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  • Martedì 24 maggio 2022

I Golden State Warriors verso le finali NBA

Dopo tre anni di ricostruzione la squadra di Steph Curry è a una vittoria dalle finali

Stephen Curry e Klay Thompson in gara-2 contro i Dallas Mavericks (Harry How/Getty Images)
Stephen Curry e Klay Thompson in gara-2 contro i Dallas Mavericks (Harry How/Getty Images)
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Ad aprile, a pochi giorni dall’inizio dei playoff della NBA, i Golden State Warriors non erano considerati tra i grandi favoriti per la vittoria del titolo, nonostante una stagione regolare chiusa con il terzo miglior record del campionato, a pari merito con i Miami Heat. Nell’ultimo mese di playoff, però, la squadra che aveva segnato l’ultimo decennio del miglior campionato di basket al mondo ha superato tutte le aspettative e ora si trova a una sola vittoria dalla qualificazione alle finali.

Al primo turno dei playoff Golden State ha eliminato in cinque gare i Denver Nuggets dell’MVP del campionato Nikola Jokic, concedendo agli avversari soltanto una vittoria. Nel turno successivo, con qualche fatica in più, ha eliminato in sei gare i Memphis Grizzlies di Ja Morant, nominato giocatore “più migliorato” della stagione, che proprio contro Golden State era arrivato a segnare 47 punti, il punteggio più alto realizzato individualmente in questi playoff.

In finale di conference i Dallas Mavericks erano ritenuti un altro ostacolo alla portata, anche se più complicato dei precedenti, in quanto squadra più completa che al turno precedente era riuscita a eliminare Phoenix, una delle grandi favorite al titolo, anche grazie ai 35 punti segnati nella gara decisiva dal fenomeno sloveno Luka Doncic. Da squadra esperta tornata alla competitività dopo alcuni anni di ricostruzione, in gara-1 Golden State è riuscita a contenere Doncic con una serie di accorgimenti tattici che hanno fermato lo sloveno a soli sei canestri.

Nelle due gare successive Dallas ha trovato il modo di liberare Doncic, andato sempre sopra i 40 punti, ma Golden State ha continuato a vincere sostenuta dal rendimento di Steph Curry, che sta giocando con una media di 28 punti a partita e soprattutto non sta trovando particolare resistenza in Dallas, peraltro parecchio imprecisa al tiro dalla distanza con gli altri giocatori. Finora tutti gli avversari di Golden State non hanno potuto fare molto contro una squadra che è tornata a giocare a memoria e in cui ogni giocatore sembra esattamente al suo posto.

Oltre a Curry e Draymond Green, i due giocatori a cui da anni ruota attorno la squadra, a turno si stanno prendendo la scena diversi altri giocatori: tra questi c’è Klay Thompson, tornato a gennaio dopo oltre due anni di inattività forzata dagli infortuni, che sta giocando con una media di 16 punti a partita.

In gara-3 contro Dallas, dopo le prime due prestazioni già di per sé consistenti, è stato invece il turno di Andrew Wiggins — prima scelta al draft del 2014 — decisivo sia dal tiro dalla distanza che sotto canestro ed efficace in difesa. Ha chiuso con 27 punti e 11 rimbalzi nel 109-100 finale che ora mette Golden State nella posizione di vincere le finali di conference con uno sweep, cioè senza concedere neanche una vittoria.

Prima di Wiggins, che ha impreziosito la sua miglior serata ai playoff con una schiacciata emblematica su Doncic, era stato Jordan Poole — al terzo anno in NBA — a fornire una lunga serie di ottime prestazioni, mantenendo anche ai playoff i 18 punti di media garantiti nel corso della stagione regolare.

I Warriors allenati dall’ex giocatore dei Chicago Bulls Steve Kerr hanno quindi ripreso da dove avevano lasciato nel 2019, anno in cui persero le finali contro i Toronto Raptors. Un po’ meno spettacolari di com’erano allora, ma ugualmente efficaci, più aggressivi e concreti sotto canestro, nell’ultimo mese sono arrivati a ventisei serie di playoff consecutive con almeno una vittoria in trasferta, una striscia che dura dal 2013 e che ha superato di tre partite quella iniziata nel 2011 dai Miami Heat di LeBron James.

In questi playoff sono inoltre diventati la quinta squadra nella storia del campionato a raggiungere le duecento vittorie nella postseason, raggiungendo squadre di lunga tradizione come Lakers, Celtics e Spurs. Se nei prossimi giorni dovessero superare Dallas per la quarta volta — come è molto probabile che avvenga — alle finali incontreranno la vincente dall’altra e più equilibrata finale di conference tra Boston e Miami, ferma sul 2-2.

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