L’animata campagna elettorale per il ballottaggio a Verona

Il sindaco uscente Sboarina sta attaccando ripetutamente Tommasi, mentre non è chiaro che fine faranno i voti di Tosi

di Giulia Siviero

Federico Sboarina, Damiano Tommasi (ANSA)
Federico Sboarina, Damiano Tommasi (ANSA)

«Tommasi vuol far diventare Verona una capitale transgender». È questa una delle prime frasi pronunciate pubblicamente dal sindaco Federico Sboarina dopo il risultato del primo turno delle amministrative di Verona. Sboarina, noto fra le altre cose per la vicinanza agli ambienti di estrema destra, è arrivato secondo dopo l’ex calciatore Damiano Tommasi, candidato civico appoggiato da tutto il centrosinistra.

Non è chiaro che cosa significhi esattamente l’espressione usata da Sboarina, ma nelle ultime due settimane sono state più o meno queste le strategie e i toni che ha usato per cercare di vincere il turno di ballottaggio, previsto per domenica 26: attaccare Tommasi soprattutto su quelli che l’area politica a cui Sboarina appartiene chiama “valori non negoziabili”.

Negli ultimi giorni le tesi di Sboarina sono state appoggiate, di fatto, anche da Giuseppe Zenti, vescovo di Verona da quindici anni e ora dimissionario. Qualche giorno fa Zenti ha inviato una lettera aperta ai preti veronesi per auspicare il loro «coinvolgimento» in occasione del voto, e «soprattutto in considerazione delle ricadute» dei loro «interventi sui fedeli»: «Nelle varie tornate elettorali, di qualsiasi genere, è nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia. (…) Queste sono frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa».

In un intervento successivo su Verona Fedele, il giornale della diocesi di Verona (13 mila copie vendute e contributi pubblici pari a circa 288 mila euro nel 2021), Zenti è tornato sull’argomento, aggiungendo che il cristiano deve soppesare «attentamente l’area culturale di cui un candidato è espressione o persino personificazione». Le parole del vescovo sono state da molte e molti interpretate come un sostegno esplicito a Federico Sboarina, che sulle questioni legate alla presunta “ideologia gender”, alla cosiddetta famiglia «voluta da Dio» e contro l’aborto ha costruito la propria immagine e carriera politica di sindaco.

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Zenti è intervenuto spesso nelle elezioni veronesi. Nel 2013 durante la messa di Natale aveva fatto parlare l’allora sindaco Flavio Tosi dal pulpito della chiesa. Nel 2015 in occasione delle elezioni regionali aveva inviato una lettera alle associazioni cattoliche e agli insegnanti di religione per sostenere una candidata della Lega. E prima delle elezioni amministrative del 2017 era intervenuto nuovamente nella campagna elettorale per lodare «la Lega veneta rappresentata da Zaia» e per spiegare che lui li conosceva bene i leghisti del Veneto: secondo Zenti «dei moderati, attenti al sociale».

La lettera aperta che ha inviato qualche giorno fa, e di cui ancora si parla sui giornali locali, è stata criticata moltissimo: da alcuni preti, da diversi esponenti dell’attuale opposizione in consiglio comunale e da alcuni politici nazionali.

Sulla vicenda, Damiano Tommasi ha semplicemente commentato che «il vescovo fa il vescovo» aggiungendo che nel suo programma si parla soltanto dell’adesione del comune di Verona alla Carta RE.A.DY, sottoscritta anche da altre città, che ha come obiettivo la promozione di atti e provvedimenti amministrativi per tutelare dalle discriminazioni le persone LGBTQIA+. L’ha ribadito anche nel dibattito pubblico tra candidati che si è tenuto giovedì 23 giugno: mentre Sboarina lo incalzava («la vuoi portare o no nelle scuole l’ideologia gender?») Tommasi ha detto fra l’altro che «l’ideologia gender non si capisce nemmeno che cosa sia».

Durante quella stessa discussione, Tommasi ha ripetuto di voler parlare del proprio progetto per la città e di non voler sprecare tempo a criticare quanto fatto o non fatto da Sboarina: «Abbiamo la volontà di cambiare il modo di vivere la città, la nostra non è una campagna contro proprio per questo. Vogliamo solo voltare pagina».

Cercando una visibilità mediatica e sui social network maggiore rispetto alla prima parte della campagna elettorale, in queste due settimane Tommasi sta organizzando tornei di calcetto e beach volley, incontri in luoghi pubblici con i giovani, e quotidiane passeggiate nei quartieri accompagnato da cittadine e cittadini in maglietta gialla, il colore scelto per la sua campagna elettorale. Giovedì è stato raggiunto anche dal sindaco di Milano Beppe Sala. In generale, Tommasi sta continuando a portare avanti una campagna elettorale pacata, poco muscolare, cercando di mostrarsi saldo di fronte alle provocazioni e alle polemiche in cui Sboarina prova costantemente a trascinarlo.

