Cosa sta combinando Elon Musk con Twitter

È diventato il suo più grande azionista, è entrato nel consiglio di amministrazione e ha idee piuttosto creative su come cambiarlo

Elon Musk alle prese con un drone (Christian Marquardt - Pool/Getty Images)
Elon Musk alle prese con un drone (Christian Marquardt - Pool/Getty Images)
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La notizia dell’acquisizione da parte di Elon Musk del 9,2 per cento delle azioni di Twitter e del suo successivo ingresso nel consiglio di amministrazione della società hanno attirato grandi attenzioni, non solo da parte degli analisti finanziari, ma anche di chi si occupa di social media e del modo in cui viene impiegata la piattaforma da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Musk, che ha un grande seguito su Twitter, in passato aveva più volte criticato il social network, accusandolo di non tutelare a sufficienza le libertà di espressione, anche in casi limite come l’assalto al Congresso degli Stati Uniti del 2021.

CEO dell’azienda di automobili elettriche Tesla e della compagnia spaziale SpaceX, Elon Musk è la persona più ricca al mondo con un patrimonio stimato intorno ai 280 miliardi di dollari. Nel corso della sua carriera ha mostrato di avere grandi intuizioni, come iniziare prima di molti altri a sviluppare e produrre veicoli elettrici e razzi spaziali riutilizzabili, ma ha anche fatto spesso dichiarazioni fuori luogo sui temi più disparati proprio su Twitter, il suo social network preferito.

Alcune settimane fa, Musk si era messo in contatto con Parag Agrawal, CEO di Twitter da fine novembre 2021, e con il suo predecessore e cofondatore della società, Jack Dorsey, annunciando di avere avviato l’acquisizione di alcune quote dell’azienda e di essere disponibile per discutere di soluzioni per migliorarla. Secondo fonti del New York Times, dopo i primi contatti, Agrawal aveva proposto a Musk di avere un ruolo più attivo oltre a quello di azionista, offrendogli la possibilità di entrare nel consiglio di amministrazione.

Le discussioni tra Agrawal, Musk e Dorsey erano proseguite per qualche giorno, nello stesso periodo in cui Musk stava iniziando a pubblicare diversi tweet sulle regole e il funzionamento di Twitter, invitando i suoi oltre 80 milioni di follower a rispondere ad alcuni sondaggi, senza però rivelare di avere intanto avviato l’acquisizione di una quota che lo avrebbe reso il primo azionista della società.

Il 24 marzo, per esempio, Musk aveva pubblicato un tweet contenente un sondaggio con il quale chiedeva se l’algoritmo che regola il funzionamento di Twitter dovesse diventare libero e accessibile a tutti.

Avevano votato oltre 1,1 milioni di persone: aveva prevalso il “sì” con l’82,7 per cento. Dorsey, che fa ancora parte del consiglio di amministrazione di Twitter, aveva risposto dicendo di essere sostanzialmente d’accordo: «La scelta di quale algoritmo utilizzare (o non usare) dovrebbe essere aperta a tutti».

Il giorno seguente, Musk era tornato nuovamente sul funzionamento di Twitter, questa volta chiedendo se stesse «aderendo» a un preciso assunto: «La libertà di espressione è essenziale per far funzionare la democrazia». Avevano votato in 2 milioni, dicendo che il social network non aderiva a quel principio.

Il 26 marzo Musk aveva commentato il sondaggio del giorno precedente con un’ulteriore domanda, questa volta senza sondaggio allegato: «Considerato che Twitter funziona di fatto come un’agorà pubblica, non aderire ai principi della libertà di espressione mina le fondamenta della democrazia. Che cosa bisognerebbe fare? Serve una nuova piattaforma?».

Nelle settimane seguenti Musk non aveva pubblicato altro sul tema e il 4 aprile era venuto fuori che aveva acquisito il 9,2 per cento delle azioni di Twitter, diventandone il principale azionista, con un’operazione dal valore di 2,89 miliardi di dollari (circa 2,5 miliardi di euro). In seguito si era scoperto che Musk aveva presentato un primo documento alla SEC, l’autorità di controllo delle attività finanziarie negli Stati Uniti, alla fine di gennaio 2022 e che in seguito aveva presentato altri documenti, raccogliendo intanto da vari azionisti quasi un decimo delle azioni della società.

