Cos’è finito nella legge di bilancio

Il taglio delle tasse sul reddito, la possibilità di pagare le bollette a rate, una modifica del Superbonus edilizio e vari altri incentivi

Il ministro dell'Economia Daniele Franco e il presidente del Consiglio Mario Draghi (ANSA/ETTORE FERRARI)
Il ministro dell'Economia Daniele Franco e il presidente del Consiglio Mario Draghi (ANSA/ETTORE FERRARI)

Il 21 dicembre la Commissione Bilancio del Senato ha approvato il disegno di legge di bilancio per il 2022, la misura economica più importante dell’anno che stabilisce come lo Stato modificherà la spesa pubblica nei prossimi 12 mesi. Dopo molte settimane di discussioni tra i partiti della maggioranza sono stati approvati diversi emendamenti alla legge che modificano il testo originario: tra queste ci sono il taglio dell’IRPEF, la possibilità di pagare le bollette a rate, una modifica del Superbonus edilizio e diversi altri incentivi. La legge dovrà essere ora approvata dal Senato, e poi anche dalla Camera. L’approvazione definitiva dovrà arrivare entro il 31 dicembre, per non rischiare di dover fare ricorso all’esercizio provvisorio.

Le modifiche alla legge di bilancio hanno fatto salire le spese previste nella legge di bilancio dai circa 23 miliardi di euro previsti nella bozza approvata a fine ottobre dal governo a 32 miliardi di euro. Già da settimane si aveva la certezza che alcune di queste modifiche sarebbero finite nella legge, altre invece sono state inserite solo negli ultimi giorni, dopo molte discussioni all’interno della maggioranza di governo.

Una delle modifiche inserite più di recente riguarda il contrasto al rincaro dei prezzi dell’energia. Un emendamento presentato dal governo consentirà alle famiglie di pagare in dieci rate e senza interessi le bollette di luce e gas dei prossimi quattro mesi, da gennaio ad aprile 2022. Se una famiglia, una piccola azienda o un’attività artigianale non pagherà in tempo una bolletta emessa tra l’1 gennaio e il 30 aprile 2022, il fornitore dovrà offrire, nella prima comunicazione di sollecito, un piano di rientro con rate di 10 mesi senza interessi.

Un’altra misura su cui aveva discusso la maggioranza nelle settimane passate è la modifica del Superbonus edilizio, un’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione che migliorano l’efficienza energetica degli immobili introdotta nel 2020. Durante la conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che il Superbonus ha creato molti benefici ma anche distorsioni, causando «un aumento straordinario dei prezzi delle componenti che servono a fare le ristrutturazioni» e incentivando moltissime frodi.

Per questi motivi il governo aveva inizialmente fissato un tetto di reddito ISEE a 25mila euro per i lavori di ristrutturazione degli edifici monofamiliari. Nella versione della legge approvata dalla Commissione Bilancio del Senato questo limite è stato eliminato, ed è stato inserito un solo vincolo per accedere all’agevolazione: che il 30 per cento dei lavori debbano essere effettuati entro il 30 giugno 2022.

Sempre per quanto riguarda gli incentivi introdotti dalla manovra, è stato aumentato il limite di spesa per il cosiddetto “bonus mobili”, l’agevolazione per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe energetica non inferiore alla A+ per le case in ristrutturazione. Fino alla fine del 2021 la detrazione ha un tetto di 16mila euro, che nella bozza iniziale della legge di bilancio nel 2022 sarebbe dovuto scendere a 5mila euro, ma alla fine la maggioranza di governo ha trovato un accordo per 10mila euro.

La misura principale aggiunta tra gli emendamenti, su cui il governo aveva trovato un accordo già a fine novembre, è il taglio delle tasse sul reddito: la riforma prevede la riduzione da 5 a 4 delle aliquote IRPEF e una rimodulazione delle fasce di reddito che comprendono. Oltre a questa misura, a cui sono stati destinati in tutto 7 miliardi, ci sarà anche 1 miliardo per l’eliminazione dell’IRAP, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, per circa 1 milione di lavoratori a partita IVA: nel 2022 verrà abolita per autonomi, imprese individuali e start up.

Le due misure principali della legge, che sono rimaste sostanzialmente intatte rispetto alla bozza iniziale presentata dal governo, sono il rifinanziamento del reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni. Per il primo la legge di bilancio prevede alcune correzioni rispetto a come funzionava la misura in passato: l’erogazione del reddito di cittadinanza verrà infatti interrotta dopo due proposte di lavoro rifiutate, invece che tre come era stato finora, ci sarà una piccola diminuzione mensile dopo il primo rifiuto e l’obbligo di partecipare ad attività nei Centri per l’impiego.

Per quanto riguarda le pensioni, invece, verrà introdotta la cosiddetta formula “Quota 102”, che innalzerà da 62 a 64 anni l’età minima per andare in pensione. La riforma si è resa necessaria per il fatto che a fine anno scadrà “Quota 100”, che consentiva di andare in pensione a chi aveva compiuto almeno 62 anni di età e versato almeno 38 anni di contributi (100 anni in tutto, per l’appunto): senza una nuova riforma dal 2022 sarebbe tornata automaticamente in vigore la Legge Fornero del 2011, che nel corso degli anni è stata criticata da un po’ tutti i partiti.

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È stato inoltre prorogato fino al 2023 il cosiddetto “bonus idrico”, un’agevolazione sotto forma di detrazione fiscale per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio dell’acqua, che avrà un massimo di 1.000 euro a persona. Ci sarà inoltre un bonus per abbattere le barriere architettoniche all’interno delle abitazioni, con una detrazione fiscale del 75 per cento dei costi per l’installazione di ascensori o montacarichi. È stata infine anche approvata la proroga del rinvio del pagamento delle cartelle esattoriali, che sarebbe scaduta il 31 dicembre. Per le cartelle notificate nei primi tre mesi del 2022 si avranno 180 giorni di tempo per pagare, anziché 60 giorni.

Tra gli emendamenti approvati dalla Commissione Bilancio del Senato c’è anche una modifica per alcune categorie di lavoratori della cosiddetta “APE social” (o, più correttamente, “sociale”), cioè la norma introdotta nel 2017 che consente a disoccupati e altre persone che si trovano in una situazione difficile di ricevere un assegno mensile che faccia da ponte fino al raggiungimento dei requisiti per ricevere una pensione. Fermo restando il requisito di almeno 63 anni per accedervi, gli anni di contributi richiesti lavoratori edili e ai ceramisti dal 2022 scenderanno da 36 a 32.