BA.2 è sempre più diffusa in Italia

Una quantità crescente di contagi è dovuta alla sottovariante di omicron, che non sembra essere comunque più rischiosa della precedente

(AP Photo/Gregorio Borgia)
(AP Photo/Gregorio Borgia)

In seguito al sensibile aumento dei casi positivi da coronavirus in Italia e in diversi paesi d’Europa, negli ultimi giorni è stata molto citata la sottovariante BA.2 di omicron, responsabile di una quantità crescente di contagi e sempre più diffusa. Secondo le ultime stime dell’Istituto superiore di sanità (ISS), riferite a una indagine “lampo” pubblicata quattro giorni fa ma svolta lo scorso 7 marzo, in Italia BA.2 ha ormai raggiunto una prevalenza del 44 per cento e la sua presenza è stata riscontrata in buona parte delle regioni. La sottovariante è uno dei fattori che hanno contributo all’aumento dei casi delle ultime settimane.

BA.2
Anche se se ne sta parlando soprattutto in questi giorni, BA.2 è una conoscenza relativamente datata per i gruppi di ricerca, considerato che era nota già alla fine dello scorso anno.

Dopo la scoperta della variante omicron a novembre, era diventato evidente che esistessero tre diversi suoi parenti stretti, o “sottolignaggi”, con vari elementi in comune e specifiche mutazioni tipiche di ogni sottolignaggio. Essendo la versione BA.1 molto più diffusa delle altre due, era stata definita genericamente come “variante omicron” sia informalmente dagli esperti sia dai media.

Evoluzione del coronavirus SARS-CoV-2 (GISAID/NEXTSTRAIN/NCO, ADAPTED – K. FRANKLIN/SCIENCE)

Tra novembre e fine gennaio, BA.1 era diventata responsabile delle nuove ondate da coronavirus avvenute in numerosi paesi occidentali, compresa l’Italia. Le cose erano poi cambiate all’inizio di quest’anno, quando BA.2 aveva iniziato a emergere tra la popolazione, mostrando di avere la capacità di soppiantare la versione precedente di omicron.

Forte crescita
I ricercatori ritengono che la rapida diffusione di BA.2 tra febbraio e marzo sia avvenuta per alcune particolari mutazioni della sottovariante non presenti in BA.1. Sembra che queste differenze rendano BA.2 più contagiosa in generale.

Una ricerca preliminare svolta in Danimarca ha fornito qualche elemento in merito. Il gruppo di ricerca ha rilevato che il 29 per cento delle persone conviventi con un individuo positivo a BA.1 si infetta, mentre nel caso di un positivo a BA.2 la percentuale sale al 39 per cento.

Le persone vaccinate e con una dose di richiamo sono risultate essere tre volte più suscettibili a un’infezione da BA.2 rispetto a quella dovuta a BA.1. I vaccinati con richiamo eventualmente infettati sembrano essere comunque meno contagiosi, rispetto a chi sviluppa un’infezione da BA.1. Le persone non vaccinate possono essere invece sensibilmente più contagiose se sviluppano un’infezione con la sottovariante. Non è ancora chiaro se le persone che avevano sviluppato un’infezione da BA.1 siano completamente protette da una seconda infezione con BA.2.

Vaccini
BA.1 in particolare aveva mostrato di riuscire ad aggirare almeno in parte l’immunità acquisita tramite i vaccini, contribuendo a un aumento considerevole dei casi positivi anche nei paesi con un’alta percentuale di vaccinati, come l’Italia. I vaccini hanno comunque continuato ad avere un ruolo centrale nel prevenire le forme gravi di COVID-19, che soprattutto nelle persone più a rischio possono comportare un ricovero in ospedale ed eventualmente la morte. La dose di richiamo ha permesso di tenere ulteriormente sotto controllo la quantità di ricoveri, a fronte di un numero molto più alto di contagiati.

In seguito all’aumento della circolazione di BA.2, alcuni gruppi di ricerca avevano messo a confronto l’efficacia dei vaccini rispetto a BA.1. Uno studio svolto negli Stati Uniti era consistito nel prelevare anticorpi da persone vaccinate, verificando poi in laboratorio la loro capacità di reagire a BA.1 e BA.2.

Gli anticorpi prelevati da persone che avevano ricevuto il vaccino di Pfizer-BioNTech sei mesi prima non si erano rivelati molto efficaci nel contrastare né BA.1 né BA.2, mentre quelli prelevati da persone che avevano ricevuto da poco tempo un richiamo si erano rivelati molto più reattivi e in grado di ridurre i rischi di infezione.

Altri studi sono stati svolti fuori dai laboratori e nel mondo reale negli ultimi mesi, in seguito alla crescente presenza di BA.2 tra la popolazione. Seppure con qualche lieve differenza, le ricerche hanno rilevato che i vaccini offrono un’alta protezione contro il ricovero in ospedale da COVID-19 sia con BA.1 sia con BA.2, e che la protezione contro l’infezione aumenta nel caso in cui si sia ricevuta di recente la dose di richiamo; una ricerca preliminare ha però rilevato una durata ridotta della protezione dopo la terza dose.

Immunità
A fine 2021, BA.1 innescò nuove ondate di coronavirus in diversi paesi anche grazie alla propria capacità di aggirare l’immunità acquisita naturalmente nel caso di una precedente infezione, per esempio dovuta alla variante delta. In compenso, le difese sviluppate dopo avere avuto BA.1 funzionano anche contro BA.2 e di conseguenza dovrebbero offrire una buona protezione ai milioni di persone che tra fine 2021 e le prime settimane del 2022 erano state contagiate con la più diffusa BA.1

Gravità
Attualmente non ci sono elementi per ritenere che BA.2 causi forme di COVID-19 più gravi rispetto a BA.1, di per sé meno aggressiva e i cui effetti erano stati mitigati grazie alle vaccinazioni e alla presenza di una parte della popolazione naturalmente immunizzata in seguito a una precedente infezione.

Uno studio preliminare realizzato in Giappone ha rilevato alcune circostanze in cui BA.2 può causare sintomi più gravi, ma i test sono stati svolti su cavie di laboratorio e non è chiaro se possano valere le stesse cose anche per gli esseri umani. Altre analisi svolte sui contagi e sui casi non hanno riscontrato particolari differenze nel rischio di ricovero in ospedale tra BA.1 e BA.2.

Ondata
La progressiva diffusione di BA.2 nelle prossime settimane potrebbe comunque contribuire a un aumento dei casi positivi, ma fare previsioni ora sarebbe prematuro. BA.1 aveva dimostrato di essere altamente contagiosa e in poche settimane aveva soppiantato la variante delta. Il 44 per cento di prevalenza di BA.2 rilevato di recente dall’ISS indica che la sottovariante è in forte crescita e destinata a diventare più diffusa di BA.1.