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  • Mercoledì 22 dicembre 2021

È diventato difficile fare un tampone

Le aziende sanitarie non riescono a fare tutti i test molecolari che vorrebbero, le farmacie faticano a rispondere alla domanda di antigenici e i test fai-da-te sono quasi introvabili

La code di fronte a una farmacia, a Roma (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
La code di fronte a una farmacia, a Roma (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Da qualche giorno in Italia è diventato assai difficile fare test antigenici e tamponi molecolari. Alla richiesta già elevata da parte dei milioni di non vaccinati per via dell’obbligo di presentare il Green Pass per lavorare e per svolgere moltissime attività, si è aggiunta quella legata alle preoccupazioni per la rapida diffusione della variante omicron, che giustifica una certa prudenza in vista delle feste natalizie. Il risultato è che è sempre più difficile comprare dei test fai da te (molte farmacie sono rimaste senza), e per fare un antigenico o un tampone molecolare spesso si devono aspettare diversi giorni, anche se si è sintomatici.

Come mostra il grafico, dopo il 15 ottobre, quando è stato introdotto l’obbligo del Green Pass per i lavoratori, c’è stato un aumento dei tamponi antigenici, che ancora oggi continuano a essere molto richiesti: solo martedì 21 dicembre, la Protezione civile ha registrato l’esito di 640mila antigenici. Un mese fa, il 23 novembre, erano stati 100mila in meno. Inoltre dall’inizio di novembre, in corrispondenza con l’aggravarsi della situazione epidemiologica, sono aumentati anche i tamponi molecolari.

La conseguenza più preoccupante legata alla crescente domanda di test riguarda proprio i molecolari, perché in questa fase le aziende sanitarie e i medici di famiglia faticano a diagnosticare il virus. Non solo si fa sempre meno contact tracing, cioè la ricerca dei contatti di persone positive: si sono allungati i tempi di individuazione dei casi sospetti, anche sintomatici.

Roberto Venesia, medico di famiglia di Ivrea e segretario regionale della FIMMG Piemonte, ha detto che nell’ultima settimana lui e i suoi colleghi in tutta la regione hanno segnalato i rischi dovuti alla mancanza dei tamponi: «La disponibilità è molto bassa a fronte di una domanda crescente di persone che segnalano sintomi». Le aziende sanitarie piemontesi hanno detto di essere pronte ad aumentare l’offerta di test per individuare i casi, ma al momento i problemi non sono stati risolti.

Nel frattempo i medici di famiglia stanno ricevendo molte segnalazioni di persone che hanno sintomi legati alla COVID-19, anche se meno gravi rispetto alla seconda e alla terza ondata grazie alla protezione garantita dal vaccino.

Venesia dice che sarebbe molto importante avere più tamponi perché rispetto allo scorso anno vanno considerati anche i casi di influenza stagionale, che possono ingannare: «Le diagnosi sono importanti proprio per distinguere tra influenza e COVID-19».

Il problema non riguarda solo il Piemonte. In molte altre regioni si sono allungati i tempi per eseguire i tamponi.

In Veneto, per esempio, dall’inizio di dicembre la Regione ha deciso di aprire i punti tampone delle aziende sanitarie di Padova, di Venezia e di Verona soltanto ai sintomatici, al personale sanitario e a chi ha una prescrizione medica e quindi rientra nel tracciamento dei positivi. È stata una scelta dettata dalla priorità di contrastare la diffusione dell’epidemia. «Con l’aumentare dei casi di Covid, il carico di tamponi necessari a garantire la sanità pubblica è aumentato a dismisura e assorbe tutte le energie del personale e il tempo necessario per la processazione dei tamponi», ha detto l’assessora regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin.

Anche le farmacie sono in difficoltà, a causa della mancanza di test antigenici.

La richiesta di test in vista delle feste natalizie è cresciuta notevolmente: ovunque in Italia ci sono lunghe code di fronte alle farmacie, che sono costrette ad allungare i tempi di prenotazione fissando appuntamenti per il test alla prossima settimana, dopo Natale.

«Sono giornate convulse, io inizio alle 7 ed esco alle 21», ha detto al Corriere Bologna il presidente di Federfarma Bologna, Massimiliano Fracassi, che all’esterno della sua farmacia ha allestito un gazebo per i test rapidi senza prenotazione dove ogni giorno si mettono in coda centinaia di persone. «Molti confondono i sintomi stagionali con il Covid e cercano subito un test. Rispetto all’anno scorso il lavoro è raddoppiato».

Licia Travierso, titolare della farmacia a Porta Venezia, a Milano, dice che tutto il loro lavoro è concentrato sui test antigenici – ne vengono eseguiti circa 300 al giorno – e le persone in coda non chiedono altro. «Non sono tutti non vaccinati», spiega. «C’è il non vaccinato che ormai conosciamo, perché è un cliente abituale, ma ci sono anche molte persone che lo fanno per un controllo personale».

Una soluzione alternativa al tampone antigenico è ricorrere ai test fai-da-te, solitamente in vendita in farmacia oppure online, ma in questi giorni anche i fai-da-te sono difficili da trovare.

La procedura per farli non è complessa, ma senza esperienza è possibile sbagliare, compromettendone l’affidabilità che già di per sé è relativa.

In farmacia costano tra gli 9 e i 15 euro, online si trovano anche a meno, e non sono validi per il rilascio del Green Pass base né per la presa in carico da parte delle aziende sanitarie. «In diverse zone della Toscana sono esauriti», spiega Marco Nocentini Mungai, presidente Federfarma Toscana. «Ciascuna delle 1.300 farmacie della regione aveva a disposizione venti o trenta kit».