Come gli Uffizi sono sopravvissuti alla pandemia

Anche grazie a una rivoluzione iniziata nel 2015 con l’arrivo di un nuovo direttore, che ha trasformato il famosissimo museo fiorentino nel più seguito sui social network in tutta Italia

di Tommaso Agostini

(ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
(ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
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Gli Uffizi sono riusciti ad adattarsi meglio di altri musei alle condizioni imposte dai due anni di pandemia, che hanno costretto le istituzioni museali a reinventarsi per continuare a esistere e ad avere una loro rilevanza nei lunghi periodi di lockdown e forti limitazioni. Oltre ad aver ristrutturato parte dei loro ambienti espositivi, gli Uffizi hanno ampliato la loro collezione, organizzato eventi, migliorato e valorizzato la loro presenza online, applicando una strategia di comunicazione che li ha resi il museo più seguito sui social network in Italia. Già nel 2021, grazie alle parziali riaperture, si era rilevata una sensibile ripresa delle visite con un maggiore coinvolgimento di un pubblico più giovane.

Cosa sono gli Uffizi
Gli Uffizi sono uno dei musei d’arte più importanti d’Italia, furono aperti nel 1581 e si trovano nel centro di Firenze. Possiedono un’ampia collezione di opere di pittura, scultura e altre arti figurative, e alcune sono di fama mondiale, create da Botticelli, Raffaello e Michelangelo, tanto da attirare visitatori da tutto il mondo.

La situazione nel 2020 in Italia
A causa dei lockdown e delle altre limitazioni, nel 2020 i musei, i monumenti e le aree archeologiche italiane subirono un calo molto elevato di visite: rispetto all’anno precedente persero il 75,6 per cento di visitatori, passando da 54,8 milioni a 13,3 milioni. Ciò portò anche ad un calo del 78,4 per cento degli incassi: passarono da 242 milioni a 52,3. Anche la situazione degli Uffizi seguì questo andamento negativo passando da 4,3 milioni di visitatori a 1,2 milioni, una riduzione del 73 per cento.
Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt ad aprile 2020 aveva affermato che la situazione fosse complessa ma gestibile e che gli Uffizi avrebbero potuto reggere economicamente per alcuni mesi di chiusura, ma non fino all’arrivo del vaccino, in quella data previsto per la primavera del 2021.

– Leggi anche: Le perdite del Colosseo, degli Uffizi e di tutti gli altri a causa della pandemia

La situazione nel 2020 in Europa
Dopo la fine del primo lockdown un sondaggio condotto da NEMO (Network of European Museum Organizations) relativo al periodo delle riaperture aveva raccolto una grande quantità di informazioni che permettono di comprendere la situazione museale europea. Il report spiegava che l’88 per cento dei musei aveva notato una perdita di visitatori e che il 43 per cento aveva segnalato di averne persi almeno la metà. Le principali ragioni che avevano ostacolato il ritorno delle persone all’interno dei musei erano state il calo degli spostamenti, l’interruzione dell’anno scolastico con la conseguente perdita di collaborazione delle scuole e la paura generale dei luoghi potenzialmente affollati.
Sempre secondo il sondaggio di NEMO, per affrontare questa situazione si era ricorsi all’online: il 93 per cento dei musei aveva stanziato risorse per almeno un servizio su Internet durante la pandemia, ed erano aumentati infatti del 67 per cento i post sui social network e del 39 per cento i contenuti video. Era stato riportato anche un aumento dei tour virtuali (29 per cento) e dei programmi di apprendimento online (27 per cento).

Gli Uffizi affermano la propria presenza online
Fino al 2015 gli Uffizi non si erano dedicati molto a promuovere la loro presenza online, per ammissione dello stesso Schmidt arrivato proprio in quell’anno e determinato a cambiare la situazione. Sotto la sua direzione l’apertura verso il digitale avvenne piuttosto rapidamente, rivelandosi poi molto utile nei primi tempi della pandemia, quando Internet era diventata l’unica modalità per interagire con il pubblico. Nel 2021 gli Uffizi ottennero il primato italiano tra i musei per numero di follower su Instagram (681mila), mentre su Twitter ne avevano poco meno di 60mila, su Facebook 126mila e su TikTok poco meno di 100mila, diventando uno dei musei più seguiti su quest’ultima piattaforma.

