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  • Venerdì 1 luglio 2022

Israele ha un nuovo primo ministro, provvisorio

Yair Lapid sarà in carica fino alle elezioni di novembre: è un politico centrista ed ex giornalista televisivo molto conosciuto

(AP Photo/Oded Balilty)
(AP Photo/Oded Balilty)
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Da venerdì Israele ha un nuovo primo ministro: il leader centrista Yair Lapid ha preso il posto di Naftali Bennett, che era in carica da poco più di un anno. La sostituzione fra i due era stata annunciata dieci giorni fa, quando il governo di cui fanno parte sia Bennett sia Lapid aveva proposto di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni per via di grosse tensioni politiche interne alla maggioranza. Giovedì 30 giugno il Parlamento ha infine votato per la propria dissoluzione, mentre le elezioni sono state fissate al primo novembre. Lapid resterà in carica fino alla formazione del nuovo governo, quindi quasi solo per gestire gli affari correnti.

Bennett non era obbligato a dimettersi, ma ha spiegato di averlo fatto per via di un accordo politico preso con Lapid all’inizio dell’esperienza di governo: l’intesa prevedeva che se il governo fosse arrivato alla fine della legislatura, Bennett sarebbe rimasto primo ministro fino al 2024 e poi avrebbe lasciato la carica a Lapid, che fino a giovedì era ministro degli Esteri. In caso di fine anticipata della legislatura, Bennett si sarebbe dimesso e Lapid sarebbe diventato primo ministro, cosa che è accaduta venerdì.

«Faremo del nostro meglio per uno stato ebraico, democratico, forte e di successo», ha commentato Lapid durante una cerimonia formale di passaggio di consegne con Bennett, avvenuta giovedì pomeriggio. Bennett sarà invece vice primo ministro fino all’insediamento del nuovo governo.

Lapid è diventato il 14esimo primo ministro della storia israeliana. È il primo che non proviene dalla destra da 21 anni, cioè dalle dimissioni dell’allora primo ministro Laburista Ehud Barak. Lapid sarà anche uno dei pochi primi ministri israeliani a non avere fatto carriera nell’esercito, che ha lasciato dopo il servizio di leva obbligatorio. Il Times of Israel ha notato inoltre che per la prima volta l’ufficio del primo ministro sarà diretto da una donna: la capo di gabinetto di Lapid sarà Naama Schultz, una sua storica assistente.

Lapid ha 58 anni e da una decina d’anni è una delle figure più note della politica israeliana. «Chiunque abbia vissuto in questo paese negli ultimi trent’anni ha la sensazione di conoscerlo in maniera intima», ha scritto il quotidiano israeliano Haaretz. Nato e cresciuto a Tel Aviv, la città israeliana più progressista del paese, dopo il servizio di leva iniziò a lavorare come giornalista facendo rapidamente carriera, fino a diventare uno dei più famosi giornalisti televisivi di Israele. Per quattordici anni, dal 1998 al 2012, condusse un seguito talk show sulla tv privata Channel 2. Nel 2012 entrò in politica e fondò il partito centrista Yesh Atid, che guida ancora oggi.

Yesh Atid fu la sorpresa delle elezioni politiche del 2013: arrivò secondo dopo il Likud dell’allora primo ministro Benjamin Netanyahu, con cui decise di entrare in coalizione. Fu quindi ministro delle Finanze dal 2013 al 2014, poi decise di passare all’opposizione di Netanyahu, con cui da allora si è sempre rifiutato di governare.

Sono state promosse da Lapid due delle più importanti operazioni politiche per cercare di evitare che Netanyahu rimanesse primo ministro. Fu Lapid a convincere l’ex capo dell’esercito Benny Gantz a candidarsi contro Netanyahu a capo di una coalizione di partiti centristi alle elezioni politiche del 2019. La coalizione però prese poche migliaia di voti in meno del Likud e Netanyahu rimase primo ministro. Ed è stato sempre Lapid, nel 2021, a convincere Bennett a guidare un governo eterogeneo sostenuto da tutti i partiti che si opponevano a Netanyahu, dalla sinistra all’estrema destra. Alla fine questa coalizione si è dimostrata troppo litigiosa per poter governare insieme, ma Lapid si è comunque attribuito il merito di avere tolto l’incarico di primo ministro a Netanyahu per la prima volta dal 2009.

In questi anni Lapid si è costruito una solida fama da centrista: vicino alla destra sui temi economici e alla sinistra sui diritti civili, è a favore della cosiddetta soluzione a due stati per risolvere il conflitto coi palestinesi – cioè alla creazione di uno stato palestinese autonomo e limitrofo a quello israeliano – ma ha detto più volte che al momento non ci sono le condizioni per applicarla.

Per venerdì primo luglio, il suo primo giorno di lavoro, Lapid ha in programma una riunione col capo dell’agenzia di intelligence interna israeliana, lo Shin Bet, e un incontro di alto livello sui due soldati israeliani che dal 2015 sono prigionieri di alcuni gruppi radicali palestinesi.

In questi mesi Lapid avrà pochissimo margine di azione politica: il governo che guida è di fatto dimissionario e la campagna elettorale potrebbe alimentare le tensioni fra i partiti di maggioranza che hanno portato alla decisione di indire nuove elezioni. Nel frattempo però Lapid potrebbe approfittarne per costruirsi una nuova immagine da statista e raccogliere consensi in vista del voto. Bennett invece ha annunciato di volere lasciare la politica alla fine del suo incarico di governo.