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  • Lunedì 16 maggio 2022

La Russia ha fatto rinascere la NATO

L'Alleanza militare è tornata centrale con l'invasione dell'Ucraina e si sta rafforzando come non succedeva da decenni, a partire dal probabile ingresso di Finlandia e Svezia

Un soldato con una bandiera della NATO durante un'esercitazione nel 2015 (Sean Gallup/Getty Images)
Un soldato con una bandiera della NATO durante un'esercitazione nel 2015 (Sean Gallup/Getty Images)
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La decisione di Finlandia e Svezia di fare richiesta per l’ingresso nella NATO è la più recente dimostrazione di come l’invasione russa dell’Ucraina abbia provocato il più importante ritorno di centralità dell’Alleanza atlantica dalla fine della Guerra fredda.

Considerata fino a pochissimo tempo fa un’organizzazione obsoleta, dopo l’invasione dell’Ucraina la NATO è tornata ad assumere un’importanza vitale: non soltanto nel dibattito pubblico, ma anche nelle decisioni strategiche dei paesi che partecipano all’alleanza, e di quelli confinanti: nei prossimi mesi, la NATO approverà importanti spostamenti di truppe sul suo fronte est, sovrintenderà a un complessivo riarmo dei paesi europei e, con ogni probabilità, accoglierà Finlandia e Svezia come nuovi membri, un’eventualità che ancora pochi mesi fa era ritenuta praticamente impensabile.

L’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO è un evento per molti versi storico. Dalla fine della Seconda guerra mondiale e per tutta la Guerra fredda i due paesi scandinavi erano stati esempio di neutralità, e prima dell’invasione russa alcuni leader mondiali avevano perfino indicato nella neutralità della Finlandia un modello che l’Ucraina avrebbe dovuto adottare per scongiurare l’aggressività della Russia: si era parlato di «finlandizzazione» dell’Ucraina come di un perfetto esempio di un paese che non si schiera né con l’Occidente né con la Russia, e che per questo riesce a mantenersi in equilibrio tra i due. Le discussioni sulla «finlandizzazione», però, non hanno fermato l’invasione, e tre mesi dopo la Finlandia sta chiedendo di entrare nella NATO.

Che sia stata l’invasione russa dell’Ucraina a far cambiare idea radicalmente a Finlandia e Svezia lo si può desumere in maniera chiara da vari elementi. Anzitutto i sondaggi, che mostrano come negli ultimi tre mesi il sostegno della popolazione nei confronti dell’ingresso nell’alleanza sia passato da minoritario a maggioritario.

Soprattutto, gli stessi leader finlandesi e svedesi hanno citato più volte l’invasione russa come il fattore determinante della loro decisione: nel report pubblicato dal governo finlandese sulla questione, si legge che l’invasione è stata «il cambiamento decisivo all’interno del sistema di sicurezza della Finlandia e dell’Europa».

La prima ministra finlandese Sanna Marin e il presidente Sauli Niinisto durante l’annuncio che il paese intende chiedere di aderire alla NATO (Heikki Saukkomaa/Lehtiuva via AP)

L’invasione dell’Ucraina, in pratica, ha reso chiaro a tutti i paesi europei che davanti a una Russia revanscista e aggressiva, il cui leader è pronto a usare la forza militare per raggiungere i suoi obiettivi espansionisti, la via di mezzo non è più applicabile: chi è nella NATO è protetto, chi è fuori è a rischio. E sia Finlandia sia Svezia sono piuttosto esposte all’aggressività russa: la Finlandia condivide con la Russia un confine di 1.340 chilometri, mentre la Svezia è preoccupata soprattutto per le manovre della Russia nel mar Baltico, e attorno alla strategica isola di Gotland.

Il probabile ingresso di Finlandia e Svezia non è l’unico evento che mostra come la NATO sia tornata centrale.

Ancora nel 2019, meno di tre anni fa, il presidente francese Emmanuel Macron disse in un’intervista ormai famosa che la NATO era «cerebralmente morta»: era il periodo in cui l’isolazionismo dell’allora presidente americano Donald Trump lasciava pensare che l’Alleanza atlantica sarebbe stata gradualmente abbandonata, e per questo Macron cercava di spingere l’Europa ad accettare maggiori responsabilità e ad abituarsi all’idea di fare a meno degli Stati Uniti quando si tratta di difesa e sicurezza.

Oggi non soltanto la NATO sembra «rinata», come ha scritto il New York Times, ma i paesi che compongono l’alleanza stanno dimostrando un’unità d’intenti che non si vedeva da decenni. Per molti anni, la NATO era stata oggetto di divisioni e contrasti, soprattutto quando si parlava dei rapporti con la Russia: i paesi dell’est chiedevano di agire con maggiore decisione contro la minaccia russa, mentre quelli dell’Europa continentale favorivano un approccio più morbido. Dopo l’invasione dell’Ucraina, queste divisioni sono di fatto sparite.

Anche per questo, l’invasione russa sta provocando uno dei più importanti rafforzamenti della NATO negli ultimi anni: i paesi dell’Alleanza hanno deciso un imponente invio di truppe lungo il cosiddetto “fianco est” dell’Alleanza, cioè i paesi più orientali della NATO, che vanno dall’Estonia a nord alla Bulgaria a sud (parte di queste decisioni saranno formalizzate durante il vertice NATO di Madrid, a fine giugno).

Inoltre, come ha detto a marzo il segretario generale Jens Stoltenberg, è probabile che ci saranno aumenti di forze «in tutti i domini… su terra, aria e mare». «C’è un nuovo senso d’urgenza, perché non possiamo più dare la pace per scontata», ha detto Stoltenberg.