Il successo aveva portato la rivista The art newspaper a definire Ilde Forgione, responsabile della gestione TikTok degli Uffizi, come una dei migliori social media manager di servizi museali al mondo durante la pandemia. Sotto la richiesta del direttore Schmidt, Forgione, assieme ad un team da lei condotto, nel 2020 aveva affrontato il problema di far avvicinare l’arte alla Generazione Z trovando la modalità per unire le tematiche artistiche a un linguaggio divertente e ironico.

@uffizigalleries

#ladolcevita #nonsodirtidino #fedez #studio

♬ suono originale – linomeschino

@uffizigalleries

MA L’ULTIMA STATUA STA DAVVERO TWERKANDO?!#shakerando #twerk #discoteca #rhove

♬ suono originale – uffizisocial

Anche dal lato contenutistico la situazione è complessa: per creare un contenuto, seppur breve, è necessario molto lavoro e una grande conoscenza del mondo dell’arte per creare storie e verificare i miti artistici. Inoltre nell’estate 2020 fu organizzata una collaborazione con due influencer: Chiara Ferragni e Martina Socrate, con un progetto che ebbe un riscontro immediato con un incremento notevole di visitatori appartenenti alla fascia di età 19-25 anni.

 

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Nel 2020 fu poi lanciata su YouTube e Facebook una serie di video legati alla cucina chiamata “Uffizi da Mangiare”, ovvero chef che preparano pasti ispirati a opere presenti nella collezione.

Fuori dal museo
I social non sono l’unica strada per avere rilevanza su Internet, infatti gli Uffizi hanno mostre online sul proprio sito chiamate Ipervisioni, un progetto nato alcuni anni prima della pandemia che era stato arricchito nel 2020 con tour in cui è possibile muoversi all’interno di alcune sale del museo attraverso la realtà virtuale. A novembre 2021 era stata avviata UffiziKids, una nuova identità grafica associata alle attività dedicate a bambini e ragazzi grazie a cui erano state organizzate lezioni, incontri online e visite in presenza per oltre 10mila studenti.
Sempre nel 2021 era stato organizzato un progetto chiamato Uffizi Diffusi, con l’idea di trasportare alcune opere che non trovavano spazio all’interno della Galleria in altri luoghi della Toscana proponendo al pubblico opere inedite.

Dentro il museo
Anche durante gli anni della pandemia, gli Uffizi hanno lavorato all’interno della propria sede principale svolgendo 79 progetti di restauro e progettazione architettonica come il Kaffehaus di Boboli (un padiglione all’interno del Giardino di Boboli costruito nel 1776) e il Terrazzo delle Carte Geografiche (una sala costruita dal Vasari e usata da ​​Ferdinando I de’ Medici per glorificare la potenza del proprio casato) aperto dopo 20 anni. La collezione è stata inoltre arricchita con 8 donazioni di opere e 15 acquistate. È stata inoltre venduta una copia digitale del Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti, attraverso la tecnologia NFT, un’operazione che ha consentito di incassare 70.000 euro.

Numeri post pandemia
In seguito alla riduzione delle limitazioni e al lavoro svolto online, le Gallerie degli Uffizi (che comprendono gli Uffizi, il Corridoio Vasariano, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli) nel 2021 hanno ottenuto oltre 1,7 milioni di visitatori, il 42,7 per cento in più rispetto al 2020, con un incremento molto simile (42,3 per cento) del pubblico under 25. Anche i ricavi sono aumentati rispetto al 2020 passando da quasi 10 milioni di euro a circa 15 milioni.

Questo e gli altri articoli della sezione Tra cultura e pandemia sono un progetto del workshop di giornalismo 2022 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.