Il partito che esce più sconfitto dalle amministrative

È la Lega di Matteo Salvini, superata quasi ovunque da Fratelli d'Italia e con una leadership sempre più discussa

(Ermes Beltrami/LaPresse)
(Ermes Beltrami/LaPresse)
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Una delle notizie più rilevanti emerse dal primo turno delle elezioni amministrative che si è tenuto domenica è la pesante sconfitta della Lega, le cui liste nella maggior parte dei grandi comuni in cui si è votato hanno ottenuto meno consensi di Fratelli d’Italia. Molti commentatori hanno definito questo risultato “sorpasso” perché, dopo mesi in cui era stata ampiamente raccontata l’ascesa del partito di Giorgia Meloni a discapito di quello di Matteo Salvini nei sondaggi, il risultato di domenica ne è una prima vera certificazione ufficiale.

La Lega è andata male quasi ovunque, e ha ottenuto meno consensi di Fratelli d’Italia in 22 capoluoghi di provincia su 26: comprese le maggiori città nel Nord Italia, in cui è storicamente più forte e radicata. Fratelli d’Italia ha preso più voti della Lega a Verona, Padova, Cuneo e Belluno, fra le tante. A Piacenza, Monza e Alessandria la Lega si è fermata a circa la metà dei voti di Fratelli d’Italia.

«Salvo rare eccezioni», osserva Repubblica, la Lega «è costantemente sotto il 10 per cento nei comuni con più di 15 mila abitanti». E proprio il 10 per cento a livello nazionale viene ritenuta da alcuni la soglia psicologica oltre la quale mettere in discussione la leadership di Salvini nella coalizione. «Se i sondaggi a settembre ci diranno che anche a livello nazionale scenderemo più in basso di quella quota, beh, qualcosa si dovrà fare», ha detto a Repubblica una fonte interna al partito.

La Lega era risultata il partito più votato nella coalizione di centrodestra alle elezioni politiche del 2018, e aveva vinto con distacco le elezioni europee del 2019. Ma a partire dalla successiva decisione di abbandonare il governo col Movimento 5 Stelle nell’estate del 2019, i sondaggi avevano cominciato a rilevarne un grosso calo, contemporaneo a un’affermazione di Meloni e Fratelli d’Italia, che alle politiche del 2018 aveva preso soltanto il 4,3% dei voti circa. Domenica in diversi capoluoghi è arrivato a triplicare i suoi voti, e in città come L’Aquila o Rieti ha ottenuto percentuali ancora superiori. In generale, ha sorpassato nettamente la Lega come principale partito della coalizione.

Gli ultimi mesi non sono stati un buon periodo per Salvini, fra la figuraccia rimediata in Polonia e più di recente il caso legato al suo improbabile viaggio a Mosca, pagato dalla Russia, per proporsi come intermediario per una tregua con l’Ucraina. In generale Salvini sembra preso in mezzo da due tensioni forse irrisolvibili: assumere posizioni sempre più centriste e sostenere lealmente il governo guidato da Mario Draghi, come gli chiedono diversi suoi collaboratori e i presidenti di regione espressi dalla Lega, oppure promuovere argomenti e tesi molto radicali, cosa che lo fece diventare leader della destra qualche anno fa ma che ora sembra riuscire meglio a Meloni, che fra l’altro è facilitata essendo all’opposizione del governo Draghi.

Lunedì pomeriggio, a una domanda dei giornalisti sui risultati deludenti della Lega rispetto a Fratelli d’Italia, Salvini ha risposto che «in alcuni comuni sono avanti loro, in altri siamo avanti noi, ma quello che conta è il risultato del centrodestra». Meloni invece ha sottolineato esplicitamente il buon risultato del proprio partito, e auspicato in tono polemico che gli alleati del centrodestra smettano di sostenere il governo Draghi.

La doppia pressione a cui è sottoposto Salvini – quella “governista” e quella più radicale – continuerà verosimilmente anche nei prossimi mesi.

Secondo i giornali lunedì mattina alcuni dirigenti leghisti pensavano che la riunione convocata nella sede nazionale della Lega a Milano sarebbe servita per annunciare l’uscita del partito dalla maggioranza di governo. Lunedì sera il vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana ha comunque detto che «o il governo inizia a pensare ai cittadini, o la Lega farà le sue scelte». Salvini per ora ha smentito che la Lega voglia lasciare la maggioranza, ma secondo il Corriere della Sera sta preparando una «risoluzione di maggioranza» che presenterà dopo il discorso di Mario Draghi alle Camere programmato per il 21 giugno: non è ancora chiaro se sarà un pretesto per lasciare il governo oppure per rafforzare l’attività della Lega al suo interno.

I risultati di queste amministrative avranno probabilmente delle conseguenze concrete anche all’interno della coalizione di centrodestra. Diversi commentatori in queste ore sostengono che il buon risultato di Fratelli d’Italia consentirà a Meloni di far sostenere all’intero centrodestra la ricandidatura di Nello Musumeci alle elezioni regionali in Sicilia, previste in autunno: Musumeci fa parte di Fratelli d’Italia ma non è così gradito né a Forza Italia né alla Lega.