di Germania (Germania Ovest) in oltre 50 anni, in occasione del ventesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. La visita avvenne in un momento storico particolare, di forte contrapposizione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica con la Germania ancora divisa. Nel 1984, Elisabetta II fece un viaggio nella Cina continentale, mai fatto prima da un sovrano britannico, con forti implicazioni diplomatiche soprattutto per la questione di Hong Kong, sotto controllo inglese e passata successivamente alla supervisione da parte della Cina.

Dopo i primi anni di regno e qualche scivolone, spesso dovuto alle intemperanze del principe Filippo, Elisabetta II iniziò a godere di una buona popolarità, con momenti di vicinanza alla popolazione inediti per la monarchia britannica. Nel 1970, mentre era in visita in Nuova Zelanda, su consiglio del suo storico collaboratore sir William Heseltine la regina decise di abbandonare il protocollo dei cortei a distanza, avvicinandosi a piedi alle persone che si erano raccolte per assistere al suo passaggio. L’iniziativa rientrava in una strategia di apertura e avvicinamento della famiglia reale, iniziata l’anno prima con la diffusione di un documentario che ne raccontava la vita di tutti i giorni che aveva attirato decine di milioni di telespettatori.

Al di là di queste iniziative, Elisabetta II cercò di mantenere sempre un certo distacco per preservare il ruolo della monarchia britannica, come istituzione a sé stante e con una lunga storia alle spalle. Questo approccio fu tra le cause della crisi più profonda del suo regno dal punto di vista comunicativo e della popolarità, avvenuta nel 1997 quando la principessa Diana, ex moglie di Carlo, morì in un incidente automobilistico a Parigi. Inizialmente Elisabetta II, che aveva con lei una relazione piuttosto difficile e tormentata, non lasciò la propria residenza di Balmoral e si rifiutò di consentire che la bandiera fosse mostrata a mezz’asta su Buckingham Palace, la sede principale della monarchia a Londra, in segno di lutto.

Su insistenza dei propri collaboratori e secondo alcune ricostruzioni con pressioni anche da parte del governo dell’epoca, guidato da Tony Blair, la regina infine acconsentì alla bandiera a mezz’asta. Tornò a Londra, incontrò la popolazione fortemente colpita dal lutto e tenne un discorso televisivo definendo Diana “la principessa del popolo”. Partecipò inoltre al funerale e chinò la testa al passaggio del carro che trasportava la bara di Diana, un gesto molto commentato all’epoca, considerato che nel proprio ruolo e per gerarchia la regina può non inchinarsi davanti a nessuno.

Il momento di difficoltà e crisi comunicativa fu superato, con un grande recupero di popolarità per Elisabetta II e per parte del resto della famiglia reale, che si sarebbe accresciuta negli ultimi anni specialmente in seguito al matrimonio del nipote William con Catherine Middleton nel 2011 e più di recente con le nozze del fratello minore di William, Harry, con Meghan Markle. Le vicende di altri membri della famiglia reale molto discusse, come quelle che hanno riguardato il principe Andrea per abusi sessuali, non hanno avuto conseguenze troppo gravi sull’immagine di Elisabetta II negli ultimi anni di regno.

In oltre 70 anni di regno si è scritto molto sulla vita e le abitudini private della regina, sulle quali è sempre stato mantenuto un grande riserbo da parte della diretta interessata e degli altri membri della famiglia reale. Per buona parte della propria vita, e fino a quando la salute glielo ha consentito, Elisabetta II ha mantenuto buona parte delle proprie abitudini occupandosi per esempio dei cavalli e del loro allevamento, da appassionata delle loro corse, e di svolgere attività nelle proprie tenute come la caccia. Appassionata di cani, aveva sviluppato una certa passione per la razza welsh corgi pembroke, con numerosi cani posseduti nel corso della sua vita, i “corgi reali”.

Negli ultimi anni di regno con l’avanzare dell’età, la regina Elisabetta II aveva ridotto i propri impegni, pur mantenendo una costante presenza a quelli più importanti e istituzionali, come il tradizionale discorso di Natale e la cerimonia di apertura del Parlamento. A causa della pandemia da coronavirus dal 2020 aveva ulteriormente ridotto i propri impegni, pur partecipando a numerose teleconferenze non solo con rappresentanti delle istituzioni, ma anche con persone comuni, specialmente in occasione di incontri a distanza con organizzazioni benefiche.

Elisabetta ha continuato a svolgere il proprio ruolo fino agli ultimi giorni, partecipando ad alcuni incontri a Balmoral poco prima dell’ulteriore peggioramento delle proprie condizioni di salute. Era fermamente convinta che il giuramento fatto il giorno della propria incoronazione implicasse una totale dedizione alla monarchia, senza possibilità di abdicare. In un discorso pronunciato pochi giorni dopo gli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti, ventuno anni fa, fece un commento sulla morte e la perdita di qualcuno di caro che viene ricordato ancora oggi, nel suo ultimo giorno: «Il lutto è il prezzo che paghiamo per l’amore».