Un impianto di distribuzione di energia elettrica a Obilic, in Kosovo (AP Photo/ Visar Kryeziu)

Il Kosovo sta razionando l’energia elettrica

Da metà agosto il servizio elettrico è interrotto ogni sei ore: la produzione nazionale non riesce a soddisfare la domanda e importare costa troppo

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Da circa due settimane in Kosovo l’energia elettrica viene razionata perché quella prodotta sul territorio nazionale è insufficiente e i costi per le importazioni dall’estero sono troppo elevati. Dal 15 agosto il servizio viene interrotto ogni sei ore, per due ore, con l’eccezione degli ospedali e di alcuni grossi impianti industriali. I tagli stanno creando grossi problemi alle famiglie e alle imprese, costrette a fare affidamento su generatori di corrente sia nella capitale Pristina che nel resto del territorio.

Con circa 1,8 milioni di abitanti e una delle economie più povere del continente, il Kosovo è il primo paese europeo ad aver introdotto queste drastiche misure per far fronte alla propria crisi energetica, che è stata notevolmente aggravata dall’aumento globale dei costi dell’energia dell’ultimo anno. Il Kosovo è un’ex provincia serba che ha proclamato la propria indipendenza nel 2008, mai riconosciuta dalla Serbia.

Secondo la società statale di distribuzione dell’energia elettrica, KEDS, la produzione nazionale di energia – che proviene per la quasi totalità da centrali a carbone, molto inquinanti – soddisfa a malapena due terzi della richiesta. In questo periodo peraltro quasi la metà delle centrali è spenta per interventi di manutenzione in vista dell’inverno, il periodo in cui i consumi tendono più o meno a raddoppiare.

Per cercare di risolvere il problema, a metà agosto il governo aveva trovato un accordo per importare energia elettrica dalla vicina Albania, misura che però non era stata sufficiente a impedire l’interruzione del servizio a causa del grande aumento dei costi energetici, che aveva reso insostenibili le importazioni.

Non è la prima volta che il Kosovo è costretto a ricorrere a questo tipo di tagli del servizio elettrico. Già lo scorso dicembre KEDS aveva annunciato interruzioni di due ore nel servizio a causa del malfunzionamento di una delle centrali a carbone del territorio. Il governo del primo ministro Albin Kurti è stato accusato dagli oppositori politici di non aver fatto nulla per evitare la crisi.

La ministra dell’Economia, Artane Rizvanolli, ha detto che le interruzioni del servizio elettrico sono imputabili agli investimenti inadeguati fatti nel settore negli ultimi anni, che con la recente crisi hanno aggravato una situazione già critica.

Sempre Rizvanolli, intervistata da Bloomberg, ha detto che le cose dovrebbero cominciare a migliorare già dalla settimana prossima, quando ritornerà operativo uno degli impianti che erano stati chiusi per manutenzione. Rizvanolli ha comunque fatto sapere di essere preoccupata che il problema sia destinato a persistere, sia perché la domanda di energia nel paese è cresciuta, sia per le difficoltà economiche delle famiglie e del paese nel far fronte al forte aumento dei prezzi dell’energia.

– Leggi anche: Non c’è ancora un accordo tra Serbia e Kosovo

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