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In un video pieno di cieli foschi pubblicato qualche giorno fa, il sindaco uscente racconta ad esempio che dietro a Tommasi c’è «tutto il peggio della vecchia sinistra»: «Abbiamo già visto cosa significa essere amministrati dalla sinistra. Ci ha riempito di campi rom, di clandestini, di degrado, di disordine, di abusivi perfino in via Mazzini (la strada centrale della città, ndr)». E ancora: «Verona ha delle radici profonde che dobbiamo difendere». Sono parole e argomentazioni riprese in modo identico anche dal partito neofascista CasaPound e dai suoi rappresentanti locali, che hanno sostenuto e continuano a sostenere Sboarina, ma che non sembrano avere molto il contatto con la realtà: Verona è storicamente una città governata dalla destra, che ha espresso tutti i sindaci dal 1994 a oggi, con l’eccezione del moderatissimo Paolo Zanotto che governò col centrosinistra dal 2002 al 2007. Secondo la classifica del 2020 del Sole 24 Ore sull’indice della criminalità nelle città italiane risulta anche che Verona sia la più sicura tra quelle di pari dimensioni.

In un volantino fatto circolare in questi ultimi giorni, lo slogan scelto da Sboarina è «mai a sinistra». Nel testo si legge che Tommasi sarebbe «un uomo libero solo di facciata, senza esperienza, scelto per essere comandato e controllato da PD e Rifondazione Comunista». Rifondazione Comunista non aveva preso posizione al primo turno, ma in vista del ballottaggio ha invitato a votare Tommasi. «Era prevedibile che Sboarina alzasse il tiro» spiega Fiorenzo Fasoli, della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista: «Dice che Tommasi è comunista – cosa che purtroppo non è affatto vera – e quindi pericolosissimo».

(foto del comitato elettorale di Damiano Tommasi)

Oltre a raccontare come la città potrebbe diventare se vincesse il centrosinistra, Sboarina sta poi cercando di rivolgersi a tutta l’area di destra e di centrodestra che al primo turno ha votato Flavio Tosi, ex sindaco che ha ottenuto poco meno del 24 per cento. Dopo essere stato escluso dal ballottaggio, Tosi ha formalmente aderito all’unico partito che smarcandosi a livello cittadino dal resto del centrodestra l’aveva sostenuto, Forza Italia, proponendo al sindaco uscente un apparentamento formale.

In caso di vittoria al ballottaggio, l’apparentamento avrebbe assegnato ai candidati della lista di Tosi ben 9 dei 22 consiglieri di maggioranza: ma Sboarina l’ha rifiutato, verosimilmente anche per l’ostilità personale dimostrata nei confronti di Tosi e emersa più volte nel corso delle prime settimane di campagna elettorale. La decisione di non accettare un’alleanza con Tosi è stata però criticata sia dalla Lega («Un errore madornale», ha detto Matteo Salvini), sia da Fratelli d’Italia. Per il cofondatore del partito a cui lo stesso Sboarina si è iscritto un anno fa, Guido Crosetto, è stata «una pessima decisione». E se per il primo turno segretari di partito e politici nazionali erano stati spesso in città per promuovere Sboarina – che aveva tra l’altro concluso il primo pezzo della campagna elettorale con un grande evento da una delle piazze più importanti del centro della città assieme a Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Luca Zaia, Maurizio Lupi e Luigi Brugnaro – tra il primo e il secondo turno non c’è stata alcuna visita. Venerdì 24 giugno, prima del silenzio elettorale, Sboarina si limiterà a fare una passeggiata per le strade di Verona.

Non è semplice capire come si orienterà al ballottaggio l’area che fa riferimento a Flavio Tosi, che ha solo precisato come la collocazione di Forza Italia sia nel centrodestra. Alcuni suoi candidati (pochi) hanno invitato a votare Sboarina, ma altri ancora non si sono pronunciati affatto.

Edoardo Nestori, uno dei più votati nella lista Tosi spiega come «faccia sorridere il fatto che Sboarina voglia i nostri voti dopo aver rifiutato la richiesta di apparentamento, e dunque i nostri simboli. Questo comporta che almeno da parte mia, di chi mi ha sostenuto e anche da parte di altri tosiani ci sia una sorta di freddezza rispetto al ballottaggio. E non mi stupirei se in tantissimi approfittassero della bella giornata per andare in montagna».

In diverse chat di candidati di Tosi e di loro sostenitori circolano effettivamente messaggi che invitano a non andare a votare, ma anche messaggi che invitano esplicitamente a votare per Tommasi. A sostenere quest’ultimo ci sarà, stavolta, anche Italia Viva, che al primo turno era invece dalla parte di Flavio Tosi.