I cento anni complicati di Aston Martin nelle corse
La storica azienda automobilistica britannica sta faticando molto, non solo in Formula 1, nonostante le ambizioni e i nuovi investimenti
Questo fine settimana la Formula 1 riprende a Le Castellet, nel sud della Francia, e per l’Aston Martin, una delle dieci scuderie del campionato, sarà il centesimo anniversario dalla prima corsa automobilistica, disputata nel 1922 proprio nel Gran Premio di Francia, già allora con il caratteristico colore verde pisello.
A un secolo di distanza, l’azienda automobilistica inglese è tornata stabilmente in Formula 1 ma sta faticando moltissimo a tenere il passo delle altre scuderie con il nuovo regolamento tecnico, nonostante le ambizioni del suo investitore principale, il miliardario canadese Lawrence Stroll. In classifica le cose vanno male e di recente la scuderia si è trovata per giunta alle prese con accuse di plagio e casi di razzismo tra i suoi dipendenti.
Aston Martin è uno dei marchi principali dell’industria automobilistica britannica, fondato nel 1913 da Lionel Martin, imprenditore, e Robert Bamford, ingegnere. La sua storia nel corso dell’ultimo secolo ha alternato successi e difficoltà. Da azienda produttrice di auto di lusso e da corsa è famosa per i modelli utilizzati da James Bond nella saga di 007, per le vittorie nella 24 ore di Le Mans e per essere fornitrice della famiglia reale inglese, in particolare del principe Carlo, dal 1982.
I suoi vecchi modelli sono fra i più ricercati dai collezionisti: gli oltre 22 milioni di dollari spesi nel 2017 per una DBR1/1 guidata da Carroll Shelby e Stirling Moss tra gli anni Cinquanta e Sessanta rappresentano tuttora il prezzo più alto pagato all’asta per un’auto da corsa.
Due anni fa il marchio ha iniziato una fase di rilancio in concomitanza con l’ingresso nella proprietà di Stroll, l’imprenditore canadese che portò Ralph Lauren nel mercato europeo e che poi fece lo stesso con altri famosi brand di moda nordamericani, come Tommy Hilfiger e Michael Kors.
Da appassionato di corse e collezionista di Ferrari d’epoca, Stroll – il cui vero nome è Lawrence Sheldon Strulović – è entrato in Formula 1 nel 2018 rilevando la Force India, squadra indiana in difficoltà economiche che poi fece diventare Racing Point.
L’ingresso di Stroll fu piuttosto aggressivo e orientato ai risultati ad ogni costo. Nel 2020 la scuderia progettò la monoposto copiando per filo e per segno, senza farne mistero, la Mercedes W10 che nella stagione precedente aveva vinto il titolo mondiale (oltre ad utilizzare già i motori prodotti dall’azienda tedesca). Lo fece insinuandosi tra le pieghe del regolamento e, nonostante la penalizzazione a metà campionato ricevuta per aver copiato troppo, finì il Mondiale come quarta scuderia, con oltre sessanta punti in più della Ferrari.
Quella strategia fu adottata per massimizzare i risultati e allo stesso tempo risparmiare risorse in vista dei cambiamenti impegnativi previsti negli anni successivi. Dopo essere diventato azionista e presidente esecutivo di Aston Martin, infatti, nel 2021 Stroll riportò il marchio inglese in Formula 1 prendendo il posto della Racing Point e ingaggiando come pilota l’ex campione del mondo Sebastian Vettel. L’altro pilota è rimasto invece Lance Stroll, che è suo figlio e anche per questo viene circondato da un certo scetticismo circa la sua presenza nel miglior campionato automobilistico al mondo, in assenza di risultati rilevanti.
L’altra grossa novità è stata l’introduzione del nuovo regolamento tecnico, a cui l’Aston Martin deve ancora adattarsi. Dopo undici gare è la seconda peggior scuderia del Mondiale e precede soltanto la Williams, che nonostante si stia riprendendo dagli ultimi anni di declino, fa ancora molta fatica ad essere competitiva. I suoi problemi sono diffusi, come ha spiegato più volte il team principal Mike Krack, e vanno dalle temperature eccessive raggiunte dai motori delle monoposto alla loro aderenza sull’asfalto, un problema comune alle altre scuderie.
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Dei 18 punti che ha in classifica, 15 sono arrivati da Vettel e solamente 3 da Stroll. Il miglior piazzamento è un sesto posto ottenuto da Vettel in Azerbaijan, ma nell’ultima gara corsa in Austria le due Aston Martin hanno concluso tredicesima e diciassettesima, il peggior piazzamento combinato dell’anno. L’impressione è che non siano ultimi soltanto perché c’è qualcuno che sta facendo peggio di loro.
Fin dai test invernali la scuderia sta apportando un gran numero di modifiche alle sue auto, che però continuano a non dare risultati, e anzi, di recente hanno causato alcuni guai amministrativi. Aston Martin è stata infatti accusata di aver copiato in modo irregolare alcune parti della Red Bull. Successivamente, però, è stata scagionata dalla federazione internazionale automobilistica, anche se l’ispirazione nella progettazione rimane evidente.
Un altro problema ha riguardato invece la scuderia stessa. Pochi giorni fa un ex dipendente sudafricano dello stabilimento di Silverstone dell’azienda ha denunciato pubblicamente il clima razzista e omofobo tra i dipendenti e da allora in Inghilterra se ne sta parlando molto. La denuncia è arrivata anche alla Formula 1, che da alcuni anni in particolare sta prendendo posizioni sempre più nette a riguardo. La scuderia si è impegnata a prendere provvedimenti e ha detto di aver interrotto la collaborazione con l’azienda appaltatrice ritenuta coinvolta nel caso.
Così come il ritorno in Formula 1 si sta rivelando complicato, anche i conti dell’azienda non vanno bene. Nell’ultimo anno Aston Martin non è stata in grado di investire in nuovi modelli e tecnologie perché indebitata e a corto di fondi. Sta avendo inoltre difficoltà anche a produrre e commercializzare alcuni dei modelli che dovrebbero rilanciarla nel mercato: la hypercar Valkyrie e il SUV DBX 707.
A sostenere i bilanci sono però arrivati gli investimenti recenti di Mercedes – che già fornisce i motori – e del fondo sovrano saudita, già sponsor della squadra di Formula 1 tramite l’azienda energetica statale Saudi Aramco. Insieme le due compagnie verseranno quasi 800 milioni di dollari per stabilizzare i conti della casa automobilistica, che nella sua storia è già passata attraverso sette fallimenti.