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  • Mercoledì 23 febbraio 2022

La selezione dei borghi che riceveranno i soldi del PNRR è una specie di lotteria

Il bando del governo lascia alle Regioni totale discrezione su come individuare i 21 paesi a cui andranno 20 milioni di euro

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Il comune di Vizzini, vincitore del bando in Sicilia (Trolvag/Wikimedia)

Nelle case diroccate di Roscigno vecchia, uno dei tanti borghi abbandonati italiani, abita una sola persona: Giuseppe Spagnuolo, 75 anni, è l’ultimo abitante della frazione più volte colpita dalle frane, più volte ricostruita, e quasi disabitata in seguito a un’ordinanza del 1902. Si trova in provincia di Salerno, nel parco del Cilento, in Campania. Roscigno vecchia è una frazione del comune di Roscigno, che avrebbe voluto partecipare al bando dedicato ai piccoli comuni inserito nel PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, con l’obiettivo di ristrutturare le case e provare a portare nuovi abitanti nel borgo.

Nonostante abbia tutte le caratteristiche di un luogo da recuperare, Roscigno vecchia non potrà candidarsi a ricevere i soldi del PNRR perché il comune non rientra nei criteri stabiliti dalla Regione Campania. «Siamo stati esclusi perché non siamo considerati un comune turistico, eppure qui arrivano moltissimi visitatori ogni anno», dice il sindaco Pino Palmieri. «La Regione non ha incluso nel bando nemmeno uno dei comuni campani che fanno parte della rete dei borghi abbandonati nata sette anni fa. Più che un bando, è una lotteria».

I criteri scelti dalla Regione Campania non sono gli stessi decisi nel resto d’Italia. Come prevede il bando pubblicato dal ministero della Cultura, ogni Regione ha totale libertà di scelta: c’è chi ha individuato il borgo da rilanciare senza nessun tipo di selezione e chi ha raccolto le candidature con una manifestazione di interesse, cioè un ulteriore bando sulla base di alcuni criteri.

Le Regioni hanno un grande potere perché il PNRR mette a disposizione a livello nazionale 420 milioni di euro per 21 progetti, quindi 20 milioni di euro a comune. Al momento, come dimostra il caso di Roscigno, la gestione regionale poco trasparente ha creato molte polemiche e litigi tra i comuni e le Regioni, e anche tra i sindaci in competizione per vincere il generoso bando.

Il ministero della Cultura lo ha pubblicato lo scorso 20 dicembre. Il capitolo “attrattività dei borghi”, al punto 2.1, comprende due linee di intervento, chiamate in modo piuttosto formale “A” e “B”, per un totale di un miliardo e 20 milioni di euro, pari al 24 per cento degli investimenti previsti dal PNRR Cultura. La linea A da 420 milioni di euro finanzierà 21 progetti definiti “pilota”, uno per regione.

Come si legge nel bando, i borghi scelti dalle Regioni devono essere «soggetti al fenomeno dello spopolamento», con al massimo 300 case, ma senza un numero preciso di abitanti. I progetti devono includere «l’insediamento di nuove funzioni, infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale e della ricerca, come scuole o accademie di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali (RSA), residenze per famiglie con lavoratori in smart working e nomadi digitali».

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I comuni possono partecipare da soli o come capofila di un gruppo formato da altri enti pubblici o soggetti privati. Le proposte dovranno essere presentate entro il 15 marzo e successivamente è prevista una ricognizione di un comitato tecnico istituito dal ministero che entro maggio dovrà confermare il finanziamento delle 21 proposte.

La linea B, invece, mette a disposizione meno soldi, ma a molti più comuni. In totale stanzia 580 milioni di euro: 380 milioni di euro per 220 comuni, 1,6 milioni per ciascuno, e ulteriori 200 milioni di euro da investire per imprese non profit e profit di natura commerciale, artigianale e culturale già presenti nei borghi o che vogliano aprire lì una sede. I soldi vengono ripartiti secondo i criteri generali del PNRR, cioè il 40 per cento alle regioni del Sud e il 60 per cento al Centro Nord.

I problemi maggiori sono stati segnalati nella gestione del primo bando, dove la competizione è maggiore e le regole sono piuttosto lasche. Oltre alla Campania, dove i criteri hanno causato le proteste dei sindaci di piccoli comuni come Roscigno, ci sono state polemiche in diverse altre regioni.

Il 20 gennaio la Giunta della Regione Sicilia ha annunciato di aver già scelto il borgo destinatario dei 20 milioni di euro senza nessuna procedura di selezione e quindi con totale discrezione del presidente Nello Musumeci e degli assessori. È stato individuato il borgo chiamato “A Cunziria”, la conceria, nel territorio del comune di Vizzini, in provincia di Catania: come si legge nella delibera regionale, è un antico borgo costituito da circa quaranta edifici con al centro una chiesetta dedicata a Sant’Eligio, «di grande suggestione».

“A Cunziria”, oggi disabitato, costituisce «un mirabile esempio dell’architettura rurale della Sicilia orientale, nonché testimonianza dell’archeologia industriale del secolo XIX dove, sino agli anni Sessanta del secolo scorso, si operava, grazie ad un ingegnoso sistema di utilizzazione delle acque, la lavorazione delle pelli». Tra le altre cose, la Giunta ha spiegato di aver scelto Vizzini anche perché nel 2022 ricorre il primo centenario della morte dello scrittore Giovanni Verga, che proprio a Vizzini ambientò Cavalleria Rusticana, una delle sue novelle più note.

