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  • Mercoledì 9 febbraio 2022

La squadra norvegese di salto con gli sci è “unisex”

Dall'anno scorso atlete e atleti si allenano insieme per motivi tecnici e ideologici, in una disciplina in cui il paese ha spesso dominato

Il norvegese Joergen Graabak a Zhangjiakou (Cameron Spencer/Getty Images)
Il norvegese Joergen Graabak a Zhangjiakou (Cameron Spencer/Getty Images)

Nel 2014, alle Olimpiadi invernali di Sochi in Russia, la Norvegia ottenne solo una medaglia di bronzo nel salto con gli sci, una disciplina che aveva storicamente dominato ai Giochi vincendo 35 medaglie, più di ogni altro paese. Dopo quel fallimento, la federazione norvegese di salto con gli sci decise una serie di drastici cambiamenti: tra cui quello di far allenare insieme, con gli stessi metodi e gli stessi preparatori, atleti e atlete. Fino a quando, nel maggio 2021, decise di fondere a tutti gli effetti la squadra maschile con quella femminile.

Ovviamente, fatta eccezione per la gara a squadre mista (peraltro una novità di quest’anno), alle Olimpiadi invernali di Pechino saltatori e saltatrici norvegesi continuano a gareggiare nelle rispettive categorie. Ma il fatto che facciano effettivamente parte di un’unica squadra “unisex” non è passato inosservato. Anche se, a ben vedere, e come succede in molte discipline, in particolare quelle che necessitano di strutture particolari come può essere un trampolino per il salto con gli sci, anche prima maschi e femmine si allenavano spesso insieme. Nel 2021, nel presentare l’effettiva fusione tra le due squadre, il direttore della squadra Clas Brede Brathen parlò infatti di «una comunità in cui ragazzi e ragazze si allenano quasi sempre insieme».

Come ha scritto il Wall Street Journal, gli atleti e le atlete norvegesi di salto con gli sci già si allenarono insieme in vista delle Olimpiadi del 2018 di Pyeongchang in Corea del Sud, e a quelle Olimpiadi la Norvegia ottenne cinque medaglie, due delle quali d’oro.

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La decisione di unire a tutti gli effetti le due squadre era dipesa quindi in parte da quel risultato, ma anche dal fatto che la Norvegia è particolarmente attenta all’uguaglianza di genere, e negli ultimi due anni è finita al secondo e al terzo posto in un’apposita classifica del World Economic Forum. «L’abbiamo fatto», ha detto Brathen, «perché ci sembrava la cosa ovvia da fare». Alex Stöckl, allenatore della squadra maschile, ha detto: «è stato tutto piuttosto naturale, perché la Norvegia è nota per l’uguaglianza di genere».

Christian Meyer, allenatore maschio della squadra femminile, ha parlato dell’unione delle due squadre come di un «vantaggio competitivo», un modo per far sì che atleti e atlete possano confrontarsi e imparare gli uni dalle altre. «Probabilmente la maggior parte dei componenti della squadra maschile non capì come avrebbe potuto beneficiare di questa unione», ha detto Brathen: «ma è bastato poco perché vedessero che la squadra femminile aveva un approccio più sistematico e riflessivo».

La fusione tra le due squadre è stato inoltre un modo per ottimizzare ogni dettaglio relativo alla preparazione delle gare e all’analisi dei salti. Come ha scritto il Wall Street Journal, la squadra norvegese ha infatti raccolto i dati relativi a oltre 6mila salti, analizzando e catalogando per ognuno velocità, distanza, condizioni del vento, materiali usati e risultati ottenuti. Questo perché in uno sport che è «un pittoresco esperimento di fisica e aerodinamica, che richiede precisione, oggettività e calcoli numerici», i dati sono fondamentali.

Ne consegue che se si uniscono le due squadre si hanno più dati. E che più sono i dati e maggiori sono le possibilità di ottenere risultati migliori in uno sport di cui l’ex saltatore con gli sci statunitense Billy Demong ha detto: «per molti il salto con gli sci è ben diverso dal golf, ma se sei un atleta di alto livello, ci somiglia molto. L’unica differenza è che la pallina sei tu».

Norvegia a parte, ci sono ancora diverse disparità nel salto con gli sci. La prima, così come in molti altri sport e molte altre discipline, sta nel numero di gare disponibili per atleti e atlete. A queste Olimpiadi, saranno infatti assegnate le medaglie per cinque diversi eventi del salto con gli sci. Tre sono riservati ai maschi (trampolino normale, trampolino lungo e gara a squadre), uno è l’evento a squadre misto e uno solo (il trampolino normale) è per le femmine. Fuori dalle Olimpiadi c’è anche un tipo di salto – il cosiddetto “volo con gli sci”, fatto da pochi trampolini particolarmente alti – che è quasi esclusivamente riservato ai maschi.

Proprio in questi giorni, i saltatori con gli sci norvegesi hanno chiesto, insieme ad altri, che dalle Olimpiadi del 2030 (per quelle di Milano e Cortina del 2026 è ormai troppo tardi) sia permesso anche alle atlete di saltare dal trampolino lungo.

Intanto, alle Olimpiadi di Pechino, sono state assegnate le medaglie in tre eventi del salto con gli sci: trampolino normale maschile, trampolino normale femminile e gara mista a squadre (che ha avuto uno svolgimento piuttosto confuso e un esito controverso). Sono state quindi assegnate nove medaglie, e la Norvegia non ne ha ottenuta nessuna.