Cosa ha deciso Verona sull’aborto

Il consiglio comunale ha approvato una mozione per finanziare le associazioni cattoliche che si oppongono all'interruzione di gravidanza, provocando proteste

La protesta delle attiviste di Non Una Di Meno contro la mozione approvata dal consiglio comunale di Verona il 4 ottobre 2018
La protesta delle attiviste di Non Una Di Meno contro la mozione approvata dal consiglio comunale di Verona il 4 ottobre 2018

Da ieri si parla sui giornali e sui social network dell’approvazione da parte del consiglio comunale di Verona di una mozione della Lega con cui saranno finanziate associazioni cattoliche che portano avanti iniziative contro le interruzioni volontarie di gravidanza. Uno degli aspetti di cui si è discusso di più è che tra i 21 consiglieri comunali che hanno votato a favore della mozione c’è stata anche la capogruppo del Partito Democratico Carla Padovani. Padovani, che ha detto di aver votato «secondo coscienza» e in passato aveva già preso posizione contro le unioni civili tra persone dello stesso sesso, è stata criticata duramente da molti politici del PD, compreso il segretario Maurizio Martina: gli altri consiglieri comunali del partito ne hanno chiesto le dimissioni.

La mozione, sottoscritta anche dal sindaco Federico Sboarina, era già stata presentata lo scorso luglio: anche allora se ne era parlato a livello nazionale, non solo per i suoi contenuti ma anche perché il consigliere Andrea Bacciga, eletto con la lista Battiti per Verona di Sboarina, appena entrato nell’aula del consiglio aveva rivolto il saluto romano alle attiviste femministe che assistevano alla seduta. Rispetto al testo presentato a luglio, quello approvato contiene alcune modifiche, ma nella sostanza è rimasto lo stesso. A settembre la discussione era stata rimandata, come aveva spiegato Giulia Siviero sul suo blog sul Post, per via di alcune divergenze di opinione sulla questione all’interno della maggioranza del consiglio, che però sono state risolte.

Nella seduta di giovedì non è stata invece discussa (e quindi approvata, almeno per ora) un’altra mozione di cui si era parlato a luglio: quella che chiede che i feti delle donne che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza vengano automaticamente sepolti anche senza la loro autorizzazione. Il consigliere Michele Bertucco, di Sinistra in Comune Verona in Comune, aveva riscontrato dei problemi procedurali in merito, che però potrebbero essere sistemati.

Le mozioni 434 e 441 (quella sulla sepoltura dei feti) sono state scritte in occasione dei quarant’anni della legge 194, quella che ha introdotto il diritto di aborto in Italia. È una legge nazionale, ma per via di alcune concessioni contenute nel testo permette ai comuni di prendere iniziative simili a quelle di Verona, che mettono in dubbio l’accesso libero al servizio di interruzione volontaria di gravidanza.

Nel dettaglio la mozione approvata, che va sotto il numero di 434 e si può leggere interamente qui, impegna il sindaco e la giunta:

  • ad inserire nel prossimo assestamento di bilancio un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona, ad esempio progetto Gemma e Chiara
  • a promuovere il progetto regionale “Culla segreta”, stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle Circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali
  • a proclamare ufficialmente Verona “città a favore della vita”

Il progetto Gemma, portato avanti dalla Fondazione Vita Nova, si propone di offrire un aiuto economico della durata di una gravidanza e di un ulteriore anno alle donne incinte «tentate di non accogliere il proprio bambino», cioè di ricorrere a un’interruzione volontaria di gravidanza. Il progetto Chiara, portato avanti dall’associazione cattolica veronese Centro Diocesano Aiuto Vita, funziona allo stesso modo, ma a livello locale e non nazionale. In difesa della mozione 434 si è espresso il senatore leghista Simone Pillon, fondatore del Family Day e relatore del disegno di legge 735 che contiene una proposta di riforma dell’affidamento condiviso dei minorenni.

A Verona gli ambienti di estrema destra hanno una notevole influenza sulla politica locale e sulla società civile, e secondo molti giornalisti locali sono collegati allo stesso Sboarina, più o meno implicitamente. Questi ambienti hanno da sempre legami con le attive e numerose associazioni religiose, che hanno contribuito a un radicamento dell’integralismo cattolico in città.

– Leggi anche: Verona, dove comanda l’estrema destra

Anche durante la seduta di giovedì era presente un gruppo di attiviste del movimento femminista Non Una Di Meno (NUDM) che indossavano copricapi e mantelli rossi simili ai costumi dei personaggi della serie tv The Handmaid’s Tale, già usati in moltissime manifestazioni femministe di tutto il mondo. Dopo l’approvazione della mozione le attiviste sono state allontanate dall’aula del consiglio e hanno dovuto aspettare una ventina di minuti perché fossero riconsegnati loro i documenti, requisiti senza spiegazione. NUDM sta organizzando una nuova manifestazione di protesta.