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  • Venerdì 29 aprile 2022

Nel campionato di calcio belga sta succedendo una cosa

L'Union, piccola squadra di Bruxelles con una lunga storia, rischia di vincere il titolo nazionale, da neopromossa, 87 anni dopo l’ultima volta

Felice Mazzù, allenatore del Saint-Gilloise, parla alla squadra dopo l'ultima vittoria in campionato (@unionstgilloise)
Felice Mazzù, allenatore del Saint-Gilloise, parla alla squadra dopo l'ultima vittoria in campionato (@unionstgilloise)
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C’è un campionato di calcio in Europa che da alcuni anni è diventato una sorta di laboratorio. In quasi tutti i livelli del calcio belga si trovano decine di proprietà straniere, anche nei posti più piccoli e sconosciuti. A Eupen, per esempio, c’è una squadra satellite del Qatar. A Tubize — 20mila abitanti nelle campagne a sud di Bruxelles — c’era un gruppo sudcoreano che con la squadra locale ci aveva fatto un reality show. E ancora: a Lierse ci sono investitori egiziani, il Kortrijk è di proprietà malese, il Mouscron era di un procuratore israeliano, mentre la seconda squadra di Bruges è del miliardario russo Dmitry Rybolovlev, che l’ha fatta diventare una succursale del Monaco.

A Saint-Gilles, un comune che fa parte dell’area metropolitana di Bruxelles, la squadra locale è stata di proprietà tedesca, ma dal 2018 è di due investitori inglesi, Tony Bloom e Alex Muzio. Quello famoso dei due è il primo: Bloom, investitore immobiliare, famoso giocatore d’azzardo professionista — soprannominato “the lizard”, la lucertola — e attuale proprietario della squadra di calcio del Brighton, riportata stabilmente in Premier League dopo anni di assenza. Con Bloom impegnato nella gestione del Brighton, è Muzio, uno stretto collaboratore, a seguire quotidianamente l’Union Saint-Gilloise.

In Belgio i due hanno replicato i metodi analitici alla base delle fortune del Brighton, ma con tutta la libertà data da una realtà più piccola e in un contesto in cui approcci simili sono più inesplorati. In meno di quattro anni Bloom e Muzio hanno messo sottosopra il campionato locale e ora rischiano di vincere il titolo nazionale, da neopromossi, con una squadra di seconde scelte che gioca in mezzo a un bosco, e che nessuno ha avuto il tempo di vedere arrivare.

Siebe Van Der Heyden saluta il pubblico dopo la vittoria contro l’Anderlecht (@unionstgilloise)

L’appetibilità del campionato belga è stata favorita inizialmente dal successo del suo movimento calcistico, con la nazionale maschile che dopo una profonda e relativamente breve riforma del sistema è passata dalla mediocrità al secondo posto nel ranking mondiale, preceduta soltanto dal Brasile. Ma i benefici sono anche altri. Il campionato è di piccole dimensioni e appena fuori dai grandi centri le squadre costano poco. Ci sono agevolazioni fiscali molto convenienti per gli investitori e le regole sul tesseramento dei giocatori stranieri sono molto più lasche rispetto agli altri campionati, motivo per cui le cosiddette multiproprietà del calcio sfruttano il Belgio per facilitare l’inserimento in Europa dei giocatori extracomunitari.

Tutto questo ha fatto diventare il campionato belga un laboratorio, con tutte le conseguenze del caso. I club sono diventati mediamente più stabili, interessanti e competitivi, ma il malcontento tra i tifosi è diffuso — soprattutto nei piccoli centri — e spesso le proprietà straniere hanno operato al limite dei regolamenti. È il caso del Mouscron, acquistato nel 2015 dal procuratore israeliano Pini Zahavi, a cui la FIFA tolse la gestione dopo un anno vietando ai procuratori di avere quote o incarichi dirigenziali nei club professionistici.

L’Union Saint-Gilloise è un caso diverso. Può essere paragonata alla Pro Vercelli, che in Italia vinse sette Scudetti nei primi del Novecento per poi essere superata dalle squadre dei grandi centri e rimanere confinata nei campionati minori, con qualche breve apparizione in Serie B. L’Union agli inizi del Novecento di titoli nazionali ne vinse undici, motivo per cui porta una stella sulla maglia. Dal secondo dopoguerra, pur continuando a tornare di tanto in tanto in prima divisione, calò progressivamente fino ad arrivare alla quarta serie nazionale, sotto i semi-professionisti.

