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  • Giovedì 14 luglio 2022

Biden è arrivato in Israele senza molto da dire

È il primo presidente da decenni a non avere un piano per il conflitto israelo-palestinese, e la tappa più importante del suo viaggio è un'altra: l'Arabia Saudita

Joe Biden al suo arrivo in Israele (Amir Levy/Getty Images)
Joe Biden al suo arrivo in Israele (Amir Levy/Getty Images)
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è arrivato mercoledì in Israele per il primo viaggio in Medio Oriente da quando ha assunto l’incarico. Data la relazione profonda e storica tra Stati Uniti e Israele, i viaggi dei presidenti americani nel paese sono sempre eventi attesi, ma quello di Biden è per molti versi peculiare. Anzitutto, Israele non è la tappa principale del viaggio: è l’Arabia Saudita, dove Biden sarà a partire da venerdì. In secondo luogo, per la prima volta da molti anni, Biden è arrivato in Israele senza particolari obiettivi e ambizioni per quanto riguarda la risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

Per decenni, i presidenti degli Stati Uniti hanno avuto la risoluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi tra i loro principali obiettivi di politica estera: Barack Obama visitò Israele nel 2013 con un piano di pace molto dettagliato sviluppato dal suo segretario di Stato, John Kerry, che fallì rapidamente. Donald Trump si presentò in Israele con il suo genero e consigliere, Jared Kushner, che aveva sviluppato un piano molto meno dettagliato, che fallì ancora più rapidamente.

Biden non ha nessun piano.

Il presidente americano è stato accolto con estremo calore in Israele, e lui ha ricambiato: secondo i giornali americani, i suoi collaboratori gli avevano chiesto di ridurre il più possibile i contatti fisici, per limitare le possibilità del contagio. Ma Biden, che è un politico solitamente molto espansivo, non è riuscito a trattenersi e in questi giorni sta stringendo mani e abbracciando persone senza troppi riguardi.

Ma secondo i programmi, la visita di Biden sarà più che altro di circostanza: il presidente non dovrebbe trattare questioni politiche di ampio rilievo e non intende affrontare la questione del conflitto israelo-palestinese: come ha scritto l’Economist, «nessun presidente in memoria recente è arrivato con così poco da dire sul conflitto più complicato della regione».

Ci sono varie ragioni per cui Biden si sta tenendo lontano da possibili piani di pace. Anzitutto, perché gli mancherebbero gli interlocutori: il governo israeliano è appena caduto, e il paese si sta preparando a nuove elezioni a novembre, le quinte in poco meno di quattro anni. Il primo ministro Yair Lapid è in carica facente funzioni, e benché sarebbe un interlocutore ideale per Biden (è un moderato, che sostiene il dialogo tra israeliani e palestinesi) è piuttosto probabile che non sarà lui a governare dopo le elezioni.

Anche la politica palestinese è confusa e divisa. Biden vedrà il 15 luglio Mahmud Abbas, il presidente palestinese che governa tuttavia soltanto sulla Cisgiordania e che è un politico anziano ed eccezionalmente debole, che non avrebbe il mandato necessario per negoziare a nome di tutti i palestinesi. Durante la sua visita nei Territori palestinesi, a Betlemme, Biden dovrebbe annunciare il ripristino degli aiuti umanitari americani ai rifugiati palestinesi, aiuti che erano stati eliminati da Trump. Sarebbe un annuncio importante, ma c’è anche il rischio che sia l’unico di un certo rilievo fatto dal presidente americano durante questa parte del viaggio.

Gli incontri più importanti dovrebbero cominciare invece a partire da venerdì, quando Biden andrà in Arabia Saudita.

Nel paese, Biden ha due obiettivi, uno diplomatico e uno economico. Il primo è di formalizzare la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, dopo oltre settant’anni durante i quali i due paesi, almeno ufficialmente, hanno avuto rapporti ostili (anche se in realtà le relazioni informali sono molto buone ormai da tempo). Sarebbe un grosso risultato per gli Stati Uniti: tra le altre cose, Biden sarà il primo presidente americano a volare direttamente da Israele all’Arabia Saudita, senza fare tappe intermedie, per sottolineare la creazione di nuovi collegamenti tra i due paesi, anche aerei.

Il secondo obiettivo, quello economico, è piuttosto ambizioso ed è di fatto la vera ragione per cui Biden è partito per il Medio Oriente: il presidente americano cercherà di convincere il regime saudita ad aumentare la produzione di petrolio, per alleviare la scarsità presente in tutto il mondo e trovare soluzioni al grande aumento del prezzo del carburante, che negli Stati Uniti è diventato un argomento di polemica politica.