• Mondo
  • Giovedì 5 maggio 2022

La peculiare storia politica di J.D. Vance

Da scrittore molto amato dai progressisti americani è diventato un politico vicinissimo a Donald Trump: ha appena vinto le primarie per un seggio al Senato

Donald Trump e J.D. Vance a un evento di campagna elettorale il 23 aprile (Drew Angerer/Getty Images)
Donald Trump e J.D. Vance a un evento di campagna elettorale il 23 aprile (Drew Angerer/Getty Images)
Caricamento player

J.D. Vance, un imprenditore e scrittore statunitense noto a livello internazionale per il suo libro Elegia americana, nella notte di martedì ha vinto le primarie del Partito Repubblicano nell’Ohio e diventerà il candidato ufficiale del partito per un seggio al Senato alle prossime elezioni di midterm, che si terranno a novembre. Abitualmente, le primarie dei partiti per le singole candidature al Congresso attraggono un interesse relativamente basso, ma la campagna elettorale e poi la vittoria di Vance hanno avuto un ampio seguito sui media, per via della notorietà del personaggio e della sua peculiare traiettoria politica legata all’ex presidente americano Donald Trump.

Nel giro di pochi anni, Vance è stato diverse cose: uno degli scrittori più apprezzati dalla stampa e dalla politica progressista, poi un commentatore politico conservatore critico nei confronti di Trump, e poi un candidato molto spostato a destra entusiasta sostenitore dello stesso Trump, dal quale ha anche ricevuto un determinante endorsement. La nomina di Vance come candidato Repubblicano al Senato è stata interpretata da molti analisti come un sintomo dell’influenza che Trump continua a mantenere sul partito e, di fatto, sui suoi elettori.

Vance divenne piuttosto celebre dopo la pubblicazione nel 2016 del libro autobiografico Elegia americana, il cui titolo originale è Hillbilly Elegy: hillbilly è un termine tipico della cultura americana che indica le persone bianche povere e poco istruite che abitano nelle aree rurali degli stati del nord-est, come Ohio, Kentucky e West Virginia.

In Elegia americana, Vance raccontava la propria infanzia e adolescenza trascorse tra il Kentucky e l’Ohio, in una regione devastata e impoverita dal declino industriale, dove «la povertà è una tradizione di famiglia» e dove spesso le persone lottano con la dipendenza da alcol e da droghe, e in generale le aspettative di benessere ed emancipazione vengono tradite: «Io ero uno di quei ragazzi dal destino segnato», scriveva Vance.

La storia personale di Vance, benché segnata da una giovinezza molto difficile, finisce bene: si laurea e riesce ad andare alla prestigiosa Yale Law School, per poi ottenere un lavoro di alto livello e ben pagato nella società di investimenti finanziari del miliardario Peter Thiel.

Soprattutto, Elegia americana uscì in un momento molto particolare della storia degli Stati Uniti: nel 2016, praticamente in concomitanza con l’elezione di Donald Trump a presidente, che aveva colto di sorpresa quasi tutti gli analisti e opinionisti politici, sia progressisti sia conservatori. Una delle ragioni della vittoria di Trump, tra l’altro, era stato il suo successo proprio tra gli elettori bianchi, poveri e poco istruiti di stati come l’Ohio (in cui la candidata Democratica Hillary Clinton si aspettava di vincere).

Per questo nei mesi successivi alle elezioni, quando molti analisti ancora faticavano a capire le ragioni della vittoria di Trump, Elegia americana fu indicato come il ritratto perfetto di una parte poco considerata della popolazione americana che Trump aveva saputo comprendere e di cui aveva saputo ottenere il sostegno: la povertà, la disperazione, il degrado e al tempo stesso la rabbia e l’arretratezza che Vance raccontava nel suo libro sembravano costituire un’ottima descrizione di una classe sociale che aveva determinato la vittoria di Trump, e che era stata colpevolmente ignorata dalla sinistra progressista.

