L’ultimo discorso di fine anno di Mattarella

Il presidente della Repubblica ha parlato di pandemia, vaccini («uno strumento prezioso»), unità nazionale e giovani

(ANSA/ QUIRINAL PRESS OFFICE/ PAOLO GIANDOTTI)
(ANSA/ QUIRINAL PRESS OFFICE/ PAOLO GIANDOTTI)

Venerdì sera era l’ultimo giorno dell’anno e come da tradizione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto il suo discorso di fine anno, trasmesso dalla Rai a reti unificate: è stato l’ultimo per il presidente, visto che tra poco più di un mese il suo mandato si concluderà. Il tono generale del discorso è stato di gratitudine e commiato, con ampi passaggi sulla pandemia e sull’importanza dei vaccini contro il coronavirus, ma anche sull’«unità nazionale», sul rapporto tra istituzioni e società e sui giovani.

Mattarella ha parlato in piedi, nello studio della Palazzina del Fuga che si trova nei giardini del Quirinale, di cui si potevano intravedere le palme da una finestra. Inizialmente, Mattarella ha affrontato il tema della fine del suo mandato, che è stato più volte oggetto delle cronache politiche delle ultime settimane per via del fatto che molti partiti vorrebbero rieleggerlo. Lui ha fatto capire più volte di essere contrario a questa ipotesi, ma venerdì sera ha semplicemente detto: «Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente».

Dopodiché il discorso si è incentrato sulla pandemia e in particolare sui vaccini. Mattarella ha speso molte parole sulla loro efficacia, dicendo che «sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri». Inoltre, ha ricordato quanto fosse grave la situazione nella prime fasi della pandemia, e quanto sia migliorata oggi proprio grazie ai vaccini: «La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla».

Il presidente ha anche dedicato un pensiero alle famiglie delle persone morte a causa del coronavirus – e successivamente alle altre persone che negli ultimi sette anni hanno dovuto affrontare dei disastri, «i terremoti, le alluvioni», quelle che sono morte svolgendo il proprio lavoro e le «donne vittime di violenza».

Poi, elogiando il senso di responsabilità della popolazione nell’affrontare la pandemia, Mattarella è passato a parlare del legame tra istituzioni e società, che «va continuamente rinsaldato […] dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico», ma che «non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini». Nonostante le cronache tendano a evidenziare gli scontri e le fratture, ha detto Mattarella, «soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino».

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Ha poi ringraziato le altre istituzioni con cui ha lavorato in questi sette anni, compresi i presidenti del Consiglio che si sono succeduti, aggiungendo però che nonostante la governabilità garantita nel corso del suo mandato esistono ancora profonde disuguaglianze, aggravate dalla pandemia e dalle «dinamiche spontanee dei mercati». Infine, Mattarella ha dedicato lo spazio finale del discorso ai giovani, che «sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani». Per rivolgersi a loro, Mattarella ha voluto citare una lettera scritta da Pietro Carmina, un professore morto nell’esplosione avvenuta a Ravanusa (Agrigento) l’11 dicembre, ai suoi studenti:

Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare.

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