Cosa vuol dire slegare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica

È uno degli interventi proposti a livello europeo per ridurre le bollette e prevede di riformare il mercato energetico

Un impianto per la produzione di energia solare a Kozani, in Grecia, il 3 giugno 2022 (AP Photo/Thanassis Stavrakis, LaPresse)
Un impianto per la produzione di energia solare a Kozani, in Grecia, il 3 giugno 2022 (AP Photo/Thanassis Stavrakis, LaPresse)
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Tra i possibili interventi per cercare di ridurre gli effetti dell’aumento del prezzo del gas sui privati e sulle aziende è molto citata una riforma del mercato dell’energia a livello europeo che “disaccoppi” il costo di gas ed elettricità. È una delle strategie che stanno prendendo in considerazione la Commissione Europea – l’ha detto lunedì la presidente Ursula von der Leyen, senza però fornire particolari dettagli sul piano di attuazione — e sembra attualmente quella più semplice da applicare.

Attualmente il prezzo del gas naturale influisce su quello dell’elettricità perché il gas è abbondantemente usato come fonte di energia, ma in realtà determina anche il prezzo dell’elettricità prodotta con altre fonti, comprese quelle rinnovabili: la ragione dipende dal modo in cui funziona il mercato energetico europeo.

Per capire come mai bisogna prima di tutto sapere che esiste un “ordine di merito” tra le fonti di energia: sul mercato viene venduta prioritariamente quella prodotta con costi marginali minori, cioè quella per la quale un aumento della produzione influisce meno sul costo per l’azienda produttrice. Visto che sono gratuite, l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili come la luce del sole e il vento, quando disponibile, è sempre la prima a essere scelta. Semplificando molto: per produrre il doppio di energia derivante dal gas, una centrale deve bruciarne il doppio; la luce del sole invece non si paga.

Seguono, in questa gerarchia di assegnazione, l’energia idroelettrica, poi l’energia nucleare, e infine quella ottenuta bruciando i combustibili fossili: in ordine di costi marginali, dal più basso al più alto, carbone, gas e olio combustibile.

Il prezzo finale dell’energia venduta dai produttori ai distributori non dipende dalla fonte usata per ottenerla, ma in ogni momento è lo stesso per tutti in una determinata zona geografica, che quasi sempre coincide con i confini nazionali, ed è determinato dall’ultima centrale elettrica presa in considerazione – seguendo l’ordine di merito – per soddisfare la domanda di energia. E nel sistema energetico europeo, pur con differenze da paese a paese, è quasi sempre una centrale a gas perché sono ancora indispensabili per coprire la domanda nella sua interezza: in Italia più del 40 per cento dell’energia è prodotta da questi impianti. Dunque il prezzo finale dell’energia, che varia ogni mezz’ora tenendo conto dell’offerta complessiva e della fascia oraria, è quello dell’energia prodotta con il gas.

Questo sistema, detto pay-as-clear, venne introdotto con l’istituzione del mercato dell’energia europeo, comune e liberalizzato fra il 1998 e il 2000. Era pensato per garantire maggiore trasparenza sul costo dell’energia, dato che i produttori devono proporla sul mercato con un’offerta il più possibile vicina al costo di produzione per aumentare la probabilità di venderla, e per evitare speculazioni che avrebbero alzato il prezzo per i clienti finali: ci si aspetta infatti che in un sistema in cui i produttori possono fissare liberamente il loro prezzo (pay-as-bid) ci potrebbe essere una generale tendenza al rialzo.

Il sistema ha in teoria anche il vantaggio di incentivare l’uso di fonti rinnovabili, che producono meno emissioni di gas serra, dato che garantisce di vendere tutta l’energia prodotta (la cui quantità non dipende da un acquisto di materia prima, ma solo dal fatto che la materia prima, gratuita, sia presente o meno) e permette ai produttori che le sfruttano di ottenere margini di guadagno maggiori. Questi margini di guadagno maggiori peraltro consentono di compensare gli investimenti iniziali necessari a costruire impianti eolici o fotovoltaici, in proporzione più alti di quelli richiesti dalle centrali termoelettriche.

Ma i vantaggi del sistema per i consumatori di energia sono spariti col progressivo aumento del prezzo del gas dell’ultimo anno, e in particolare nelle ultime settimane. Il sistema in vigore ha portato a un notevole aumento del costo dell’energia, perlopiù non giustificato dai costi di produzione. Il problema è stato peraltro accentuato dalla concomitante siccità, che ha ridotto la produzione di energia idroelettrica, energia nucleare (le centrali hanno bisogno di molta acqua per i sistemi di raffreddamento) ed energia ottenuta dal carbone (viene abitualmente trasportato lungo i fiumi).

Dunque da tempo diversi paesi europei, a partire da Spagna, Portogallo, Italia e Grecia, dove il prezzo dell’elettricità è cresciuto di più, stanno chiedendo di riformare il mercato energetico per “disaccoppiare” il prezzo del gas da quello dell’energia in generale, e vendere quella prodotta da fonti rinnovabili a prezzi più equi. Lunedì il ministro dell’Energia ceco Jozef Síkela – siamo nei sei mesi di presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea della Repubblica Ceca – ha confermato che nei prossimi giorni sarà elaborata una bozza da discutere il 9 settembre alla riunione dei ministri dell’Energia.

A grandi linee il disaccoppiamento (decoupling in inglese, per citare un termine ogni tanto utilizzato anche sui giornali italiani) si otterrebbe creando mercati dell’energia separati sulla base della fonte utilizzata. Se finora lo sfruttamento delle fonti rinnovabili era incentivato dai maggiori margini di guadagno, in un nuovo sistema disaccoppiato potrebbe essere favorito dalla possibilità, per i produttori di energia eolica e solare, di proporre ai consumatori finali prezzi più bassi: i contratti che prevedono la fornitura esclusiva di energia prodotta con rinnovabili, già diffusi, diventerebbero molto più convenienti.

Oltre a impedire che, nel breve termine, un prezzo del gas molto più alto condizioni quello di tutta l’elettricità prodotta, la riforma dunque potrebbe anche incentivare in un modo nuovo la produzione di energia da fonti rinnovabili. Non è detto però che funzioni: tutto dipenderà da come l’eventuale nuovo mercato energetico sarà concretamente realizzato.

– Leggi anche: Come viene stabilito il prezzo del gas