Una coreografia del pubblico allo stadio Joseph Marien (@unionstgilloise)

All’arrivo degli investitori inglesi, il club mancava dalla prima divisione da 45 anni. Il loro interesse fu attratto da un costo irrisorio, dalla presenza di una solida base di tifosi e da come in fin dei conti fosse una squadra di Bruxelles, inserita quindi in un’area abitata da oltre un milione di persone. L’Union conservava inoltre uno stile novecentesco, ben rappresentato dal luogo in cui gioca: lo stadio Joseph Marien, costruito nel 1919 all’interno del caratteristico parco Duden, la cui tribuna principale in muratura è vincolata come patrimonio culturale della città.

Muzio ha raccontato di recente alla stampa inglese: «Uno dei motivi per cui non abbiamo acquistato in Francia, in Italia o in Spagna è stato perché volevamo provare a vincere. Non si trattava solo di creare valore. L’investimento doveva anche divertirci». Accolta da un certo entusiasmo, la nuova proprietà iniziò subito a mettere mano all’organizzazione del club, a partire dalle giovanili e soprattutto dal sistema di reclutamento, già punto di forza del Brighton. A coordinare la parte sportiva fu messo un irlandese, Chris O’Loughlin, che in passato aveva girato i campionati di mezzo mondo, dall’Australia al Sudafrica.

Da precursori di un calcio pianificato con metodi di analisi statistiche e strategie innovative, iniziarono a rifondare la squadra affidandosi ai dati. L’acquisto di quasi ogni giocatore attualmente in squadra è stato preceduto da circa un anno di valutazioni in un processo che parte dalle richieste dell’allenatore, Felice Mazzù, figlio di un minatore italiano immigrato in Belgio a metà del Novecento. I profili richiesti vengono cercati nel database e filtrati a seconda delle caratteristiche e dei limiti imposti dal budget. Si arriva poi a una fase in cui si cerca di capire se i profili trovati possono integrarsi nel gruppo già esistente, seguendo una filosofia resa famosa della nazionale di rugby neozelandese, gli All Blacks, e riassunta con lo slogan perentorio «niente teste di cazzo».

I giocatori festeggiano con i tifosi la vittoria contro lo Standard Liegi (@unionstgilloise)

«Può sembrare un po’ eccessivo — ha spiegato Muzio all’Independent — ma è solo per assicurarsi che siano bravi ragazzi». Dato che il livello del campionato lo concede, e il budget limitato lo impone, la ricerca di giocatori per l’Union si concentra sui campionati esteri meno seguiti dalle altre squadre. Tra dati incrociati, valutazioni personali e ricerche nei campionati più sconosciuti, in pochi anni è stata costruita una squadra di apparenti seconde scelte che l’anno scorso è stata promossa in prima divisione con 18 punti di vantaggio sulla seconda, e ora in prima divisione sta superando ogni aspettativa.

Il capitano è Teddy Teuma, ventuno presenze con la nazionale maltese, che quattro anni fa giocava nei campionati semi-professionistici francesi. Il miglior marcatore, Deniz Undav, è un turco cresciuto in Germania, scovato nella terza serie tedesca. L’altro miglior marcatore, il belga Dante Vanzeir, è uno scarto del Genk. Il centrocampista danese Casper Nielsen fu comprato nel 2019 per mezzo milione di euro e oggi ne vale almeno cinque. In difesa Christian Burgess è stato ingaggiato gratis alla scadenza del suo contratto con il Portsmouth, terza serie inglese. C’è anche un italiano, Lorenzo Paolucci, trequartista di venticinque anni usato come riserva, notato per il suo rendimento in Serie C con il Monopoli tra il 2020 e il 2021.

Approfittando dei periodi di difficoltà simultanei in cui si trovano Anderlecht, Genk, Standard Liegi e Gent — insieme al Club Bruges le squadre più importanti del paese — in questa stagione l’Union non si è fermata all’obiettivo della permanenza ed è arrivato a vincere 27 partite su 34 nella stagione regolare, conclusa con cinque punti in più del Bruges campione in carica. Ha il miglior attacco, la miglior difesa, il maggior numero di partite concluse senza subire reti, il più alto numero di vittorie in trasferta e ha mantenuto il primo posto dall’undicesima giornata.

Il campionato belga funziona diversamente dagli altri: un po’ come negli sport americani c’è una stagione regolare che si conclude ad aprile e le prime quattro classificate vanno ai playoff, dove i punti ottenuti in precedenza si dimezzano e gol fatti e subiti si azzerano. Godendo del vantaggio accumulato nei mesi scorsi, l’Union si è trovata quindi in testa con un vantaggio di tre punti sul Bruges, e ora lo sta mantenendo. Nella prima giornata dei playoff ha battuto l’Anderlecht per la terza volta in questa stagione. Se manterrà il vantaggio nelle cinque giornate che mancano alla fine, tornerà a vincere il titolo nazionale 87 anni dopo l’ultima volta.

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