Musk aveva a proprio modo confermato le notizie che erano iniziate a circolare sull’acquisto delle azioni in un tweet piuttosto laconico.

Il giorno dopo, sempre su Twitter, aveva pubblicato un nuovo sondaggio con una domanda sull’aggiunta di un’opzione per modificare i propri tweet dopo la loro pubblicazione: «Volete un tasto per le modifiche?». Avevano votato oltre 4,4 milioni di utenti e il 73,6 per cento aveva espresso il proprio parere favorevole.

Il tasto modifica è da sempre tra le funzioni più richieste dagli utenti di Twitter, al punto da essere diventato quasi un tormentone e la fonte di numerosi meme e modi di dire, come la frase “Tweet, ma modificabili”, che viene impiegata da molti iscritti quando pubblicano qualcosa con un errore e non vogliono però cancellare il loro tweet, perché magari ha già ricevuto numerosi commenti e interazioni.

A oggi, infatti, l’unica possibilità per correggere un refuso o un errore consiste nell’aggiungere un tweet di commento a quello sbagliato, oppure nel rimuoverlo e pubblicarne uno nuovo (una pratica percorribile se ci si accorge subito dell’errore, ma meno attuabile nel caso in cui il tweet sia ormai in circolazione da un po’ di tempo e sia stato ripreso da altri).

Quando era ancora CEO di Twitter, Jack Dorsey aveva detto in più circostanze di essere scettico sull’impiego di un tasto modifica: temeva che alcuni utenti avrebbero potuto impiegarlo per cambiare i contenuti dei loro tweet, per esempio per diffondere informazioni false o cambiare il senso delle conversazioni. Il nuovo CEO, Parag Agrawal, aveva invece mostrato di essere interessato all’opzione, considerato che funzioni simili sono disponibili da tempo su Facebook, Instagram e altri social network, dove non sono state sfruttate direttamente per far circolare false informazioni (che comunque vengono condivise abbondantemente sulle piattaforme).

La questione del tasto modifica mostra efficacemente come potrebbero funzionare le cose dentro Twitter, ora che Musk è nel consiglio di amministrazione.

Agrawal ha per esempio ripreso e citato il tweet con il sondaggio di Musk, invitando gli utenti del social network a «votare con cautela» viste le «importanti conseguenze» che avrebbe avuto la votazione. Alcune ore dopo, uno degli account ufficiali di Twitter aveva annunciato che il social network era al lavoro per sperimentare un tasto modifica dallo scorso anno aggiungendo che: «No, non ci è venuta l’idea da un sondaggio».

In precedenza, l’account principale di Twitter aveva già comunicato di essere al lavoro per un tasto modifica, ma il tweet che lo annunciava era stato pubblicato il primo di aprile, ed era sembrato di conseguenza uno dei tanti pesci d’aprile circolati online durante la giornata.

Jay Sullivan, dirigente dell’azienda, ha spiegato che la nuova funzionalità sarà sperimentata con un numero limitato di utenti, prima di fare valutazioni sulla sua diffusione tra tutti gli iscritti. Sullivan ha inoltre ricordato che «senza accorgimenti come limiti temporali, controlli e un sistema trasparente su ciò che è stato modificato, un tasto modifica potrebbe essere impiegato per stravolgere il senso delle conversazioni. La protezione dell’integrità di quelle conversazioni pubbliche è la nostra priorità nel momento in cui ci occupiamo di questa funzione».

Al di là del tasto modifica, non è ancora chiaro quale potrà essere l’effettivo coinvolgimento di Musk nelle decisioni che riguardano Twitter. Tramite un portavoce, la società ha ricordato che il consiglio di amministrazione ha un ruolo importante nel fornire consulenze e valutazioni sul social network, ma che «le attività ordinarie e le decisioni sono determinate dai dirigenti di Twitter e dagli impiegati».

