Mario Draghi è stato al Quirinale

Poche ore prima, il Movimento 5 Stelle si era astenuto sul cosiddetto "decreto aiuti": durante l'incontro tra presidente del Consiglio e presidente della Repubblica la questione non sarebbe stata discussa

mario Draghi, Roma, 30 giugno 2022 (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
mario Draghi, Roma, 30 giugno 2022 (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
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Il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato al Quirinale per un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il colloquio è durato poco meno di un’ora e diversi commentatori, citando fonti di Palazzo Chigi, hanno detto che al centro della riunione ci sarebbero stati gli esiti dei recenti incontri in Africa di Mattarella, ma anche la situazione politica internazionale, nazionale ed economica. Luciano Ghelfi, giornalista esperto di Quirinale, ha scritto che Mattarella non avrebbe fatto alcun commento sulle attuali difficoltà della maggioranza di governo.

Poche ore prima del colloquio, il Movimento 5 Stelle, che fa parte dell’attuale maggioranza, aveva deciso di uscire dall’aula della Camera non votando il cosiddetto “decreto aiuti”, il decreto legge che prevede sostegni economici alle imprese e alle famiglie per limitare le conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia italiana. Dopo l’esito del voto alla Camera, Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, aveva chiesto a Draghi di «sottrarsi alla logica politicamente ricattatoria» del M5S e di avviare una verifica di maggioranza.

La scorsa settimana, la Camera aveva votato sì alla questione di fiducia posta dal governo Draghi sulla conversione in legge del “decreto aiuti”. Si temeva che la decisione di porre la fiducia potesse spingere il Movimento 5 Stelle a uscire dal governo, e le tensioni avevano reso necessario un incontro tra il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio Mario Draghi, di cui Conte aveva poi fatto un resoconto all’assemblea congiunta dei parlamentari del suo partito.

Alla Camera è ammesso il voto disgiunto, prima sulla fiducia a poi sul testo: il M5S, votando la fiducia, ma astenendosi sul testo – che è comunque passato con 266 sì e 47 no – aveva di fatto evitato una rottura esplicita. Al Senato il regolamento non prevede però votazioni disgiunte rispetto alla questione di fiducia e resta dunque da capire come si comporterà il M5S: non votare la fiducia potrebbe causare l’apertura di una crisi di governo.

Il Movimento 5 Stelle aveva chiesto diverse modifiche su alcune norme del “decreto aiuti”, che però non erano state accolte. ANSA scrive che oggi non hanno partecipato al voto 227 deputati, oltre agli 88 assenti giustificati perché in missione. Su 104 deputati del M5S (presidente della Camera Roberto Fico escluso) sarebbero stati 85 quelli che non hanno partecipato al voto, seguendo l’indicazione del partito. Altri 18 erano in missione. Il deputato del M5S Francesco Berti ha invece votato a favore del decreto spiegando che «due crisi di governo in una legislatura sono già troppe».

Il leader del M5S Giuseppe Conte, arrivando nel pomeriggio alla sede del partito, ha dichiarato che quella di non votare il “decreto aiuti” «era una decisione già chiara, perché c’è una questione di merito per noi importante che avevamo anticipato, c’è una questione di coerenza e linearità, quindi nulla di nuovo. Era stato anche anticipato, è tutto chiaro». Conte non ha però risposto su quello che accadrà al Senato.