• Sport
  • Venerdì 24 giugno 2022

La notte in cui la NBA ha deciso un po’ del suo futuro

Cos'è successo nel tradizionale draft di fine stagione, con tre giocatori italiani selezionati tra la prima e la cinquantesima chiamata

Le trenta prime scelte del draft NBA (Sarah Stier/Getty Images)
Le trenta prime scelte del draft NBA (Sarah Stier/Getty Images)
Caricamento player

Si è tenuto nella notte al Barclays Center di Brooklyn il tradizionale draft della NBA, l’evento di fine stagione in cui le trenta squadre del campionato possono scegliere a turno i migliori giovani provenienti dal basket universitario e dai campionati esteri. È un evento che a seconda delle annate e della qualità dei giocatori disponibili può cambiare il futuro delle squadre, se non dell’intero campionato, come accadde nella famosa edizione del 2003, da cui uscirono in un colpo solo LeBron James, Dwayne Wade, Chris Bosh e Carmelo Anthony, o nel 1984, l’anno di Michael Jordan, John Stockton, Charles Barkley e Hakeem Olajuwon.

Dopo le ultime edizioni segnate dalla pandemia e da stagioni universitarie dimezzate o incomplete, il draft di quest’anno era tornato ad essere atteso come i precedenti, a maggior ragione dopo il grande finale di stagione del basket dei college, la NCAA, giocato da quattro squadre tra le più vincenti e seguite del paese: Duke, North Carolina, Kansas e Villanova.

La prima scelta in assoluto è venuta fuori proprio da una di queste quattro squadre, Duke, con cui Paolo Banchero, americano di origini italiane, ha giocato un solo anno prima di fare il salto in NBA, selezionato dagli Orlando Magic con la prima scelta assoluta. Banchero, figlio di un’ex cestista americana e di un ex giocatore di football universitario di origini liguri, era tra i talenti più osservati da diversi anni a questa parte, per qualità fisiche e tecniche costantemente al di sopra della media per la sua età. A 19 anni è alto 2 metri e 8 centimetri. È un “lungo” che nei campionati scolastici si è dimostrato bravo in tutto.

Al draft vengono favorite le squadre con i peggiori andamenti in campionato nelle ultime stagioni, e l’ordine di chiamata è stabilito prima da una cosiddetta “lotteria”. Quest’anno la prima scelta è andata agli Orlando Magic, che nelle ultime otto stagioni si sono qualificati ai playoff soltanto in due occasioni, venendo sempre eliminati al primo turno. Dalla prossima stagione avranno la possibilità di costruire qualcosa di buono intorno a Banchero, sempre se manterrà anche tra i professionisti il livello mostrato finora. In squadra, inoltre, troverà la prima scelta al draft di cinque anni fa, Markelle Fultz, scelto inizialmente da Philadelphia e finito a Orlando dopo aver avuto parecchi problemi, sia fisici che attitudinali.


Insieme a Banchero, gli altri giocatori ritenuti più interessanti a questo draft erano Chet Holmgren e Jabari Smith. Il primo, centro proveniente da Gonzaga, alto 2 metri e 13 centimetri ad appena vent’anni, è stato scelto alla seconda chiamata dagli Oklahoma City Thunder, che dopo non essere riusciti a vincere il titolo negli anni trascorsi con i vari James Harden, Kevin Durant e Russell Westbrook sono calati fino al penultimo posto a Ovest nella stagione appena conclusa. Nonostante debba ancora formarsi fisicamente per la NBA, la media con cui Holmgren ha concluso la sua unica stagione universitaria (14 punti, 9 rimbalzi, 3 stoppate a partita) promette molto.

Alla chiamata di Holmgren, Jabari Smith è sembrato un po’ deluso o forse preoccupato di allontanarsi troppo dalle prime scelte, dove era stato collocato in precedenza dalle previsioni. È stato però chiamato alla successiva dagli Houston Rockets, che un po’ come Oklahoma si sono “sgonfiati” dopo essere stati per anni una delle squadre più competitive del campionato. Smith ha ancora 19 anni e anche lui ha trascorso una sola stagione universitaria, con gli Auburn Tigers, in cui era stato eletto miglior esordiente a sud-est.

Al primo giro di chiamate sono stati selezionati sei giocatori stranieri, tra cui il polacco Jeremy Sochan (San Antonio), il francese Ousmane Dieng (New York) e il serbo Nikola Jovic (Miami), quasi omonimo del connazionale e due volte MVP del campionato, Nikola Jokic. Al secondo giro si sono aggiunti altri due italiani, entrambi provenienti dalla Serie A. Gabriele Procida, ventenne cresciuto a Cantù e nell’ultima stagione alla Fortitudo Bologna, è stato chiamato come trentaseiesima scelta dai Portland Trail Blazers e subito scambiato con i Detroit Pistons all’interno dell’operazione che nei giorni scorsi aveva fatto fare il percorso inverso al ventottenne Jerami Grant.

Sempre al secondo giro, i Minnesota Timberwolves hanno selezionato Matteo Spagnolo con la cinquantesima chiamata. Spagnolo ha 19 anni, è di proprietà del Real Madrid e nell’ultima stagione ha giocato in Serie A con la Vanoli Cremona, oltre ad aver già esordito in Nazionale. Come nel caso di Procida, Spagnolo si era reso eleggibile per il draft NBA ma potrebbe decidere di restare a giocare in Europa ancora per la prossima stagione.

Qui la lista completa delle chiamate.