Da principale azionista, Musk avrà comunque la possibilità di condizionare le scelte aziendali. Il tema che sembra essergli più caro è legato alla possibilità di rendere accessibili a tutti gli algoritmi di Twitter, in modo che ogni utente con una certa esperienza possa decidere come organizzare i contenuti che vengono mostrati dalla piattaforma. Attualmente i tweet sono mostrati tramite una selezione dei più rilevanti in base ai gusti di ogni singolo iscritto e della loro attualità, oppure cronologicamente. Twitter ha però la possibilità di nascondere contenuti che ritiene non utili alle conversazioni online o che violano le regole di utilizzo del social network.

Musk, che in varie occasioni si è definito un «assolutista della libera espressione», pensa che scelte di questo tipo debbano essere lasciate ai singoli utenti e che non debbano esserci interferenze da parte di chi gestisce le piattaforme. È un modo di vedere le cose molto condiviso dagli esponenti della destra statunitense, che avevano per esempio criticato duramente Twitter dopo la decisione di mettere al bando per sempre Donald Trump, in seguito al suo impiego dei social network che aveva contribuito a incitare gli assalitori del Congresso.

La scelta di chiudere l’account di Trump, e più in generale di rimuovere contenuti e profili, era stata vissuta con difficoltà anche da Dorsey, che condivide almeno in parte le posizioni di Musk. Nel 2019, Dorsey aveva avviato Bluesky, un progetto per sviluppare una nuova infrastruttura condivisa per i social network, che avrebbe permesso agli utenti di mantenere la proprietà sui loro dati, di organizzare la visualizzazione e la scoperta di nuovi contenuti come meglio credevano e di utilizzare in maniera trasparente vari algoritmi.

Un sistema come Bluesky avrebbe inoltre permesso alle piattaforme di avere molte meno responsabilità, rendendo meno necessaria la loro regolamentazione come ormai richiesto da diversi governi, compresi quello degli Stati Uniti e quelli dell’Unione Europea. Il progetto non ha però portato a molti risultati e Twitter continua a essere un social network simile agli altri, privo di sistemi decentralizzati e sotto il controllo dei singoli utenti.

Le decisioni sullo sviluppare o meno soluzioni di questo tipo non spettano direttamente al consiglio di amministrazione, ma Agrawal sembra comunque essere intenzionato ad ascoltare Musk e le sue proposte. I dirigenti di Twitter avevano del resto due opzioni davanti a loro dopo l’acquisizione delle azioni da parte di Musk: coinvolgerlo in modo amichevole per tenerlo sotto controllo o isolarlo, rischiando però che esercitasse il proprio potere derivante dalle azioni possedute per imporre le proprie decisioni. La prima opzione è apparsa la più praticabile, anche se prevedere ciò che fa Musk è spesso difficile se non impossibile.

Twitter ha comunque cercato di limitare ulteriormente la presenza di un nuovo azionista che si sarebbe potuta rivelare molto più ingombrante. L’accordo per il quale può far parte del consiglio di amministrazione prevede che Musk non possa raccogliere più del 14,9 per cento delle azioni di Twitter, cosa che almeno nel breve periodo gli impedirà di avviare un’operazione di acquisto ostile per rilevare il pieno controllo della società. L’incarico da consigliere durerà fino al 2024, ma se Musk non fosse soddisfatto potrebbe comunque dimettersi e cercare di raccogliere altre azioni senza avere particolari vincoli, fino a ottenere il controllo di Twitter.

Al momento appare improbabile che Musk voglia seguire questa strada, anche se nelle scorse settimane mentre avviava i suoi sondaggi online era stato ipotizzato che volesse costruirsi un proprio social network. Il grande interesse degli ultimi giorni ha comunque favorito Twitter, le cui azioni sono aumentate di circa il 30 per cento dalla fine della scorsa settimana alla seduta di borsa di martedì 5 aprile.

Nonostante esista da 16 anni, Twitter ha poco più di 200 milioni di iscritti che utilizzano giornalmente il suo social network, a differenza di Facebook e altre piattaforme con un numero molto più alto di utenti giornalieri. Twitter ha faticato a rinnovarsi, ma al tempo stesso è diventato un’importante risorsa per avere notizie e informazioni di attualità, grazie alla presenza di leader di stato, personaggi pubblici e famosi in vari settori. Musk potrebbe offrire nuova visibilità al servizio, in una fase in cui ha perso ulteriormente attrattive dopo il crescente successo di altri social come TikTok.