Molti piccoli comuni siciliani hanno contestato la decisione della Regione Sicilia: non tanto la scelta di Vizzini, quanto quella di non indire una manifestazione di interesse, come è stato fatto in altre regioni.

Antonino Camarda è il sindaco di Castiglione di Sicilia, dove oggi abitano poco più di 2.900 persone contro le oltre quindicimila degli anni Sessanta del Novecento. Il comune si trova in provincia di Catania, tra l’Etna e il parco fluviale dell’Alcantara, ed è riconosciuto come uno dei “borghi più belli d’Italia”. Camarda spiega che già da tempo il comune aveva commissionato studi e indagini per partecipare ai bandi ministeriali per il rilancio dei piccoli comuni: negli ultimi anni sono state censite tutte le abitazioni di Castiglione di Sicilia e per ogni immobile è stata preparata una scheda con le caratteristiche delle case. «Nel centro sono state censite 937 case abbandonate su 1.700», dice il sindaco. «Abbiamo molti progetti di ripopolamento e riqualificazione che rispondono perfettamente alle richieste del bando ministeriale. Il PNRR impone trasparenza e parità di opportunità tra tutti i territori, due principi che sembrano in contraddizione con la scelta fatta dalla Regione Sicilia».

Anche la Regione Lazio ha già scelto il borgo che riceverà i 20 milioni di euro e anche qui molti piccoli comuni non hanno gradito l’esclusione. Il vincitore è Trevinano, 140 abitanti, frazione di Acquapendente, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana.

Trevinano è stato scelto sulla base del progetto chiamato ​​“Re-Wind” per via del vento che soffia sulle colline dove sono state costruite le case e il castello Boncompagni Ludovisi. «Alla base c’è l’idea che questo borgo possa trasformarsi in un luogo della formazione, capace di attirare giovani dalle università e favorire così non solo il ripopolamento, ma anche il rilancio economico di tutta l’area», ha detto la sindaca di Acquapendente, Alessandra Terrosi. Nel piano del comune c’è la realizzazione di una scuola per gli studi sul paesaggio, la riforestazione e la ricettività turistica. La canonica della chiesa di San Rocco sarà trasformata in una foresteria e molte abitazioni saranno riqualificate per aprire un albergo diffuso.

Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è considerato uno dei piccoli borghi più suggestivi d’Italia. Secondo Luca Profili, il sindaco del comune di riferimento (Bagnoregio), 20 milioni di euro destinati a un solo comune sono troppi. Anche Bagnoregio aveva partecipato alla selezione regionale insieme ad altri piccoli comuni, ma aveva ottenuto meno punti rispetto a Trevinano. Gianluca Taddeo, sindaco di Formia, che aveva candidato la frazione di Maranola, ai piedi del monte Altino, contesta a sua volta le regole. «Dispiace che i fondi vadano tutti verso un’unica direzione», ha detto Taddeo a Repubblica Roma. «Magari sarebbe stato più giusto ripartirne una parte anche agli altri comuni».

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Come in Campania, Sicilia e Lazio, non sono mancate discussioni anche in Piemonte, dove la Regione aveva scelto di destinare i 20 milioni di euro alla riqualificazione del complesso monumentale di Stupinigi, residenza sabauda, e del borgo che la circonda, una frazione del comune di Nichelino, nel territorio della città metropolitana di Torino. La scelta della Regione aveva causato le proteste di diversi sindaci dei comuni montani, che da anni attendevano fondi statali per i loro progetti di rilancio.

Il ministero della Cultura ha annunciato che il progetto relativo a Stupinigi sarà finanziato con soldi del ministero senza attingere dalle risorse economiche del bando borghi. «È una notizia che ci rende doppiamente felici: non solo perché Stupinigi lo merita, ma anche perché la scelta del ministero di renderlo un progetto nazionale ci consente di liberare le risorse del bando borghi per finanziare con il PNRR un altro progetto bandiera in Piemonte», hanno detto il presidente regionale Alberto Cirio e l’assessora alla Cultura Vittoria Poggio. Grazie ai fondi del ministero, il Piemonte è riuscito a risolvere un problema politico non indifferente.

Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco, in Liguria, e presidente della commissione turismo dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, in un’intervista al Fatto Quotidiano ha definito «poco opportuna» la scelta del ministero di imporre uno schema che non ha regole definite né una matrice comune tra le Regioni.

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Secondo Pastorino, in questo modo si possono creare disparità e fare scelte poco trasparenti che non sono nello spirito del bando. Durante un convegno sul turismo organizzato al Senato nei mesi scorsi, l’ANCI aveva segnalato l’inopportunità di una procedura che avrebbe portato all’individuazione dei beneficiari su designazione diretta delle Regioni. «Avevamo detto che per questa procedura l’ANCI doveva essere consultata e che occorreva un percorso più chiaro possibile, con avvisi pubblici, bandi, come accade per la Linea B», ha detto Pastorino.

Anche l’UNCEM, l’unione nazionale dei comuni montani, ha diffuso una nota per contestare l’impostazione del bando borghi. Le libertà decisionale e l’assenza di criteri uguali per tutte le Regioni, secondo il presidente di UNCEM Marco Bussone, ha fatto scontrare i sindaci tra di loro: «Una situazione che il ministero non sembra capire e bloccare, che è dannosa e pericolosa. Fermiamola, a costo di ripensare completamente il Piano da un miliardo».