Elegia americana ebbe un eccezionale successo, fu per molti mesi ai primi posti delle classifiche di vendita negli Stati Uniti e fu indicato da opinionisti e intellettuali progressisti come uno dei più importanti libri da leggere per capire le ragioni sociali e culturali della vittoria di Trump: il New York Times lo descrisse come l’analisi dei «poveri che sostengono Trump». Non tutti furono d’accordo: alcuni lo considerarono un libro superficiale e pieno di cliché, ma l’accoglienza generale fu comunque molto positiva.

Nel 2017 il libro fu tradotto in Italia e anche il Post ne pubblicò un ampio estratto.

J.D. Vance divenne rapidamente piuttosto famoso. Fu invitato in moltissimi programmi televisivi e ottenne un contratto come commentatore fisso sull’emittente CNN. Nel 2020 è uscito su Netflix un film tratto dal libro, diretto da Ron Howard e con attrici come Glenn Close e Amy Adams.

Chiamato a fare la parte dell’analista che aveva capito prima degli altri l’andamento politico della società americana, inizialmente Vance sostenne posizioni conservatrici ma tutto sommato piuttosto moderate e tradizionali. Come molti conservatori tra il 2016 e il 2017, Vance era duramente critico nei confronti di Trump: tra le altre cose lo definì come «eroina culturale» e come un demagogo che stava portando «la classe lavoratrice bianca in un luogo molto oscuro».

Ma nel corso della presidenza Trump le sue posizioni cambiarono in maniera radicale. Cominciò a sostenere idee sempre più estreme, nazionaliste e populiste, spesso sconfinanti nel razzismo. Da ospite delle trasmissioni CNN passò ospite di Tucker Carlson Tonight, uno dei programmi televisivi più controversi e reazionari della televisione americana, trasmesso da Fox.

Cambiò anche l’analisi sociale espressa in Elegia americana. Se nel libro condannava la «deresponsabilizzazione» dei bianchi poveri americani, cioè «la sensazione di non avere il controllo della propria vita e la tendenza a colpevolizzare tutti tranne sé stessi», negli anni successivi Vance cominciò proprio a indicare vari fattori esterni come colpevoli delle disgrazie degli elettori americani: l’immigrazione (che definì «sporca»), le élite progressiste, i «liberal degenerati» e perfino la Cina.

Nel luglio del 2021 annunciò ufficialmente la sua candidatura alle primarie Repubblicane per un seggio al Senato in Ohio, e cominciò a corteggiare Trump per ottenere il suo sostegno: chiese pubblicamente scusa per averlo criticato in passato, riprese la falsa teoria secondo cui le elezioni presidenziali del 2020 sarebbero state frutto di un imbroglio e cominciò ad appoggiare attivamente tutte le politiche dell’ex presidente.

Negli ultimi anni per un politico conservatore ottenere il sostegno di Trump alla propria candidatura è stato spesso fondamentale: l’influenza dell’ex presidente sull’elettorato Repubblicano è così forte che in moltissime primarie (anche se non tutte) un suo endorsement è la condizione necessaria per assicurarsi la vittoria. Vance è riuscito a ottenere l’endorsement di Trump a metà aprile di quest’anno, poche settimane prima del voto, dopo una complessa operazione di corteggiamento e di contatti. È stato anche sostenuto, con finanziamenti da decine di milioni di dollari, da Peter Thiel, miliardario vicino a Trump e suo ex capo.

Secondo molti, l’endorsement di Trump è stato fondamentale per la vittoria di Vance alle primarie: prima che l’ex presidente si esprimesse, nei sondaggi Vance era al secondo posto, dietro a un altro candidato filo-trumpiano, Josh Mandel.

Vance, che ha 37 anni, alle midterm di novembre correrà contro il Democratico Tim Ryan: se vincerà, diventerà il più giovane Repubblicano al Senato.