L’ONU chiede la demilitarizzazione della centrale di Zaporizhzhia

Ma intanto continuano i bombardamenti intorno all'impianto nucleare, di cui russi e ucraini si accusano a vicenda

La centrale nucleare di Zaporizhzhia in un fermoimmagine di un video diffuso dall'ufficio stampa del ministero della Difesa russo il 7 agosto 2022 (via AP, LaPresse)
La centrale nucleare di Zaporizhzhia in un fermoimmagine di un video diffuso dall'ufficio stampa del ministero della Difesa russo il 7 agosto 2022 (via AP, LaPresse)
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Giovedì il segretario generale dell’ONU António Guterres ha chiesto alla Russia e all’Ucraina di interrompere i combattimenti nella zona intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dalle truppe russe da marzo e posizionata vicino alla linea del fronte, e istituire una zona demilitarizzata nell’area per scongiurare il rischio di incidenti.

Nella stessa giornata in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per discutere della situazione intorno alla centrale, ci sono stati nuovi bombardamenti nelle vicinanze, di cui russi e ucraini si sono accusati a vicenda. Secondo Energoatom, la società statale ucraina che gestisce le centrali nucleari del paese, il complesso di Zaporizhzhia è stato colpito cinque volte giovedì dalle forze russe, anche in una parte della struttura dove si trovano materiali radioattivi; l’agenzia di stampa statale russa Tass ha riportato che invece siano state le forze ucraine a bombardare il sito, due volte.

Zaporizhzhia è la più grande delle quattro centrali nucleari attive in Ucraina e la più vicina alla zona di guerra. Si trova sul fiume Dnepr, a circa 550 chilometri dalla capitale Kiev. Dopo i timori e i bombardamenti dei primi giorni dell’invasione, che provocarono un incendio che non coinvolse i reattori, la centrale passò saldamente sotto il controllo russo. Da allora parte degli undicimila lavoratori ucraini della centrale convive con le truppe occupanti: in questi mesi sono stati segnalati vari episodi di violenza e secondo fonti ucraine i russi starebbero cercando di staccare la centrale dalla rete ucraina per fornire energia solo ai territori da loro controllati.

L’esercito russo in questi mesi avrebbe poi trasformato parti della centrale in una base militare, minando la sponda del fiume dove sorge l’impianto, sistemando al suo interno mezzi blindati, artiglieria e lanciarazzi e facendo partire da lì alcuni attacchi. Secondo il segretario di Stato americano Antony Blinken, la Russia sta usando la centrale come uno «scudo nucleare»: starebbe cioè proteggendo armi e truppe all’interno di Zaporizhzhia contando sul fatto che gli ucraini non possono attaccarla per non rischiare un incidente. Secondo l’Ucraina la strategia prevede inoltre di colpire dalla centrale le città vicine in mano agli ucraini sapendo che sarebbe rischioso per le forze ucraine rispondere al fuoco.

Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza gli Stati Uniti hanno appoggiato la richiesta di demilitarizzazione e invitato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica a effettuare un’ispezione e un controllo dell’impianto: l’ambasciatore russo all’ONU Vassily Nebenzia ha detto che già questo mese gli ispettori potranno farlo e ha detto che il mondo è spinto «sul ciglio di una catastrofe nucleare, comparabile a quella di Chernobyl» – implicando che la colpa sia dell’Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto alla Russia di restituire all’Ucraina il controllo della centrale per garantirne la sicurezza.